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sabato, Set 21

Rider, dall’Inps una piattaforma per controllare il lavoro via app


L’Inps progetta con Inail, Cnel, Ibm, Ernst & Young e Moovenda una piattaforma per registrare e tracciare i rapporti di lavoro tra fattorini e app come Glovo, Uber eats e Deliveroo

Un rider di Deliveroo (Foto: Matthew Horwood/Getty Images)
Un rider di Deliveroo (Foto: Matthew Horwood/Getty Images)

L’Inps sta progettando una piattaforma digitale per gestire contratti, contributi e rapporti di lavoro dei rider, i fattorini che consegnano cibo a domicilio per le app di food delivery. La “piattaforma delle piattaforme”, come è stata ribattezzata nel quartier generale dell’istituto di previdenza, fornirà servizi come l’accesso alle buste paga, la registrazione di contratti e periodi di lavoro, il calcolo dei contributi, la gestione degli infortuni.

Il progetto è in fase avanzata: i tecnici stanno lavorando a un prototipo, con Ibm e Ernst & Young, che potrebbe diventare operativo già nei primi mesi del 2020. Il sentiero è stretto: affinché la piattaforma sia efficace, occorre che sia obbligatoria. Un vincolo che potrebbe essere introdotto nella conversione del decreto legge su tutela del lavoro e risoluzione delle crisi aziendali, in corso in Senato. Contiene le norme sui fattorini volute dall’ex ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ora agli Esteri, ma ha scontentato i diretti interessati.

La super piattaforma

Il progetto prevede la creazione di un sistema digitale attraverso cui le app del cibo a domicilio, come Deliveroo, Glovo o Uber eats, dovranno passare quando arruolano un fattorino. E che traccerà ogni passaggio del rapporto di lavoro. “Il gestionale consentirà ai rider l’accesso a una serie di servizi Inps, come le buste paga, i contributi o i periodi di impiego”, spiega Michele Faioli, professore associato di diritto del Lavoro all’università Cattolica del sacro cuore di Milano e consigliere esperto del Consiglio nazionale di economia e lavoro (Cnel). È da un suo scritto che muove il pilota, che vede riuniti intorno a un tavolo Inps, Inail, Cnel, il gigante dell’informatica Ibm, la società di consulenza Ernst & Young e la startup romana delle consegne a domicilio Moovenda.

Antonio De Luca, direttore centrale internazionalizzazione di Inps, è a capo del progetto. “Con questo strumento, il grosso della parte amministrativa delle piattaforme sarà fatta dall’Inps”, spiega. Quando un’app firmerà un contratto con un fattorino, lo farà attraverso il gestione dell’istituto. Online i rider potranno visualizzare il conto di quanto hanno incassato e i contributi che hanno maturato. “L’Inail avrebbe un censimento di quanti sono e potrebbe erogare corsi sulla sicurezza sul lavoro via web”, aggiunge il dirigente.

Rider di Glovo a Torino (Getty Images)
Rider di Glovo a Torino (Getty Images)

Base blockchain

La piattaforma impiegherà tecnologia blockchain e dell’internet of things”, fanno sapere da Ernst & Young. De Luca è il responsabile dello sviluppo blockchain dell’Inps. Lo sviluppo di una piattaforma basata su queste tecnologie era partito prima ancora che prendesse corpo l’applicazione al settore dei rider. Mentre Faioli immagina anche l’utilizzo di borsoni connessi a internet, per tracciare le ore effettive di lavoro del fattorino, i percorsi e gli eventuali infortuni.

Il nostro cofondatore Filippo Chiricozzi è stato coinvolto in numerosi tavoli di lavoro in questi mesi. Possiamo garantire che la gig economy non sarà piu la stessa”, fa sapere l’amministratore delegato di Moovenda, Simone Ridolfi. Di fatto, il portale funzionerà come quello dei voucher, ma con un’applicazione alla galassia della gig economy.

La cruna dell’ago

Abbiamo scritto il disegno tecnico, ora stiamo realizzato un light prototype. E nei primi tre mesi del 2020 potremo realizzare un sistema operativo funzionante”, spiega De Luca. A regime la piattaforma sarebbe il primo caso al mondo di un sistema di intermediazione dei contratti tra app e fattorini, peraltro gestito dal pubblico. “I rider sono un punto di partenza. Il sistema potrebbe funzionare per tutti i lavoratori della gig economy”, osserva Faioli: “In questo modo l’inquadramento sarà risolto in modo pragmatico”.

Il progetto ha trovato sponda ai piani alti dell’Inps e del governo, mentre a Milano la Procura ha avviato un’inchiesta per far luce sulle ombre di questo settore. “L’interesse è altissimo”, conferma De Luca. E questo dovrebbe garantire l’inserimento di un emendamento ad hoc da parte dei parlamentari pentastellati nell’iter di conversione del decreto legge su lavoro e crisi, approvato il 6 agosto. La pratica del lavoro è in mano ai 5 Stelle, visto che il neoministro del Lavoro è Nunzia Catalfo, considerata la madrina del reddito di cittadinanza, e al timone dell’Inps c’è Pasquale Tridico, voluto dal capo politico del Movimento, Luigi Di Maio.

Un fattorino di Uber eats (Getty Images)
Un fattorino di Uber eats (Getty Images)

La legge della discordia

Il decreto sfornato ad agosto ha deluso i fattorini. Nel mirino, in particolare, c’è il mix di paga oraria, che scatta se si accetta almeno una consegna ogni ora, e il cottimo. Il provvedimento, denuncia su Facebook Riders Union Bologna (uno dei sindacati autonomi sorti nelle città), “non abolisce il cottimo, anzi ne giustifica e ne legittima l’applicazione, né tantomeno mette fine alla deregolamentazione contrattuale”. “Servirebbe il ripristino di un minimo garantito stabilito su base oraria, che paga l’indennità di disponibilità a chi è online”, incalza Deliverance Milano, sigla che opera nel capoluogo lombardo.

Interventi alla norma, perciò, sono attesi proprio nell’iter di conversione. A cominciare dal Senato, dove il Partito democratico intende rispolverare il suo disegno di legge, che prevede paga minima oraria, maggiorazioni per turni nei giorni festivi o con meteo avverso, assicurazione obbligatoria, spese di manutenzione dei mezzi a carico delle aziende, diritto alla disconnessione e alla tutela della privacy. Una riproduzione su scala nazionale della prima carta di impegni sulla gig economy, quella di Bologna.

Riders Union Bologna chiede di prendere spunto “dalla legge che il consiglio regionale del Piemonte ha presentato al Parlamento”, perché “estenderebbe anche a noi le tutele del lavoro dipendente, mettendo fine alle storture che denunciamo da tempo”. Mentre dai banchi dei 5 Stelle potrebbe arrivare l’emendamento per obbligare le app ad aderire alla piattaforma Inps. Senza un vincolo, il fallimento dell’iniziativa è già scritto. Pare che le multinazionali del food delivery non abbiano gradito le anticipazioni sul progetto dell’Inps. E si sa che nessuna delle piattaforme più grandi, come Glovo, Just Eat, Uber Eats o Deliveroo, ha sottoscritto le carte di impegno sfornate da città e Regioni. La partita è aperta.

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