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giovedì, Mar 19

Ridurre gli orari di ingresso dei supermercati non è una buona idea



Da Wired.it :

La regione Lazio ha siglato un accordo con i sindacati per contingentare gli accessi ai punti vendita. Eppure così si moltiplicano le occasioni di contagio: la chiusura anticipata dei punti vendita potrebbe farci più male che bene

(Foto: Jacopo Landi/NurPhoto via Getty Images)

Fare la spesa non è mai stato così complicato come ai tempi del coronavirus. Dopo che alcune catene di supermercati hanno imposto il divieto di vendita di prodotti “non essenziali” come cancelleria e deodoranti per l’ambiente, la regione Lazio ha raggiunto ieri un raccordo sugli orari con i sindacati confederali del settore e le rappresentanze della gdo: i supermercati apriranno alle 8,30 e chiuderanno prima, alle 19, mentre la domenica alle 15. E tanti saluti ai punti vendita aperti 24 ore su 24. In tutto questo alcune insegne hanno deciso di serrare del tutto i negozi per le prossime due domeniche. C’è una buona probabilità che nei prossimi giorni anche altre regioni si allineino a questo accordo, mentre alcune altre catene hanno già fatto da sole, anche altrove.

Ovviamente l’accordo parte da un presupposto sacrosanto: concedere riposi ai dipendenti, stremati da una gestione assai complessa dei punti vendita e delle misure da rispettare. Senza contare che a volte hanno bisogno loro malgrado di utilizzare i mezzi pubblici per tornare a casa: trasporti urbani ed extraurbani che circolano ormai con orari ridotti e corse tagliate ovunque. Altre necessità sono quelle di organizzare meglio i magazzini e di dare modo ai gestori di predisporre con più efficacia i flussi e sanificare i luoghi di lavoro. Tutto essenziale per la sicurezza collettiva.

Eppure rimangono dubbi fortissimi, e ben motivati. Accorciare gli orari di apertura dei supermercati sembra infatti una mossa controproducente su molti fronti: potrebbe in particolare aumentare le occasioni di contagio allungando file e attese, in particolare fra fasce d’età diverse che per abitudine si servono in momenti diversi dei negozi. A questo bisogna inoltre aggiungere che la spesa online è sostanzialmente off-limits: una grande delusione tecnologica delle piattaforme più blasonate, puntualmente in crash ogni mezzanotte (e comunque l’assortimento di prodotti non è mai soddisfacente). Ed è diventata quasi un lusso, non un servizio che ci cambia la vita come troppo spesso le campagne di marketing ci ricordano.

Al contrario bisognerebbe tranquillizzare le persone, che in questo momento vedono nell’approvvigionamento alimentare il fronte assoluto di interesse e un grosso problema da sbrogliare, specie per le famiglie numerose, anziani e soggetti fragili o chi vive distante dai negozi. Cosa si potrebbe fare? Per esempio assumere persone appena licenziate o i percettori del reddito di cittadinanza con dei curricula adeguati alle mansioni. Le priorità devono essere soprattutto la salute e le condizioni di lavoro di commessi, cassieri, addetti e magazzinieri, non tanto l’orario di apertura dei punti vendita (che invece andrebbe prolungato per spalmare su più tempo possibile il flusso di clienti, e gestirlo al meglio). Altrimenti ci ritroveremo code ancora più lunghe e durature sui marciapiedi, non sempre impeccabili in termini di sicurezza e coerenza rispetto al tipo di vita che poi si conduce nel resto della giornata.

Assumendo nuovi addetti proprio in questo periodo di crisi e considerando i numerosi strumenti di sostegno economico di cui i colossi della grande distribuzione potranno beneficiare dai prossimi giorni, si potrebbero accorciare i turni di commessi e magazzinieri, tutelando ovviamente il livello salariale. E garantendo loro servizi di trasporto ad hoc autorizzati per tornare a casa, anche se i mezzi chiudono prima. Forse non possono farlo i piccoli esercizi, ma senz’altro le grandi sigle ne hanno le risorse.

Sono apprezzabili le ricche donazioni e le consegne a domicilio gratuite, anche quelle ormai introvabili. Ma se i grandi gruppi della gdo vogliono davvero dimostrare il loro reale contributo al sistema-paese, visto che sono gli unici che lavorano, avrebbero forse potuto pensare a seri programmi di turn-over e avvicendamenti d’emergenza fra le risorse assunte e nuovi addetti reclutati per l’occasione, da inserire progressivamente nell’organico una volta che questa si concluderà. Hanno ben meno problemi della pubblica amministrazione nell’effettuare assunzioni snelle e veloci (così come spesso sono fulminei a licenziare) e dispongono di decine di contratti e modalità per avviarle. Specie ora che, come molti (non tutti), riceveranno i sostegni governativi.

Il quadro è certamente complesso, ma la chiusura anticipata dei punti vendita potrebbe farci più male che bene. La decisione della regione Lazio sembra un errore. In una situazione come questa occorre che pubblico e privato collaborino su ogni aspetto, e che il secondo si assuma parte delle responsabilità del primo: in questo momento i supermercati sono la seconda linea dopo i servizi sanitari, e se dopo alcune ore di lavoro un addetto è giustamente allo stremo o non trova la metropolitana aperta, va non solo premiato per il lavoro che sta svolgendo in condizioni di evidente disagio ma tutelato nel salario, negli spostamenti e sostituito con una persona che possa svolgere il suo lavoro diluendo nella giornata il flusso di clienti.

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[Fonte Wired.it]