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giovedì, Ott 03

Roma verrà distrutta in un giorno, l’urlo di rabbia e amore di Recchioni per la sua città


Il fumetto in uscita oggi per Feltrinelli Comics racconta la distruzione della Capitale da parte di un mostro gigante che mette in scena i vizi e le mediocrità di un popolo abituato a sopravvivere da sempre

Spesso abbiamo un rapporto con i nostri luoghi d’origine che possono essere riassunti con “Ok, ha dei problemi/è sporca/la gente fa schifo/c’è criminalità/eccetera ma comunque la posso trattare male solo io, tu che vieni da fuori non ti permettere”. Questo vale anche per Roberto Recchioni che con Roma verrà distrutta in un giorno, scrive la sua canzone d’amore per la Città Eterna insieme al Muro del Canto, trattandola malissimo, distruggendola e sterminando i suoi abitanti, ma ricordandoci che alla fine se Roma ha superato le invasioni barbariche supererà anche i kaiju (mostri enormi, tipici del scifi giapponese) e forse pure la Raggi.

La storia è quella di molti racconti a base di mostri giganti: arrivano, distruggono tutto, evidenziano le nostre debolezze (perché un kaiju senza sottotesti politici e sociali non vale neppure il suo peso) e poi se ne vanno, lasciando l’umanità un po’ più saggia e un po’ più morta di prima. A differenza di Godzilla, Nerone, il mostro vagamente nagaiano di questa storia, non ha un’origine palese, non nasce da una esplosione atomica o dall’accumulo di rifiuti nelle discariche, arriva sul lungomare di Ostia all’improvviso, un po’ come un migrante, ma se ne sbatte di porti chiusi. Ricorda più gli uccelli di Hitchcock: una tragedia fulminante e senza motivo che inizia e finisce senza una motivazione precisa.

La particolare di RSDIUG, complesso acronimo con cui è stata battezzata questa storia, è che stavolta Recchioni è da solo ai testi, ma lascia spesso il microfono a Il Muro del Canto gruppo romanissimo e molto particolare che mescola la tradizione popolare, rock, poesia, chitarre e testi recitati e che si presta perfettamente per raccontare la romanità, che poi è quell’ineffabile particolarità di affrontare le cose che ci viene data dal luogo in cui cresciamo e che in Italia ci accompagna fino alla morte. Una collaborazione fortemente voluta dall’autore che si rivela vincente e crea una sinergia di romanesco pungente e immagini di forte impatto emotivo, alternate a momenti più intimi, più personali, in cui Recchioni riprende in mano le redini del racconto.

Ed ecco che le avventure di Nerone diventano una sorta di triste ballata in cui capitolo dopo capitolo, vengono messi alla berlina i romani e i politici che li rappresentano, con uno sguardo che vuole allargarsi per abbracciare vizi e figuranti di tutta dalla Raggi che promette l’arrivo di mostri giapponesi che contrasteranno Nerone a Salvini che parla per hashtag indossando mille vestiti diversi, compreso quello del pagliaccio, passando per le persone comuni che pensano sempre che le tragedie toccano gli altri e continuano la loro vita di pranzi in famiglia, affetti e pendolarismo.

Roma sarà distrutta in un giorno è anche il fumetto in cui Recchioni sperimenta di più col suo stile, mescolando i momenti epici e particolarmente pittorici della devastazione con tratti che si avvicinano più alle vignette e alla caricatura, esplorando forme più sinuose, ma senza mai dimenticarsi le linee spigolose che lo contraddistinguono. Senza dubbio le parti più riuscite sono quelle dedicate a Nerone, in cui è palese il divertimento di Recchioni nel distruggere la città in un gioco dissacrante per un luogo che di sacro ormai non ha più neppure Totti, ma è anche interessante la critica sociale, mossa senza alcun filtro all’inadempienza di una burocrazia inutile e la risposta definitiva e terribile alla domanda “Come si affronta l’Apocalisse a livello personale?” Probabilmente in modi molto più banali rispetto a quelli che ci hanno mostrato nei film catastrofici americani.

Il più grande difetto di Roma sarà distrutta in un giorno è paradossalmente il suo pregio, la sua qualità più metanarrativa. Come molte opere ambientate a Roma o con autori romani anche questa pecca della presunzione tipica di chi vive nella Capitale, di chi pensa che fuori dal Grande Raccordo Anulare tutti siano interessati alle guerre tra Roma Nord e Roma Sud, all’accento romanesco, all’indolenza della Città Eterna, ai suoi vizi e alle sue virtù. Solo un romano può avere la presunzione di raccontarci il suo quartiere e renderlo specchio del mondo intero.

È un po’ a dire il vero lo è, perché se in Shin Godzilla a far veramente paura era l’immobilità burocratica del governo giapponese, allegoria tragica di ciò che è successo a Fukushima, qua ciò che spaventa di questa Roma non è Nerone, non sono i suoi fattacci, gli omicidi e tutto il resto, è la Roma (e quindi, di riflesso, l’Italia) indifferente, l’Italia che “quel che non strozza ingrassa” e “panza piena non pensa a panza vota” in cui l’importante, nelle sciagure, è non essere il protagonista.

 

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