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Russia, le storie di chi resiste all’odio di Stato contro la comunità lgbtqia+

da | Giu 13, 2025 | Tecnologia


“Quando vivi in una società malata di odio, sopravvivere diventa un atto politico”. Vadim Vaganov ha 28 anni, è un giornalista e attivista in Russia ed è stata la prima persona queer dichiarata “estremista dal ministero della Giustizia russo. La sua colpa è quella di aver vissuto apertamente la propria identità e sessualità, aver parlato e lottato. Non ha commesso alcun crimine, se non quello di essere se stesso. Ma nello Stato del presidente Vladimir Putin, questo è sufficiente per diventare un bersaglio.

Oggi in Russia appartenere alla comunità lgbtqia+ significa scegliere ogni giorno tra silenzio e rischio. Un bacio in un parco, una bandiera arcobaleno, perfino un taglio di capelli ritenuto “non conforme” possono scatenare violenza, emarginazione o arresti. È in questo clima che è nata Love and Fear in Russia, la nuova campagna di storytelling internazionale lanciata da All Out, in collaborazione con Coming out e l’Unione delle organizzazioni Lgbt russe (il nome è stato cambiato per ragioni di sicurezza), con l’obiettivo di dare voce a chi continua a resistere.

“Voglio che il mondo sappia: le persone queer in Russia non sono scomparse. Nonostante le leggi, le minacce, lo stigma, continuiamo a vivere, ad amarci, a sostenerci. E abbiamo bisogno che le nostre voci vengano ascoltate”, dice a Wired Vadim Vaganov.

La campagna è nata in occasione della conferenza di Ilga-Europe (associazione europea che rappresenta la comunità lgbtqia) nell’ottobre 2024. “Abbiamo incontrato nuovamente i nostri partner russi storici, con cui collaboriamo da anni – dalla mobilitazione per Sochi alle azioni d’emergenza per la Cecenia” – racconta a Wired Yuri Guaiana, campaigner senior di All Out – Abbiamo deciso di costruire una piattaforma di testimonianze autentiche, raccolte direttamente dalle persone queer russe, senza filtri né imposizioni”. La rete di fiducia costruita nel tempo è stata essenziale, anche per superare le barriere della censura. Le storie arrivano da città come Kazan, Murmansk, Mosca, Rostov, Chelyabinsk. In alcuni casi, le identità sono protette. In altri, la scelta è quella della visibilità come forma estrema di coraggio.

Violenza di regime

Per Vadim, la consapevolezza del rischio è iniziata presto: “Da adolescente ho capito che l’omosessualità era vista come qualcosa di ‘sbagliato’. Che era meglio non dire niente. Cresci così, imparando a limitarti, a nasconderti, a temere il giudizio. Ma questo lascia ferite profonde. Io non ho mai accettato l’ingiustizia”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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