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sabato, Mar 14

Sai chi stava sempre chiuso in casa, anche? J. D. Salinger



Da Wired.it :

Restare a casa per colpa del coronavirus non è un’impresa facile, ma forse la vita dell’autore del Giovane Holden, adorato tanto per il suo talento quanto per la sua Assenza, ci può dare qualche spunto

In questi giorni in cui dobbiamo stare a casa e cerchiamo di sopravvivere tra smart working e figli annoiati iperattivi senza scuola, l’autore della settimana non può che essere uno dei grandi reclusi del Novecento americano: J. D. Salinger. Certo, l’autore si auto-relegò per una forte misantropia, e non per decreto governativo a seguito di una pandemia conclamata… La sua fu una misantropia che sviluppò già dai primi anni Cinquanta, fino a farlo chiudere praticamente in casa e scomparire nella piccola cittadina di Cornish, nel New Hampshire, almeno dagli anni Ottanta, fino alla placida morte da novantenne, nel 2010. Ma c’è chi ha ricamato misteri e sospetti su questo suo restare a casa.

Appare anche in BoJack Horseman, il nostro

Terrorizzato forse dalle luci della ribalta – oppure chissà praticante una forma particolare di ascesi dal vivere, suggeritagli date le sue passioni esoteriche, buddiste e ayurvediche – la sua vita è un’incognita problematica tutt’oggi, e sovente dibattuta anche da documentari e film. Ovviamente sono le sue opere letterarie a farne un personaggio pubblico che vaga perfettamente negli scaffali di fedelissimi lettori e fanatici. Una delle ultime apparizioni immaginarie e spassose di J. D. Salinger è quella nella serie tv BoJack Horseman dove, per contrappasso, conduce un quiz tv che rivela vita morte e miracoli delle celebrities

Il giovane Holden, il romanzo dell’adolescenza ritrosa e cinica interrotta e bestemmiata in una notte newyorkese dal celebre protagonista Holden Caulfield, è stato un tale successo da risultare addirittura impossibile da leggere in valore assoluto, senza ciò che ha influenzato. Si tratta oramai di un romanzo divenuto brand, e – solo in Italia – nome di scuola di scrittura, nome di casa editrice… Le altre opere di Salinger, tuttavia, sono invece letture e riletture di un gruppo abbastanza ristretto di lettori. L’autore dal 1963 non ha pubblicato più niente, e i suoi eredi stanno facendo il possibile per contraddirsi sulla potenziale uscite di nuovi inediti (che si attendevano nel 2020, e di cui non abbiamo traccia). Oppure bloccando la pubblicazione, come nel caso eclatante della raccolta I giovani, che l’editore il Saggiatore è stato costretto a buttare al macero, solo qualche anno fa. 

Il vero lascito di Salinger, quello sul quale si è soffermato più a lungo, ci pare quello però della famiglia Glass. Una serie di personaggi fragili quanto indimenticabili, come Buddy Glass, l’alter ego di Salinger che fa l’eremita, e che in Alzate l’architrave, carpentieri riassume la storia della stessa famiglia, o il fratello maggiore Seymour, suicida nel capolavoro di storia Una giornata ideale per i pesci banana inclusa nella programmatica raccolta Nove racconti – oppure potremmo menzionare l’attore Zooey e l’irrequieta sorella attrice Franny – che consola la propria rabbia per il mondo e la società leggendo I racconti di un pellegrino russo – protagonisti assieme alla madre Bessie dell’altrettanto geniale suite Franny e Zooey, l’opera della maturità salingeriana.

Una famiglia non proprio felicissima quella dei Glass, stritolata dalla competitività della società americana del lavoro e del profitto, e attratta da motivi ascetici e dalla filosofia orientale come una fuga impossibile, proprio per capire il senso dell’essere felici nella contemporaneità. Ognuno di loro, tra personaggi maschili e femminili, ha incarnato vari aspetti dello stesso stile narrativo di Salinger, in quel misto unico tra semplicità quasi domestica e vertiginosa astrazione Molti di noi hanno passato pomeriggi e notti incantevoli a leggere i dialoghi filosofici fra i fratelli e le sorelle Glass apparentemente condotti verso un fine effimero. Questi giorni di chiusura potrebbero essere buoni per riscoprirli, magari costretti a una condivisione familiare oggi forzata?  

La vita di Salinger ha ispirato una serie di omaggi, biografie infedeli, spin off e ricerche immaginarie, tale da renderlo un personaggio dalla vita spesso espropriata. Fresco di stampa è L’ultima moglie di J.D. Salinger del noto giornalista Enrico Deaglio, per Marsilio, che si immagina l’incontro tra un agente dell’Fbi e il professore John Taliabue. Il primo indaga il mistero della scomparsa (sospettosa) dell’autore del Giovane Holden, il secondo rivela di sapere qualcosa, a partire dall’ultima sposa di Jerry Salinger, Olga Simoneova. E così, a ritroso, il romanzo gioca con la vita e gli amori di Salinger facendone un esteso complotto che dall’esperienza salingeriana della Seconda guerra mondiale (fu uno dei soldati americani a entrare per primi nei campi di concentramento) fino all’America di Trump, passando ovviamente per il complotto Chapman, il killer che uccise John Lennon e che si dichiarò ispirato da Holden. Il romanzo di Deaglio, semplice nello stile e a tratti un po’ telefonato, ha l’interessante pregio di raccontare sapientemente gli States di oggi attraverso la lente di un personaggio unico e apparentemente datato come J.D.

Un anno con Salinger di Joanna Rakoff (Neri Pozza) ci racconta invece da vicinissimo l’esperienza – per quanto romanzata – dell’autrice Joanna Rakoff, la quale si è trovata a lavorare negli anni ’90 per l’agenzia letteraria newyorkese che rappresentava Salinger. Era incaricata di rispondere cortesemente alle lettere dei molteplici lettori fanatici legati all’autore di culto (che non gradiva affatto ricevere le lettere dei suoi fan, i quali invece gli scrivevano “con tanta urgenza, con tanta empatia e compassione, confessandosi letteralmente”) ben presto si dedicherà a rispondere a quelle lettere mai recapitate in modo nuovo: ovvero immaginando di essere lo stesso autore. Fino a che non incontra l’enigmatico Jerry… Il resoconto di questo anno con J. D. Salinger è per l’autrice un modo di raccontare quel mondo editoriale brulicante della Grande Mela, fatto di miti viventi ma anche di un Mito assente, e allo stesso tempo per trasferire le ansie dei suoi personaggi in una giovane americana che affronta l’arrivo della maturità lavorativa in modo non dissimile da Holden o da Franny. In un momento come questo, di tempesta perfetta per il settore librario, editoriale e creativo in genere (il 2020 si è definito già come annus horribilis), il romanzo della Rakoff potrebbe essere un lettura benaugurante.

Il noto scrittore e polemista francese Frédéric Beigbeder ha poi ricamato ulteriormente nella vita di J.D. con il suo romanzo semi-autobiografico Un amore di Salinger, Einaudi. Racconta da un lato dei suoi tentativi falliti di incontrare il suo Autore di culto e dall’altro di come la vita di Salinger sarebbe cambiata se la giovanissima Oona O’Neill e Salinger avessero fatto maturare il loro amore, appena nato quando lei aveva solo 15 anni – e lei non avesse poi sposato Charlie Chaplin. L’autore sin dalla prefazione lo definisce una “faction”, un misto di inchiesta e invenzione, partendo da un comune denominatore: “Salinger amava come me le ragazze molto più giovani. Tutti i suoi romanzi o racconti davano la parola a bambini o adolescenti, che simboleggiavano l’innocenza perduta, la purezza incompresa”. Con questo motivo auto-finzionale oggi tipicamente francese, Beigbeder ripercorre la propria passione per Salinger e quella tra Oona e Jerry, inventandosi le lettere che Jerry avrebbe scritto a Oona dal fronte europeo. Immaginare un amore dalla distanza è sicuramente un’operazione interessante compiuta da Beigbeder, ma con quel tocco narcisistico e autoreferenziale che un po’ stona (e al quale un po’ di sana filosofia orientale salingeriana potrebbe essere applicata a correzione, forse). 

In pochi sono stati in realtà gli omaggi letterari a Jerry Salinger, ma possiamo annoverare un critico ed esperto di letteratura americana che si è mascherato per molti anni dietro il nickname e il blog Holden & Company. Sto parlando di Luca Pantarotto, che oggi è anche social media manager delle edizioni NN. Holden & company. Peripezie di letteratura americana da J. D. Salinger a Kent Haruf uscito per Aguaplano è il suo libro di saggi americani che raccoglie anche – ma non solo – il meglio del suo pluriennale famoso blog e parla dei pesi massimi come Chabon, King, Ellis e tanti altri. I due principi enucleabili della raccolta sono chiari: da un lato difendere il valore della letteratura per la vita, e dall’altro la necessità di ripensare l’intrattenimento stesso come valore letterario. Il primo capitolo ha il titolo eloquente, “Salinger è morto, viva Salinger!”, e racconta una genealogia delle opere generate dalla fortuna del Giovane Holden: da Revolutionary Road di Richard Yates a Charles Bukowski, fino a Bret Easton Ellis, che nel giorno della morte di Salinger lanciò sul suo profilo Twitter (come suo solito) il suo grido di liberazione da un’eredità ingombrante per gli scrittori americani. Salinger stesso, che apre la raccolta, può essere visto come un ottimo esempio della teoria del libro: bilanciamento tra insegnamento sapienziale e capacità di raccontare essenziali per una letteratura autentica. 

Infine, sul versante della graphic novel, non mancano richiami ed adattamenti. Il mio Salinger, di Valentina Grande e Eva Rossetti, per l’editore BeccoGiallo, è la storia della vita di Salinger raccontata dalla prima moglie, la dottoressa tedesca Sylvia Welter, di cui sappiamo veramente poco, tranne che fosse – forse – legata al nazismo. Il trauma della guerra e la progressiva tendenza ad isolarsi sono raccontati in questo volume che ricama delicatamente sul personaggio J.D., forse rendendolo più umano nella sua Grande Assenza. 

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[Fonte Wired.it]