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martedì, Nov 24

Sailor Moon, i motivi per cui (alla fine) non si sopportava



Da Wired.it :

Quindici anni fa si concludeva la seconda stagione di uno dei cartoni animati più amati degli anni ’90, ispirato ai manga shojo di Naoko Takeuchi. Che, tuttavia, aveva anche qualcosa di irritante

Il 22 novembre 1995 si concludeva in su Canale 5, la seconda stagione di uno dei cartoni animati più gettonati di sempre, Sailor Moon (ovver Sailor Moon, la Luna splende). Chiunque aveva un’età compresa tra gli 0 e i 20 anni, ha seguito la protagonista, con i suoi buffi codini, anzi, con quella sua “testolina buffa”. L’ha seguita nonostante le traduzioni agghiaccianti, le censure più svergognate e le inqualificabili critiche di psicologhe omofobe che accusavano i personaggi di contribuire all’omosessualità dei bambini.

Tuttavia, ci troviamo qui a riassumere – in modo razionale e garbato – i motivi per cui Sailor Moon R sapeva anche essere piuttosto irritante. Una missione che ci siamo assegnati non senza pentimenti: dopo ore e ore di introspezione e training autogeno, eccoci ad affrontare le ragioni per cui Bunny & co. non si potevano reggere.

1. L’adorabile Bunny

Usagi Tsukino (Bunny) è una ragazzina imbranata, goffa, ghiotta, frignona, permalosa e non particolarmente sveglia. Quelli che sembrerebbero difetti, grazie al suo atteggiamento ingenuo, buffo, tenero – in una parola kawaii – diventano magicamente pregi. Ma non è vero! Possiamo ricondurre a singoli personaggi o a gruppi tutto ciò che fa uscire dai gangheri dell’opera di Naoko Takeuchi, e questo vale anche per la protagonista. La Prescelta, la reincarnazione della principessa Serenity (quella che scippa i vestiti dall’atelier di Dior) amata da tutti, ha qualcosa di unico e speciale… è amichevole. Diffonde amore e amicizia intorno a lei e questo la rende… una guerriera indistruttibile.

Oggi non ci spieghiamo come si potesse trovare plausibile questa giustificazione, se non per il fatto che l’autrice stessa avvallasse il suo essere speciale (ovvio, il personaggio è il suo alter ego dichiarato) e perché Usagi è un personaggio che ci fa sentire bene anche se siamo, fondamentalmente, buone a far nulla.

2. La tenera Chibiusa

Rispetto a Chibiusa (o meglio “Chibi Usa“, ovvero “piccola Usagi”), Bunny è l’amica che abbiamo sempre sognato. La bimba proveniente dal futuro è un’accozzaglia snervante di petulanza, capricci, invadenza. Probabilmente è uno dei personaggi più detestati della storia dell’animazione, eppure la sua antipatia non è niente rispetto ad alcuni dettagli raccapriccianti che la riguardano: il suo battibeccare costantemente con la (futura) madre, il rapporto con il padre (con cui scappa anche un bacetto) e l’ossessione romantica per l’unicorno, tutta roba da far accapponare la pelle. La sua versione adulta, la Lady nera, era invece un personaggio spettacolare, ovviamente durato poco.

3. Il fondamentale Marzio

L’uomo soprammobile. Mamoru (in originale), interesse amoroso della protagonista, altri non è che la reincarnazione del principe Endymion, l’amato della principessa Serenity. Oggi è un universitario (nel cartone declassato a liceale per non farlo sembrare un pervertito a cui piacciono le ragazzine), bello e senza nessun tratto distintivo degno di nota, se non il fatto di svenire continuamente e dimenticarsi le cose. Dovrebbe essere una sorta di Principe azzurro nipponico, ma Naoko-san ha pensato bene di renderlo totalmente superfluo. Un afflato femminista volto a dimostrare come gli uomini servano solo per procreare? Assolutamente no, perché l’amore tra Marzio e Bunny è inossidabile, indistruttibile, imperituro e ciò che dona davvero la forza alla guerriera per continuare a combattere.

Resta il fatto che sia lui sia i suoi alter ego mascherati si rendono insopportabili con la loro presenza per un motivo imperdonabili: tolgono spazio alle altre guerriere vestite alla marinaretta.

4. Le altre guerriere Sailor (poverine)

Ed eccoci qua, il motivo della discordia che più sta a cuore a chi scrive: le sottovalutatissime compagne di Bunny. Nonostante fossero tutte grondanti di qualità – c’è quella super intelligente (Amy), la fortissima (Morea), la mistica (Rea), e così via –, i loro talenti sono rimasti pressoché inutili. Anche in battaglia: sono destinate a scontrarsi con i nemici, senza combinare niente di risolutivo, lasciarsi sconfiggere, attendere l’arrivo di Sailor Moon – con o senza Marzio – e osservare come lei sconfigge i cattivi. Questo quando va loro bene; quando invece va male, sono destinate a morire, sacrificate per donare le loro energie a Sailor Moon che, ovviamente, sconfiggerà i villain di nuovo. Per di più, la Takeuchi ha saltato qualche lezione di mitologia: ad alcune ha assegnato poteri coerenti, per esempio Sailor Jupiter (Giove) ha il potere del fulmine e Sailor Neptune quello degli abissi, ma perché Sailor Uranus ha il potere della terra?

Ancora più esasperante è il trattamento riservato al personaggio di Hotaru (Ottavia): forse perché il suo colore era il viola, forse perché aveva un potere pazzesco, è il preferito di chi scrive. Era anche colei che custodiva in sé una villain votata alla distruzione e questa sua funzione di devastazione e successiva resurrezione la rendeva incredibilmente affascinante. Peccato che, come tutte le altre Sailor, non ha mai avuto la possibilità di essere davvero al centro dell’attenzione, attenzione costantemente fagocitata dai siparietti di Bunny.

5. Il fandom (una parte)

Ebbene, questo è un altro punto controverso ma inevitabile, nonostante i fan costituiscano un elemento esterno rispetto al cartone. Imputare a Sailor Moon la colpa di avere un seguito esasperante sarebbe come accusare l’anime di fare schifo, perché i suoi personaggi cambiano sesso inspiegabilmente o i dialoghi sono assurdi, ovvero fattori che sappiamo essere ascrivibili alle scelleratezze bigotte dell’adattamento. Eppure, nell’era di Internet i fan sono una parte integrante dell’apparato che circonda film, serie, fumetti di cui sono seguaci: basti pensare alla loro influenza nel rinnovo e nella cancellazione delle serie. Soprattutto, sono una presenza fortissima nella rete alcuni fandom particolarmente accaniti, come quello di Dr. House oppure di Supernatural, che dopo l’episodio finale ha costretto autori e attori a chiudere i rispettivi social sommergendoli di insulti e proteste.

Alcuni fandom, quindi, si dimostrano tossici: chi trafficava sui forum negli anni ’90 ricorda agguerriti, implacabili fanatici con cui non si riusciva proprio a ragionare. Una piccola parte, per fortuna, ma la citiamo per introdurre quella buona che, invece, ci permette di accennare alla cosa migliore che ci ha donato Sailor Moon insieme al merchandise e ai cosplay crossgender: gif e meme.

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[Fonte Wired.it]