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mercoledì, Gen 22

Salvini al citofono ha creato un caso diplomatico con la Tunisia


Oltre a violare la legge sulla privacy, il leader della Lega ha fatto arrabbiare le autorità di Tunisi, che si sono lamentate ufficialmente. In Tunisia, alleato chiave sul piano dell’immigrazione, operano 800 aziende italiane

Il ministro dell’interno tunisino Hichem Fourati e l’allora omologo Matteo Salvini a Tunisi nel settembre 2018 (foto: FETHI BELAID/AFP via Getty Images)

Non bastasse aver violato la Costituzione italiana e la legge sulla privacy, Matteo Salvini, con la sua allegra sortita nel quartiere Pilastro di Bologna potrebbe aver causato un incidente diplomatico. Citofonando a casa di un privato cittadino, definito dallo stesso politico “tunisino”, ed esponendone i dati sensibili – a partire dal suo nome, e da quello del figlio di “18 o 17 anni” – al suo parterre sui social media, il leader leghista ha infatti chiamato una risposta molto piccata delle istituzioni del paese del Maghreb.

In particolare Osama Sghaier, vicepresidente del parlamento tunisino, ha definito senza mezzi termini – nel corso di un’intervista su Radio Capital – la bravata salviniana “un atteggiamento razzista e vergognoso che mina i rapporti tra Italia e Tunisia”.

Salvini è un irresponsabile“, ha dichiarato inoltre Sghaier, “perché non è la prima volta che assume atteggiamenti ignobili nei confronti della popolazione tunisina. I nostri paesi hanno ottimi rapporti, inoltre i tunisini in Italia pagano le tasse e quelle tasse servono anche a pagare lo stipendio di Salvini. È un gesto puramente razzista”.

Il parlamento di Tunisi non è nemmeno stato il solo a prendere la parola per condannare la gogna xenofoba di Salvini: l’ambasciatore della Repubblica tunisina in Italia Moez Sinaoui, raggiunto dall’Agi, ha definito quanto avvenuto a Bologna ieri sera “una provocazione senza alcun rispetto di un domicilio privato”. Sinaoui non si è limitato a parlare coi media: le parole appena citate, anzi, sono estratte da una lettera che ha deciso di inviare alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. L’ambasciatore, pur precisando che tra Italia e Tunisia “ci sono ottimi rapporti in ogni settore”, ha spiegato che a causa della citofonata di Salvini “è stata illegittimamente diffamata una famiglia tunisina”.

Un po’ di cose sui rapporti tra Italia e Tunisia

Stando ai dati Istat elaborati dall’Agenzia Ice, gli export di prodotti italiani verso la Tunisia nel 2019 sono ammontati a poco meno di 2 milioni e mezzo di euro, e negli ultimi anni hanno seguito una traiettoria di crescita.

Intervistato in occasione della scomparsa del presidente tunisino Beji Caid Essebsi la scorsa estate, l’ambasciatore italiano a Tunisi Lorenzo Fanara sottolineava il ruolo del paese maghrebino nella cooperazione con l’Italia sul piano dell’immigrazione – rimarcata più di recente da un’intesa bilaterale discussa col governo italiano a novembre – spiegando che “da inizio anno si assiste a un calo significativo di migranti irregolari tunisini in e a fronte di circa 800 che sono arrivati, circa 700 sono stati rimpatriati, perché l’accordo con Tunisi funziona”. Ironia della sorte, era stato lo stesso Salvini, nei panni di ministro dell’Interno in visita ufficiale a Tunisi a settembre del 2018, a dichiarare che “la Tunisia è una democrazia solida e autonoma”, e che la sua presenza testimoniava “la profonda amicizia che lega i due stati”.

Di certo c’è che negli ultimi due anni i cittadini tunisini hanno rappresentato la prima nazionalità per ingressi irregolari via mare in con poco meno di 8mila arrivi.

Nello stesso colloquio col Giornale di Sicilia appena citato, l’ambasciatore Fanara sottolineava che in Tunisia operano più di 800 imprese italiane, per un totale di 60mila posti di lavoro coinvolti: “Siamo adesso il primo fornitore della Tunisia, nell’ultimo anno e mezzo per la prima volta abbiamo superato la Francia nell’export. Tunisi è un partner strategico per la nostra sicurezza”.

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