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mercoledì, Feb 10

Sanremo 2021, tutte le canzoni in gara e i nostri giudizi al primo ascolto



Da Wired.it :

Le abbiamo sentite in anteprima. Tra promosse, bocciate e quelle per cui un solo ascolto non basta, qui le nostre valutazioni. La più nerd di tutte? Mai dire mai (la locura) di Willie Peyote, in cui già nel titolo c’è una citazione della serie Boris


“Finalmente parliamo di canzoni”. Esordisce così il direttore di Rai 1 Stefano Coletta, dopo la conferenza stampa ufficiale del Festival di Sanremo 70+1, quello della pandemia e delle immancabili polemiche: dal possibile rinvio alla nave con il pubblico, dai figuranti al teatro Ariston vuoto fino alle fantomatiche dimissioni del conduttore e direttore artistico Amadeus e al rigido protocollo sanitario da seguire pedissequamente. Del resto la kermesse canora è, da sempre, calamita per diatribe di ogni genere. Non poteva essere da meno il primo (e speriamo ultimo) festival segnato dal coronavirus, non più definito come quello della rinascita, ma della consapevolezza.

L’evento canterino guarda oltre grazie a una scenografia futuristica presentata con tanto di soundtrack di Blade Runner, ai quadri dell’ospite fisso Achille Lauro, alla tecnologia che permette le votazioni ai giornalisti e all’orchestra grazie un’app creata ad hoc. Unica nota stonata: l’esclusione degli artisti in gara in caso contraessero il virus o fossero obbligati alla quarantena. Decisione un po’ ingiusta e controcorrente di una kermesse che guarda al domani. Basti pensare che, i partecipanti dell’Eurovision Song Contest, in una situazione analoga, proseguono la competizione con un video preregistrato.

Ma veniamo al piatto forte di questo Sanremo: le canzoni in gara (non in cantanti, badate bene). Quasi tutte parlano – ebbene sì – dell’amore, anche se c’è qualche notevole variazione sul tema. E non mancano brani-denuncia sui tempi pazzi che stiamo vivendo da prima della pandemia. La sensazione, in linea generale, è che la qualità sia più alta, ma il numero dei big – molti dei quali strizzano l’occhio al mondo indie, al web e agli stream – sarebbe potuto essere tranquillamente abbassato a 20 (invece che a 26): qualche nome risulta di troppo e ha il sapore di riempitivo. Del resto, dal momento che non ci possono essere assembramenti di ospiti, per tirare avanti fino all’1:30, vanno aumentati gli ingredienti per farcire lo show.

Le canzoni Wired

Convince la Musica leggerissima del duo siculo Colapesce Dimartino, via di fuga da questi tempi tenebrosi, per non cadere in preda di silenzi assordanti e buchi neri. Il pezzo è fortissimo e in radio lo sentiremo allo sfinimento. Non deludono nemmeno gli Extraliscio feat. Davide Toffolo dei Tre allegri ragazzi morti: la loro Bianca luce nera è una bellissima scoperta sulle contraddizioni dell’amore che alterna atmosfere cupe a un trascinante ritmo da balera. Colpisce anche la vena cantautorale di Fulminacci, che si presenta all’Ariston con Santa Marinella, un bel brano che lascia a casa ironia e sonorità alla Daniele Silvestri. Per intenderci: non aspettatevi roba tipo Canguro o Tommaso. Assolutamente fortissima l’Amare della factory La Rappresentante di Lista: un’evoluzione del bel canto all’italiana attraverso la voce – potente e pazzesca – della cantante Veronica Lucchesi a servizio dell’innovativo queer-electro-pop; una composizione sul potere dell’amore universale per uscire da situazioni difficili. Premio come più nerd di tutti a Mai dire mai (la locura) di Willie Peyote, in cui, già nel titolo, c’è una citazione della serie Boris (la cui quarta stagione è stata, per altro, confermata da Disney+). E di riferimenti il pezzo – che tira in ballo persino gli X-Men – ne è pieno. Anche se non dimentica di lanciare una stoccata alla società di oggi in cui il personaggio che funziona vale più del talento. E gli show tv hanno più peso della vita, nonostante stadi vuoti, teatri chiusi e concerti annullati. Pure Max Gazzè si lancia in rimandi, questa volta cinematografici, con Il farmacista a partire dal celeberrimo Si può fare! di Frankenstein Junior, intro di una futura hit permeata di ironia (e una produzione attenta come solo lui sa fare), che mette alla berlina chi ha sempre la soluzione in tasca. La quota rock è targata Måneskin, che non pensano proprio di stare Zitti e buoni, tirando fuori un’anima (quasi) metal. Tra i veterani festivalieri Arisa intona splendidamente Potevi fare di più; brano ben scritto da Gigi D’Alessio sull’incomunicabilità di un rapporto legato a doppia mandata a un’esibizione magistrale: l’interprete lucana si conferma un’artista solida e convincente. Garanzia di qualità anche Ghemon: Momento perfetto è positivo, dalle influenze black che sottolineano quanto talento abbia Giovanni Luca Picariello. Il Cuore amaro di Gaia fa il verso a Rosalia con ritmi new flamenco e un ritornello che vola: la ragazza è tra le più talentuose stelline uscite da Amici. Discorso simile per Irama e La genesi del suo colore, zeppa di dance e sonorità tamarre per farci evadere dal periodaccio, che sarà abbonata alla radiofonia. Last but not leastGlicine di Noemi punta tutto su un inciso crescente a prova di airplay.

I pezzi triade

Aiello con Ora intona un pezzo alla Tiziano Ferro: love song, che non fa il botto, su un amore finito tra sesso e ibuprofene. Un po’ deludente anche Fiamme negli occhi dei Coma_Cose, istantanea del loro rapporto (i due stanno insieme anche nella vita, ndr); la canzone si riprende piano piano, ma le aspettative erano (forse) troppo alte. Assolutamente dimenticabile Arnica di Gio Evan (sì, il poeta citato da Elisa Isoardi quando ha detto addio a Salvini, ndr): descrizione di cadute e risalite della vita dal sapore già sentito in Mahmood style (ma un Mahmood c’è già). Non va meglio ad Annalisa con Dieci, classico pezzo che ci si aspetta da una come lei: nessun guizzo particolare per un brano che, probabilmente, passerà in cavalleria. Resta nella sua comfort zone anche Ermal Meta con la dichiarazione d’amore Un milione di cose da dirti, povera di slanci. Il bel canto di Orietta Berti non riesce, invece, a fare l’exploit che, lo scorso anno, fece Rita Pavone. La canzone Quando ti sei innamorato, dedicata al suo Osvaldo, sembra un mix tra Grande amore de Il Volo (con cui condivide l’autore Francesco Boccia, quello di Turuturu, ndr) e Brivido caldo dei Matia Bazar. Poco incisiva pure Torno a te del rapper Random, direttamente da Amici Celebrities.

Quando un solo ascolto non basta

Malika Ayane, con Ti piace così, porta un pezzo sull’accettazione dei cambiamenti debole nel ritornello, ma molto forte in tutto il resto. Discorso opposto per E invece sì di Bugo, che resta un po’ sottotono rispetto all’immediatezza di Sincero (affaire Morgan a parte; al centro del brano un tuffo nell’immaginario di una relazione, nella speranza non sia un errore. Parlami di Fasma sembra un po’ troppo simile a Per sentirmi vivo con cui partecipò tra i Giovani lo scorso anno. Anche Quando trovo te di Francesco Renga merita qualche ripetizione, ma ha un pregio: finalmente il cantante bresciano molla le ballad. La trapper Madame con Voce non fa subito centro: il ritmo sembra buono e sdogana l’amore omosex senza pruriti. Non ha la potenza di Una vita in vacanza il Combat pop della band Lo Stato Sociale, che devono aver ascoltato molto Edoardo Bennato ultimamente. Da (ri)sentire bene anche Fedez e Francesca Michielin: Chiamami per nome, nonostante sia data per vincitrice, si becca il beneficio di inventario.

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[Fonte Wired.it]