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venerdì, Gen 14

Sanremo 2022, abbiamo ascoltato in anteprima le canzoni



Da Wired.it :

È arrivato quel momento in cui una dietro l’altra, si ascoltano le 25 canzoni del Festival di Sanremo 2022. L’ordine scelto è scelto da Amadeus per evitare quello classico alfabetico. Dimenticatevi Måneskin e le chitarre, ce ne sono meno di quelle che potreste immaginare. C’è solo voglia di ballare, c’è chi lo dice e chi ci prova. Dance, sopratutto, mescolata col pop. Trap, rap e dintorni a i minimi termini, tante ibridazioni tra i generi, molto pop e qualche classicone sanremese. Si cerca la hit pronta per l’estate, per recuperare il tempo perso, sembra questa la sensazione. Oppure qualche chance in più all’Eurosovision che si terrà a Torino. E anche il tenore dei brani tende sempre verso l’alto. Questi sono i primi giudizi dopo un primo e unico ascolto, sicuri che cambieranno volta dopo volta, esibizione dopo esibizione, perché poi sul palco dell’Ariston tutto si può ribaltare.

Achille Lauro – Domenica: voto 5

Forse vuole battere il record di presenze in Serie A di Buffon, o forse solo eguagliare le 15 presenze di Al Bano, Peppino di Capri, Toto Cutugno e Milva a Sanremo prima dei suoi 40 anni. Sta di fatto che Achille Lauro sarà sul palco per la terza volta da concorrente (quarta se contiamo l’ospitata del 2021) e con Domenica stentiamo a capire se sia una cover di Rolls Royce o di chissà quale altro suo brano. Poi canta “150 dosi / Oh sì, sì / Fanculo è Rollin’ Stone”.  E poi un po’ di “oh sì sì” e “oh no no” quanto basta per insaporire. Insomma, ci siamo capiti, sì o no?

Giusy Ferreri – Miele: voto 5 

Vento, musica e amore non mancano: sono gli ingredienti per il cocktail preferito di Giusy Ferreri. Sembra di buttarsi dentro un barrio sudamericano – forse di un’isola caraibica – , ma solo in lontananza. C’è meno cassa rispetto ai suoi classici tormentoni ma prova comunque a ubriacarci di nostalgia. Forse è solo una tattica perché ha già la versione estiva pronta. Chissà.

Michele Bravi – Inverno dei fiori: voto 6,5

Passato il suo periodo molto difficile è ora di tornare sul palco e mettersi in gioco.
Inizia così: “A volte il silenzio brucia come una ferita“, c’è molto struggimento ma il pezzo cresce continuamente nelle sue ambientazioni cinematografiche. Al secondo ascolto potrebbe dare maggiori soddisfazioni.

Rkomi – Insuperabile:  voto 7,5

Chitarrone blues rock in apertura, ritmo martellante col suo flow diretto e via così. Già da un po’ Rkomi si sta muovendo in quelle direzioni flirtando intelligentemente tra rock pop e origini trap, quindi non ci sconvolge ma ci convince appieno. Il pezzo viaggia veloce, perché se prima era un Taxi Driver, ora va “a 180mila giri su una coupè / due molotov in fiamme nella corrente”. Occhio che può fare il colpaccio, molotov permettendo.

Irama – Ovunque sarai:  voto 5

Lo scorso anno Irama è stato sfortunatissimo a causa del covid: il suo Sanremo è stato un replay continuo di una prova e lui in camera a seguirlo. Veramente un peccato perché con La genesi del tuo colore qualche soddisfazione se la sarebbe tolta. Ovunque sarai inizia con “Se sarai vento canterai / Se sarai acqua brillerai” e viene da andare avanti con la poesia di Cecco Angiolieri S’i’ fosse foco. Rispetto al brano dello scorso anno siamo lontani anni luce. Dai Ama, fagli ricantare La genesi del tuo colore.

Noemi – Ti amo non lo so dire: voto 5,5

Tra gli autori del brano c’è Mahmood e se non ve l’avessimo detto ve ne sareste accorti al primo ascolto. Le parole sono tante e messe come lui sa. Noemi prova lo svecchiamento sonoro con una buona produzione di Dario Faini, Alessandro La Cava e lo stesso Mahmood. Non ci sarebbe nulla di male ma il cantato risulta forzato su un registro non suo. 

Massimo Ranieri – Lettera al di là del mare: voto 6

Partendo dal fatto che quando Massimo Ranieri canterà dovremo tutti alzarci in piedi per rispetto, per l’uomo e per la vocalità unica, in questo Sanremo è la quota che fa felici zii, zie, nonni e nonne, principalmente. Il brano parla di America e mete da raggiungere, in un clima che sa di partenza del Titanic e qualche danza in terza classe. Infila un buon ritornello grazie al testo e alla musica di Fabio Ilaqua: “Amore vedi così buio è / questo mare / troppo grande per / non tremare”. Tutti in piedi.

Aka 7even – Perfetta così: voto 6,5

Qualcuno dirà: “Chiiii?”. Altri lo chiameranno AK7 come un famoso mitra generando terrore tra i presenti, e altri ancora troveranno nuovi modi per scriverlo utilizzando l’alfabeto greco. C’è Google, evitate domande inutili.  All’anagrafe, Luca Marzano, si muove tra cantautorato e rap, ma qui sfodera lampi dance e pop e il brano tiene, è pulsante e immediato. Avremmo voglia di metterci il costume ma poi guardiamo fuori e ci sono -2 gradi. Il testo però è deboluccio e per citar lui : “eri così fragile / che avevi paura di me”. 

Emma – Ogni volta è così: voto 5,5

Intro sintetico e oscillante con una struttura tutt’altro che scontata. Non è un pezzo facile, ha delle potenzialità ma il suo problema potrebbe essere la necessità di più ascolti. “Ogni volta è così / siamo sante o puttane” è un passaggio importante del testo e ce lo ricorderemo.

Highsnob & Hu – Abbi cura di te: voto 6,5

Stessa risposta utilizzata per Aka 7even: online troverete molto ma vi diciamo che Highsnob è Michele Matera, rapper avellinese, e Hu è Federica Ferracuti, cantautrice e plistrumentista che ha già partecipato due anni fa a Sanremo Giovani con Occhi Niagara, tra pop e ricerca elettronica. Il brano parte lentamente col flusso di parole che cresce. Insieme si compensano in una canzone che rende al massimo quando ci sono tutti e due. 

Iva Zanicchi – Voglio amarti: voto 5,5

L’Aquila di Ligonchio atterra a Sanremo che è un po’ casa sua. Anche per lei come per Massimo Ranieri valgono le stesse parole e lo stesso target di riferimento. Intensissima come sempre, più che in gara per noi è uno di quegli Oscar alla carriera, una celebrazione della sua, ma il voto tocca a tutti e, rispetto a Massimo Ranieri, è mezzo voto sotto. Ci perdonerà.

Dargen D’Amico – Dove si balla: voto 7,5

Quando partirà il brano di Dargen al Teatro Ariston, salvo distanziamenti e norme varie, sembrerà di stare in una discoteca di provincia tra la fine degli anni 90 e i primi 2000. Eurodance senza limiti e un testo molto meno banale di quello che può sembrare. Pezzo perfetto per la radio, furbo e poi c’è Dargen D’Amico che con le parole ci sa fare: “ma va’ a capire perché si vive se non si balla”. E noi siamo pronti al “Pà para-rà Pararà pa-pà”, tutti insieme.

Sangiovanni – Farfalle: voto 6

Il grande salto subito: dopo Malibu pronto per abbassare la media di età degli spettatori di Sanremo c’è Sangiovanni. Non dite che non l’avete mai ascoltato, lo avete ascoltato ma non lo sapete. Era ovunque quest’anno. E il pezzo Farfalle sarà un successo, anche se non ci si distacca molto dal format del singolo spacca classifiche.

Yuman – Ora e qui: voto 6,5

Dalla categoria giovani arriva Yuman con il suo soul pop molto intimo, sull’ideale percorso di Folcast dello scorso anno. Le parole sono messe al punto giusto, forse un po’ debole la prima uscita del brano ma si riprende sul finire. Se la gioca coi Big e può divertirsi.

La Rappresentante di Lista – Ciao ciao: voto 7

Se la giocano fino in fondo lasciando da parte la teatralità del singolo dello scorso anno con Amare. Altro brano che in radio andrà molto bene e che tra gestualità e saluti funzionerà sul palco, sotto il palco e pure a casa mentre aspettate che il ragù sia pronto. Il cantato di Veronica Lucchesi vira verso un pop molto più spinto e il ritornello fa “Con le mani / con le mani / con le mani / ciao ciao”. A un certo punto abbiamo pensato anche agli Aqua ma forse era solo sete.

Mahmood e Blanco – Brividi: voto 6

Le attese erano altissime per la super coppia. Forse un primo ascolto non basta ma in effetti ci aspettavamo fuochi d’artificio e altro ancora. Si giocano la loro carta con la melodia e non il ritmo facilotto di altri più ruffiani. Il pezzo è buono ma manca qualcosa che abbiamo fantasticato per giorni. Speriamo al prossimo giro di ricrederci. Fidatevi, succede spesso.

Gianni Morandi – Apri tutte le porte: voto 6,5

Non fate finta di niente, lo avete già ascoltato. Vi abbiamo visti, non fate i furbi. Tolto questo piccolo dettaglio, il brano potrebbe diventare la nostra  I’m a Believer di Shrek OST scritta in salsa sanremese. Lo zampino di pazzia e insensatezza è di Jovanotti, Gianni ci mette il suo carisma. Si divertirà.

Matteo Romano – Virale: voto 5,5

Speravamo che fosse vietato utilizzare la parola “virale” per una canzone in tempo di pandemia, e invece no, ci tocca. Buona la produzione, il modo di cantarla è coerente ma fatichiamo a ricordarci molto altro. E questo non è un buon segnale, ma è giovane e si farà.

Le Vibrazioni – Tantissimo: voto 6

Le Vibrazioni ci tuffano negli anni 80, con tanti sintetizzatori e con il loro coefficiente rock che dallo scorso anno pare possa andare bene anche a Sanremo, o almeno, si mormora così all’Ariston. Synth rock, per provare a trovare una parola da giocarvi alla cena con gli amici. Decisamente una delle loro più interessanti canzoni degli ultimi anni, ma non è detto che basti.

Fabrizio Moro – Sei tu: voto 4,5 

Sei tu, anzi è lui. Sempre lui. Sempre uguale a se stesso mentre ti racconta quella storia che solo lui sa di sapere e tu non sai. E lui è convinto di potertela raccontare meglio di tutti. A un certo punto viene in mente anche Jovanotti, uno di quei brani gentili in cui ammicca. Però alla fine è sempre Fabrizio Moro. 

Elisa – O forse tu: voto 6

Non è un gioco di parole col brano di Fabrizio Moro, ma è l’ordine di ascolto in cui sono stati trasmessi. Dopo 21 anni da quella grande vittoria con Luce (Tramonti a Nord-Est) torna a Sanremo e forse anche qui le attese erano alte. Il brano scritto con Davide Petrella inizia lentamente, aumenta i giri, si normalizza e guadagna qualcosa sul finale. È un 6 molto timido che aumenterà perché è Elisa, e quello che manca lo metterà lei.

Ditonellapiaga e Rettore – Chimica: voto 6,5 

Una delle accoppiate più strane e curiose. Tra le due c’è “chi-chi-chi-chi-chi-chi chimica”, non c’è dubbio. Suoni 80s, cassa dritta e citazioni di elementi chimici che fanno tanto Bluvertigo per la gioia delle professoresse e dei professori di chimica. Un pezzo pazzo, ma d’altra parte non ci aspettavamo nulla di diverso.

Giovanni Truppi – Tuo padre, mia madre, Lucia: voto 7

Giovanni Truppi è uno dei nuovi cantautori più bravi che ci sono in giro. Ha trovato la sua unicità e la porta avanti evitando facili ammiccamenti e dipingendo storie di puro verismo. Tra gli autori del testo ci sono lo stesso Giovanni, Pacifico, Niccolò Contessa (ICani) e Marco Buccelli. Il premio per il miglior testo sarebbe già un’enorme vittoria. Ci crediamo.

Tananai – Sesso occasionale: voto 5

“Baby ritorna da me e metti via quella pistola” suona come un’avvisaglia ma noi siamo tranquilli. Alberto Cotta Ramusino è uno dei giovani che se la vedrà coi Big. L’elettro pop dopo un po’ convince, quindi magari guadagnerà di più ascolto dopo ascolto, ma d’altra parte “Tranquilli noi, tranquilli mai…” quindi magari ribalterà il nostro sindacabilissimo giudizio.

Ana Mena – Duecentomila ore: voto 4,5

Un po’ come tutti ci auguriamo non siano le ore di durata del festival ma di Amadeus non v’è certezza. La cantante spagnola Ana Mena è molto conosciuta in Italia grazie ai brani cantati con Rocco Hunt. Queste è una hit estiva un po’ dozzinale che lascia poco per un’estate anticipata a cui non siamo ancora pronti. E non possiamo nemmeno berci  n costume il nostro mojito per dimenticare perché ci verrebbe una congestione. Peccato.



[Fonte Wired.it]