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martedì, Feb 01

Sanremo: i concorrenti più improbabili del Festival



Da Wired.it :

Perché Sanremo è Sanremo è un motto sempreverde. Il Festival di Sanremo è noto da sempre come il “Festival della canzone italiana”. E allora se dici canzoni pensi ai cantanti. Ma il palco del Teatro Ariston, nel corso degli anni, ha visto in gara anche parecchi personaggi che non erano proprio cantanti in senso stretto. Il fenomeno è iniziato negli anni Ottanta: Sanremo, dopo i fasti degli anni Cinquanta e Sessanta, e il declino dei Settanta, è diventato soprattutto un grande evento televisivo. I conduttori che si sono alternati all’Ariston erano molti, ma a ricordare oggi quegli anni sembra che al timone di sia stato solo e sempre Pippo Baudo, un uomo ovunque che faceva tutto, anche salvare gli aspiranti suicidi, il presentatore di Fantastico e Domenica In. Ecco, Sanremo in quegli anni – ma la cosa sarebbe andata avanti dopo Baudo – è diventato quello, una sorta di grande Fantastico che andava in onda per tre, e poi quattro e cinque serate consecutive. Erano gli anni in cui i grandi della canzone italiana se ne tenevano ben lontani, i superospiti erano quelli internazionali, e di grande calibro, e allora in gara ci andavano i cantanti cosiddetti “sanremesi” (quelli che stavano in letargo 11 mesi l’anno e si svegliavano solo a febbraio per arrivare sulla riviera ligure), cantanti emergenti in cerca del successo definitivo, o vecchie glorie che speravano nel rilancio. E poi c’erano gli outsider: comici, soubrette, attori, imitatori, anche qualche giornalista e qualche poltico. Insomma, in quegli anni a Sanremo valeva un po’ tutto. A volte l’esibizione lasciava il tempo che trovava. A volte era un successo. In questa galleria vi presentiamo i concorrenti più improbabili del Festival di Sanremo. Non solo i non cantanti, ma anche certi cantanti che, in quel momento, a Sanremo non ci saremmo aspettati.  

Tom Hooker

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Tom Hooker non è tanto in questa lista come cantante improbabile, quanto perché non te lo aspetteresti in questa veste. Sì, Tom Hooker ce lo ricordiamo tutti come alfiere dell’Italo Disco e con il suo successo del 1987, l’arrembante Looking For Love. Hooker, in realtà (ma questo lo avremmo scoperto solo alcuni anni dopo) era anche la voce di alcune delle canzoni di Den Harrow. Vederlo in azione, giovanissimo, con accento americano alla Mal dei Primitives (o alla Shel Shapiro dei Rokes), con una tutina e sui pattini a rotelle, fa sorridere. Era il 1981, l’anno della vittoria di Alice con Per Elisa, e Tom Hooker portò Toccami una canzone con un suono anni Ottanta, e un giro melodico molto anni Sessanta (ma ascoltate le chitarre, che sembrano quelle di One Way Or Another di Blondie). Quel “to-to-toccami”, se fosse arrivato qualche anno dopo, diciamo ai tempi della Gialappa’s Band, sarebbe diventato un cult. Chissà che non venga riscoperta. 

Frà Giuseppe Cionfoli

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Negli anni Ottanta capitava che anche un frate potesse arrivare sul palco di Sanremo. Giuseppe Cionfoli, un’infanzia difficile alle spalle, entrato nell’ordine dei Cappuccini di Bari negli anni Settanta, era anche un cantautore. E così si presentò a una gara canora a Domenica In, la vinse e arrivò a Sanremo, partecipando addirittura a due edizioni, nel 1982 e nel 1983 (vinti, rispettivamente, da Riccardo Fogli e Tiziana Rivale), con Solo grazie e Shalom. Nel primo caso andò bene, arrivò quarto, e andò anche in top ten, nel secondo caso un po’ meno, con un undicesimo posto e poche soddisfazioni in classifica. Ma Don Bruno, il mio insegnante di religione delle elementari, quando imbracciava la chitarra e ci insegnava Evenu Shalom Alehem, era molto più coinvolgente. Oggi Cionfoli non è più un frate, si è sposato, ha fatto L’Isola dei famosi e per un periodo è entrato in politica nel centrodestra. Tanto per non farsi mancare niente.

Francesco Nuti

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Cantante per caso, in una sola edizione, ma qui parliamo di un fuoriclasse. Francesco Nuti, un artista che manca tantissimo al nostro cinema, aveva già dimostrato di saperci fare con la musica (ascoltate la colonna sonora di Tutta colpa del Paradiso), ma in quel lontano 1988, nel festival vinto da Massimo Ranieri con Perdere l’amore, Francesco Nuti si è messo in gioco, in gara, come cantante. Sarà per te è una canzone bellissima (tanto che Mina l’avrebbe reincisa per il suo album Uiallalla, del 1989), e lui la interpreta con una gran voce, (auto)ironia e la personalità che tutti conosciamo. Nella serata finale, recitando anche un po’ tra una nota e l’altra. Arriverà dodicesimo, ma che classe. Ci manchi, Francesco…

Figli di Bubba

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Nello stesso anno, ecco una delle compagini più curiose mai viste a Sanremo. E l’arrivo, in gara, della canzone comica, o demenziale, che negli anni avrà seguito all’Ariston. I Figli di Bubba non hanno niente a che fare con Giorgio Bubba, volto cult di Novantesimo minuto che pure lavorava in Liguria (raccontava le gesta di Genoa e Sampdoria), ma devono il loro nome a un immaginario guru di cui si proclamano seguaci. Attenzione, perché, dietro al nome buffo, ci sono dei grandi della musica italiana: parliamo di Mauro Pagani (autore della canzone del festival, La valle dei Timbales) e di Franz Di Cioccio, due membri della PFM, storica band del progressive italiano. Insieme a loro c’erano Roberto Manfredi, i comici Enzo Braschi e Sergio Vastano, e i giornalisti Roberto Gatti e Alberto Tonti. La canzone, su un ritmo tropicale che in quegli anni andava molto (vedi Tropicana del Gruppo Italiano) prendeva in giro la società e la tivù dell’epoca (“laggiù senza il 740 Celentano non canta, la Carrà non c’è più”). Arrivarono al n.14 in classifica.

Francesco Salvi

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Ma l’apoteosi dei non cantanti si ebbe nell’edizione 1989, quella della catastrofica conduzione dei quattro figli d’arte, quella vinta da Anna Oxa e Fausto Leali con Ti lascerò. Abbiamo parlato di canzone demenziale. Ed è l’anno di Francesco Salvi, che con la sua comicità surreale era esploso al Drive In con la parodia di un cantante hard rock che faceva parte della band dei Budini Molli, e in quell’anno era in auge con uno spettacolo tutto suo su Italia 1 in seconda serata, il Megasalvi show. Salvi era reduce da un successo a sorpresa, C’è da spostare una macchina, che seguiva, a modo suo, il filone della house music e riprendeva il successo The Party dei Kraze. Esatto!, il brano che porta a Sanremo, è meno originale, e vuole prendere ironicamente di mira la scarsa qualità della musica del momento (“con tutto quello che si sente in giro proviamo a far cantare gli animali veri“). Salvi è in scena con un’impermeabile giallo, un cane, un maiale, un gallo e un cavallo. Esatto! è la versione house de La vecchia fattoria



[Fonte Wired.it]