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lunedì, Ago 19

Sarà la blockchain a salvare l’ambiente?


Internet of Things, intelligenza artificiale e Distributed Ledger Technology (Dlt) potrebbero aiutarci a far fronte all’emergenza climatica, applicando le nuove tecnologie per inchiodare gli stati alle loro responsabilità

Un tecnico ispeziona computer che minano bitcoin in Brasile (foto: LARS HAGBERG/AFP/Getty Images)

Alcuni la chiamano la troika distruttiva: l’Internet delle cose (Iot), la Distributed Ledger Technology (Dlt) – che sta già rivoluzionando banche e mercato finanziario – e l’intelligenza artificiale (Ai) insieme offrono uno straordinario potenziale di innovazione, oltre che la possibilità di cambiare in modo esponenziale gli attuali modelli economici. Ma i tre strumenti della quarta rivoluzione industriale – che comprendono metodi trasparenti di misurazione, monitoraggio, rendicontazione e verifica – potrebbero sorprendentemente anche dare soluzioni per contrastare i cambiamenti climatici ed il riscaldamento globale.

Lo scorso giugno, le Nazioni Unite hanno lanciato il rapporto Age of Digital Interdependence sotto l’egida di Melinda Gates e del segretario generale António Guterres: in esso l’Onu auspica l’avvento di una società e di un’economia più digitalmente inclusive, e la promozione di sicurezza, stabilità e fiducia digitale per incoraggiare la cooperazione globale anche in campo climatico.

Le caratteristiche principali della tecnologia blockchain – decentralizzazione, trasparenza e tracciabilità –  rispondono perfettamente alle necessità dell’accordo di Parigi e possono quindi apportare un’effettiva scalabilità dell’azione per il clima  Poiché esse sono in grado di misurare, tracciare in modo efficiente e trasparente qualsiasi tipo di dato collezionato, questo tipo di tecnologie potrebbero garantire infatti il pari impegno delle diverse nazioni a rispettare le regole internazionali dettate dall’accordo, facendo si che si giunga a una stabilità politica e a una cooperazione a livello internazionale. 

Già solamente le tecnologie dell’Iot sono vastamente utilizzate in tutti i settori. Adattati a problematiche inerenti al cambiamento climatico, i sistemi Iot possono migliorare l’efficienza e capacità di far fronte a siccità crescenti nei paesi in via di sviluppo, ad esempio, e più in generale per prevenire  gli sprechi di energia.

L’utilizzo di blockchain è già ampiamente utilizzato nel settore energetico. Lo scorso anno a Singapore è stato lanciato un mercato per l’energia rinnovabile basato sulla tecnologia blockchain che consente alle aziende di scambiare certificati di energia rinnovabile in modo conveniente e sicuro.

Lo stesso principio si può applicare alle emissioni di carbonio, o per stabilire il prezzo delle emissioni e il loro pagamento. Di fatto, uno dei nodi più difficile da sciogliere nei negoziati climatici è l’articolo 4 legato al prezzo del carbone e al problema del doppio conteggio (così ci si riferisce in gergo ai casi in cui una singola riduzione di gas serra è usata per dimostrare una direzione virtuosa). Un sistema di governance distribuita e di peer-to-peer review potrebbe fare in modo di supportare un sistema più trasparente, in cui tutte le nazioni siano in grado di immettere i propri dati e venire misurate in maniera oggettiva nei loro sforzi per l’ambiente.

Si è già iniziato a sviluppare applicazioni per una tokenizzazione dei carbon credits che faciliti il monitoraggio, la comunicazione e la verifica dei dati per la compilazione degli inventari dei gas a effetto serra e dei crediti stessi. In più la tokenizzazione di energia elettrica prodotta utilizzando fonti rinnovabili potrebbe far sì che chiunque installi pannelli solari possa vendere la propria energia in eccesso attraverso le smart grid. La possibilità di trarre una ricompensa economica diventerebbe un incentivo di profitto e nel contempo porterebbe a un più ampio utilizzo delle fonti di energie rinnovabili.

Con l’Ai si possono fare previsioni molto più accurate. Più sono i dati che raccogli, più la tua previsione è precisa” ci ha detto di recente Nick Beglinger, amministratore delegato di CleanTech21si può quindi creare un sistema di gratifica per i partecipanti che sono incentivati ad acquisire dati”.

La digitalizzazione della misurazione, rendicontazione e della verifica sono punti cardine del sistema della blockchain. La startup peruviana Wood Tracking Protocol, ad esempio, utilizza già la tecnologia blockchain per portare trasparenza e tracciabilità all’industria del legno in Sud America, seguendo il legname in ogni sua fase da quando viene raccolto fino alla fase di vendita. Questa tecnologia applicata al commercio del legname può, tra le altre cose, determinare se esso provenga da pratiche illecite di deforestazione. 

Se l’IoT riesce a collezionare i dati, il Dlt può amministrarli e convertirli in informazioni, mentre l’Ai può imparare e creare sistemi per fare pronostici più accurati” continua Nick Beglinger.  L’utilizzo congiunto delle tre tecnologie ha di fatto il massimo impatto.

GainForest è una startup che sfrutta una struttura quasi del tutto automatizzata per prevenire la deforestazione. Analizzando i dati delle immagini satellitari attraverso l’intelligenza artificiale e machine learning, si può determinare se le foreste sono preservate, e i custodi di tale salvaguardia vengono ricompensati attraverso il sistema degli smart contract.

Marion Verles, amministratrice delegata di The Gold Standard – un network di ong, tra cui il Wwf, nato nel 2003 per istituire progetti a impatto ambientale zero – parla anche di come l’utilizzo di queste tecnologie potrebbe in fin dei conti democratizzare l’azione per il clima: “I clienti di oggi hanno nuove aspettative rispetto ai prodotti che acquistano, vogliono sapere che la filiera è trasparente e tracciabile. Soprattutto i più giovani vogliono fare scelte consapevoli ed i brand si stanno adattando”. Negli ultimi anni molti marchi hanno dichiarato di voler adottare delle politiche più sostenibili, tuttavia non vi è ancora un sistema che renda possibile la tracciabilità dei prodotti che consumiamo per sapere se essi siano prodotti senza costi sociali, ambientali ed energetici. La blockchain e il suo sistema di rendicontazione possono di fatto responsabilizzare concretamente le aziende e la loro catena di distribuzione e produzione.

La tracciabilità diviene inoltre molto importante quando parliamo di finanza verde. Sven Braden, direttore della Climate Ledger Initiative , ha affermato che la Dlt potrebbe essere sfruttata anche per amministrare  i fondi e finanziamenti per il clima perché essa consente a entità diverse di ottimizzare i loro sforzi facendo riferimento a un libro mastro universale condiviso. 

Molti paesi emergenti dipendono economicamente e culturalmente dalle risorse naturali, ma nel contempo spesso sono proprio i più colpiti dai cambiamenti climatici. Sono necessarie spese enormi per prevenirli e rispondere alle sfide da esse causate. Il Fondo di adattamento – un programma istituito nel 2010 sulla base del protocollo di Kyoto – finanzia progetti e programmi che aiutano i paesi in via di sviluppo ad adattarsi ai cambiamenti climatici e gli permette di raccogliere finanziamenti elargiti dai paesi sviluppati. Come però riporta Transparency International, essi sono un contesto in cui spesso si manifestano pratiche di corruzione anche per via della mancanza di regolamentazioni. Il barometro della corruzione globale di Transparency International rivela inoltre che in Africa, la maggior parte delle persone ritiene che la corruzione sia aumentata nel proprio paese e questa visione può creare un senso di sfiducia verso la classe politica.

L’attuale processo per garantire l’integrità dei risultati e l’utilizzo dei fondi richiede un livello di verifica manuale da parte di terze parti. Introducendo gli smart contract si introdurrebbe un più alto livello di tracciabilità, e si potrebbero trasferire e utilizzare risorse finanziarie in maniera efficiente creando più coesione sociale e fiducia nelle istituzioni – oltre che, banalmente, strumenti di finanziamento.

Non è possibile però già cantar vittoria, poiché anche la troika ha i suoi limiti. Innanzitutto, per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, non possiamo (ancora) parlare di una tecnologia a uno stadio abbastanza sviluppato per la portata degli obiettivi preposti. Dobbiamo inoltre ricordare che l’estrazione e il mantenimento della tecnologia blockchain richiede grandi quantitativi di energia e che, in alcuni paesi o aree rurali, questa tecnologia sarebbe impossibile da utilizzare, a causa delle scarsa presenza di fonti energetiche.

Terzo e più importante: la prima e vera necessità, probabilmente, è quella di un cambiamento culturale delle istituzioni e dei policy maker. L’utilizzo di queste tecnologie comporterebbe un rivoluzione anche nel settore della governance e delle relazioni internazionali: forse più che mancanza di ambizione politica, il problema attuale è la capacità di comprensione del potenziale di queste tecnologie e le loro applicazioni.

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