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sabato, Lug 20

Sbarco sulla Luna, le leggende metropolitane sul nostro satellite


Con l’anniversario dell’allunaggio la relativa teoria del complotto è riemersa dai bassifondi della rete ed è tornata attuale, ma è solo una delle tante leggende metropolitane ispirate dalla Luna…

I lupi ululano alla luna quando c’è photoshop a dare a una mano (foto: kirstypargeter/Getty Images)

All’avvicinarsi dei 50 anni dall’allunaggio, la relativa teoria del complotto è riemersa dai bassifondi della rete ed è tornata attuale. Nessuna novità, era successo anche 10 anni fa e probabilmente succederà di nuovo: visto che si parla di Luna non si può evitare la ricerca di luce riflessa. Del resto la teoria del complotto è vecchia quanto l’allunaggio stesso, anzi già dalla missione Apollo 8 intorno alla Luna c’era chi pensava a una messinscena del governo, difficile immaginare che la bufala scompaia.

Ma questa è solo una delle tante leggende sulla luna che ci trasciniamo dietro: intorno al nostro satellite sono fiorite ogni tipo di teorie, credenze e narrazioni, anch’esse particolarmente tenaci all’evidenza.

La Luna cava

L’ipotesi della Terra cava affonda nel mito ed è tornata a far parlare di sé più recentemente col complottismo, ma forse non tutti sanno che anche sul nostro satellite esiste una teoria simile. H. G. Wells aveva parlato di una luna cava nel suo romanzo I primi uomini sulla Luna (1901), ma non sembra che la teoria sia stata ispirata da questo. Bisognerà infatti attendere il 1970, quando sulla rivista Sputnik Michael Vasin e Alexander Shcherbakov argomenteranno che la luna, in effetti, è un’astronave spaziale. Perché, si chiedevano gli autori, i suoi crateri da impatto meteorico erano così superficiali? Ovviamente perché la luna era costituita da un involucro resistentissimo di origine artificiale. Dentro era cava.

Nel frattempo gli americani erano atterrati e avevano portato con loro dei sismometri con cui scoprirono i lunamoti. Ma quando nel 1970 fecero schiantare il modulo di decollo sulla superficie, la rivista Popular Science descrisse l’effetto sui sismometri come quello di una campanella che tintinnava. Anche da qui si cominciò a speculare di una cavità nascosta, naturale o artificiale che fosse.

Oggi la teoria della Luna cava è un ingrediente delle cosmogonie complottiste come quella di David Icke, ma forse c’è un colpo di scena che è stato dimenticato. Vasin e Shcherbakov, autori dell’articolo su Sputnik, sono regolarmente identificati come membri dell’Accademia della scienze sovietica. Il problema è che non si trovano tracce scienziati con questi nomi, e c’è da chiedersi perché non abbiano esposto la loro teoria anche su una rivista specializzata. In un articolo del 1977 sulla rivista Schism queste incongruenze sembrano trovare una spiegazione: i due erano in realtà dei giornalisti specializzati in spazio, e l’articolo non era altro che uno scherzo, una satira delle teorie di Iosif Shklovsky (che era davvero dell’Accademia delle scienze) secondo cui il satellite di marziano Phobos era cavo e forse artificiale.

Il messaggio Navajo

Una leggenda metropolitana direttamente collegata all’allunaggio, ma dove il complotto non c’entra, è quella del messaggio Navajo. La versione raccolta dal folklorista Jan Brunvand è la seguente. Intorno al 1966, quando la Nasa stava preparando le missioni Apollo, un gruppo di astronauti andarono ad addestrarsi in Arizona, vicino a Tuba City. Qui infatti il terreno sarebbe stato molto simile a quello selenitico. La zona di addestramento era in territorio Navajo, e un giorno un pastore e suo figlio si avvicinarono incuriositi. L’uomo, affidandosi al figlio come interprete, chiese cos’erano quelle strane creature. La Nasa spiegò loro che erano astronauti che sarebbero andati sulla Luna. L’uomo allora chiese eccitatissimo se poteva mandare un suo messaggio sulla Luna, e subito il personale si procurò il registratore. Registrato il messaggio in lingua Navajo, chiesero al figlio di tradurre ma si rifiutò. Chiesero lo stesso ad altri abitanti, ma dopo aver ascoltato il messaggio ridevano senza tradurlo. Alla fine si scoprirà che l’uomo aveva detto “Attenti a questi qua, vengono a rubarvi la terra”. 

Come nota Snopes, è vero che per gli Apollo ci sono stati degli addestramenti in Arizona, ma purtroppo è improbabile che l’aneddoto sia veritiero. Secondo un articolo del 1987 la storia era diffusa nella tradizione dei nativi, ma ricalca anche una battuta di Johnny Carson di poco successiva all’atterraggio. Poi, a partire dal 1995, è stata disseminata su internet. Forse, come il famoso Buona fortuna Mr Gorsky, la battuta si è trasformata in leggenda metropolitana.

Luna e nascite

Dei numerosi presunti effetti della Luna sui terrestri, quello sulle nascite è quello più popolare, forse anche il più studiato. Dagli anni 50 a oggi molte ricerche hanno cercato di capire se davvero, come riferito dal personale sanitario, nascevano più bambini durante la Luna piena. Prese nel loro complesso le ricerche puntano all’assenza di associazione. In generale, più lo studio è statisticamente robusto, per esempio con un grande campione analizzato, più è difficile che trovi qualche tipo di periodicità nella frequenza delle nascite legata alle fasi lunari. Sulla base di questi dati l’influenza della Luna sulla nascite è nulla o troppo piccola per essere misurata. In ogni caso sarebbe anche difficile dare una spiegazione biologica di questa presunta sincronizzazione.

Come si spiegano allora le notti, ben conosciute al personale degli ospedali, in cui sembra davvero che i bambini non finiscano più? Noi umani siamo naturalmente portati a trovare delle regolarità in quello che ci circonda, da qui a stabilire dei rapporti causa-effetto il passo è breve. Anche nel caso della Luna e delle nascite la diceria nasce probabilmente a causa di bias cognitivi che tendono a rinforzarsi quanto più incontriamo altre persone che la pensano come noi.

I lupi e la Luna

Sappiamo che non nascono più bambini con la luna piena, ma anche che i calendari lunari seguiti da alcuni alcuni agricoltori e giardinieri non sono validi. È anche falso che la luna piena faccia impazzire o che in quelle notti i crimini aumentino. Ma almeno possiamo concordare che sui lupi la Luna un effetto ce l’ha, o no? In realtà l’immagine del lupo che ulula alla Luna è tanto poetica e popolare quanto inesatta.

Nessuno studio ha mai evidenziato un legame tra le fasi lunari e il numero, frequenza o intensità degli ululati. Tramite gli ululati i lupi comunicano a lunga distanza, principalmente per mantenere connessi i membri del branco, ma anche per segnalare un pericolo e tenere alla larga gli altri branchi. Ululano anche per altri ragioni, magari anche per divertimento, di certo lo fanno con o senza Luna in cielo. Per quale motivo allora esiste questo meme?

Possiamo provare a speculare. Una delle spiegazioni proposte è che nelle notti schiarite dalla Luna fosse più probabile per gli uomini trovarsi all’esterno e ascoltare il concerto dei lupi, che in ogni caso sono maggiormente attivi nelle ore notturne. O forse, azzarda Lance Richardson su Slate, è una questione di simboli: il lupo, da sempre il cattivo delle fiabe e dei miti, deve per forza essere associato alla notte e quindi alla Luna. Ma, come conclude il giornalista, “comunque, sapere la verità non significa che non possiamo anche ridere di un’immagine così stipata di romantico simbolismo da far diventare un’orribile maglietta un fenomeno virale. La nostra comprensione dei lupi ha sempre mischiato la biologia con le proiezioni umane. Come ha scritto Aldo Leopold, ‘solo la montagna ha vissuto abbastanza da ascoltare in modo oggettivo l’ululato di un lupo.

Facce sulla Luna

La pareidolia ci fa credere di riconoscere precisi significati a partire da stimoli che, in realtà, sono casuali. È quello che ci fa gridare al backmasking satanico nei dischi, ma soprattutto ci fa vedere intorno a noi delle figure precise dove in realtà non ci sono altro che giochi di luce e ombre più o meno fortunati. Il nostro cervello insomma riempie i vuoti e disegna sulla realtà a partire da input casuali. Per questo, dall’alba dei tempi, crediamo di vedere volti e altre figure sulla Luna, creati dalla sua geologia e da come è illuminata. Il rover lunare Yutu, per esempio, prendeva il nome dal coniglio compagno della dea della Luna cinese Chang’e (che dà il nome al programma lunare) e nel folklore asiatico la sua sagoma è ben visibile durante la Luna piena.

Ma a volte andiamo oltre, e invece di vedere genericamente un volto umano, vediamo specifiche persone, per esempio quello di Sai Baba, il religioso indiano celebre per i suoi miracoli. Qui però la pareidolia ha avuto una mano da altri meccanismi. Nell’ottobre 2007, Sai Baba e i suoi discepoli hanno annunciato che sarebbe apparso sulla Luna, ma stando alla fonti giornalistiche in lingua inglese, il miracolo non si manifestò, deludendo gli spettatori. Da allora però diversi fedeli cominciarono a dire di averlo visto davvero, e iniziarono a circolare foto ritoccate.

Persino a dicembre dell’anno scorso un’immagine evidentemente falsa della faccia del santone (morto nel 2011) sovrapposta alla luna è diventata virale in India. E questo nonostante Whatsapp avesse già limitato nel paese l’inoltro dei messaggi per controllare l’epidemia di leggende causa dei disordini scoppiati durante l’estate precedente. In un altro caso, più datato, è stata la faccia di Evita Peron a essere avvistata sulla Luna, almeno secondo quanto ha scritto il giornale peronista La Prensa il 29 settembre 1952, a due mesi dalla morte.

La Luna di Satana

Infine, parlando facce sulla Luna, bisogna ricordare la leggenda che ha fatto diventare la multinazionale Procter and Gamble una potenza satanista. A partire dal 1851 la Procter and Gamble aveva sempre usato un logo che richiamava la Luna e le stelle, modificandolo nel tempo fino ad aggiungere un volto ben riconoscibile di un uomo barbuto. Negli anni ’80 la compagnia usava la stessa versione da cinquant’anni senza problemi, ma non aveva fatto i conti col panico satanico e con la concorrenza. Si diffuse la voce che il logo contenesse chiari riferimenti satanici, un fondamentalista cristiano diceva di averlo trovato in un libro sull’occultismo.

La leggenda iniziò a fermentare, finché si diffuse per tutta la nazione a metà anni ’90 grazie alla concorrente Amway, che spaventava i consumatori dicendo che la P&G sosteneva la Chiesa di Satana. A parte il fatto che tale organizzazione religiosa non sembra aver mai nociuto ad anima viva, anche i tribunali riconobbero, nel 2007, che Amway voleva solo danneggiare P&G. Per allora la compagnia aveva già scelto da tempo di cambiare logo: non riuscendo ad ostacolare la diffusione della leggenda, aveva tolto completamente la Luna dal marchio. Ritornerà nel 2013, in una forma minimalista, senza stelle né uomo barbuto.

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