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giovedì, Apr 15

Schema Ponzi: come funziona la truffa di Bernie Madoff



Da Wired.it :

Un ciclo vizioso basato sulla promessa di rendimenti costanti: in realtà erano solo i soldi delle nuove vittime del truffatore, morto a 82 anni e condannato a 150 di carcere

Dollari (Photo: Pixabay)

Ha truffato 37mila persone in 136 paesi del mondo, raccogliendo 20 miliardi di dollari in investimenti che su carta avrebbero reso un totale di 65 miliardi, grazie a un presunto rendimento costante del 10% annuo: sono i numeri della più grande truffa della storia, messa in atto da Bernard “Bernie” Madoff, il banchiere americano scomparso in carcere il 14 aprile all’età di 82 anni. Numeri “monstre”, per i quali l’uomo verrà purtroppo ricordato. Ex bagnino, da giovane aprì a Manhattan un’agenzia finanziaria con 5mila dollari negli anni Sessanta, ma poi divenne uno dei maggiori truffatori nella storia statunitense, usando un sistema tanto semplice quanto antico, lo schema Ponzi.

Invece di creare nuova ricchezza con virtuosi investimenti, Madoff utilizzava per scopi personali una parte del denaro raccolto tra i risparmiatori, mostrando loro documenti che attestavano i presunti rendimenti. Questi in realtà erano i soldi dei nuovi investitori, attirati come tutti dalla promessa di un 10% annuo di guadagno, un tasso non esagerato da non destare sospetti ma costante “attraverso qualsiasi andamento del mercato”. L’arrivo di nuove “vittime” era fondamentale per continuare ad alimentare la catena che altrimenti si sarebbe presto esaurita. È il modello di truffa ideato da Charles Ponzi, italiano che negli anni Venti raggirò numerosi connazionali negli States.

Lo schema Ponzi

Nel caso di Madoff lo schema era così ben congegnato e “prudente” da resistere agli scossoni economici della guerra del Golfo, alla crisi finanziaria del 1998 e all’attentato alle torri gemelle del 2001, e persino sei esposti alla Sec dal 1992 al 2008, finché qualcosa non è andato storto. Nella rete della truffa non finirono solo danarosi privati, ma anche banche di investimento e di risparmio, per quanto magari con esposizioni indirette o ridotte, come Unicredit, Banco Popolare, Santander, Royal bank of Scotland e altri. Fra le vittime eccellenti, anche personaggi dello spettacolo come Steve Spielberg, Kevin Bacon e Larry King, nonché il premio Nobel per la Pace, Elie Wiesel.

Madoff, che per qualche anno è stato anche presidente del Nasdaq, si era ritagliato una posizione rispettabile nella comunità degli investitori, come gestore della sua Bernard Madoff Investment Securities, un hedge fund con notevoli agganci nella comunità ebraica, da dove proveniva e dove trovò il maggior numero di vittime. Non è chiaro quando iniziò lo schema criminoso, benché lo si faccia risalire all’inizio degli anni Novanta. Frequentando i club e le località più esclusive ad alta concentrazione di milionari, come Palm Beach in Florida, Madoff convinceva i malcapitati a investire con lui, in base a un metodo “split-strike conversion”, di cui non rivelava dettagli.

Perché non esistevano. I milioni depositati fra le carte della Madoff Investment, al 18esimo e il 19esimo piano della Lipstick Tower a Manhattan, non venivano investiti: restavano su un conto e si trasformavano in scartoffie per il ben dell’apparenza. Al 17esimo piano, in un’ala dell’ufficio, si trovava la “cartiera” della società da dove partivano le lettere che attestavano agli investitori i loro guadagni (fittizi), con tanto di percentuali e rendimenti, come una vera banca. La perdita effettiva in contante causata da Madoff sarebbe tra i 17 e 20 miliardi di dollari, spiega il New York Times, ma lo scoppio della bolla ha mandato in fumo ben 65 miliardi di presunta ricchezza di cui i risparmiatori credevano di poter disporre e su cui avevano costruito le loro vite. Tutto falso.

Il castello di carte

È accaduto con la crisi dei mutui subprime nel 2008, quando le richieste di redimere gli investimenti superarono ogni capacità di finzione: 7 miliardi di dollari che il truffatore non poteva restituire in un sol colpo. Inoltre, non c’era nessun nuovo pesce all’orizzonte per poter immettere nuovo capitale nel ciclo vizioso. Così, in una drammatica riunione di famiglia, Bernie Madoff decise di svelare il suo castello di carte agli stessi figli che lavoravano con lui. La mattina dell’11 dicembre 2008 gli agenti federali entrarono in casa (un attico a due piani nell’Upper East Side) trovandolo in accappatoio e senza alcuna spiegazione “innocente”. L’anno dopo fu condannato a 150 anni di carcere, sotto undici imputazioni per un crimine definito “diabolico” dal giudice e senza concessioni per le precarie condizioni di salute.

Le conseguenze in termini di vite spezzate e relazioni tra famiglie e investitori sono difficilmente calcolabili. Il Madoff Victim Fund, il fondo voluto dal dipartimento di giustizia americano, quantifica in 3,1 miliardi di dollari i fondi finora redistribuiti nell’attività di recupero del denaro, con un tasso di riparazione delle perdite dell’80%, tra quasi 37mila vittime in 125 paesi. L’ultimo aggiornamento è del dicembre scorso. Non una parola sulla scomparsa del grande truffatore.

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[Fonte Wired.it]