Esplora il mondo della tecnologia e del lifestyle con Consigli Tech e Lifestyle di Flavio Perrone

Scoperto il primo esopianeta autodistruttivo che orbita attorno ad una stella, si chiama HIP 67522 b

da | Lug 4, 2025 | Tecnologia


HIP 67522 b è il primo esopianeta autodistruttivo che conosciamo. O meglio che innesca potenti esplosioni di energia dalla stella attorno alla quale orbita che, a loro volta, spazzerebbero via l’atmosfera del pianeta, causandone il restringimento anno dopo anno. A scoprirlo è stata la missione Cheops dell’Agenzia spaziale europea (Esa), secondo cui questa è la prima volta che vediamo un pianeta che influenza attivamente la sua stella, ed è quindi responsabile della propria rovina. I dettagli della scoperta sono stati pubblicati in uno studio su Nature.

L’esopianeta autodistruttivo sorvegliato da tempo

Grazie alle osservazioni svolte da telescopi come il James Webb Space Telescope e il Transiting Exoplanet Survey Satellite (Tess), avevamo già alcuni indizi sull’esopianeta autodistruttivo e sulla sua stella. In particolare, la stella, chiamata HIP 67522, è nota per essere solo leggermente più grande e più fredda del Sole. Ma mentre il Sole ha un’età di 4,5 miliardi di anni, HIP 67522 ha un aspetto più giovane, di 17 milioni di anni. E ospita due pianeti: il più vicino dei due, chiamato HIP 67522 b e delle dimensioni di Giove, impiega solo 7 giorni per compiere un’orbita completa attorno alla sua stella. A causa della sua giovane età e delle sue dimensioni, gli astronomi avevano ipotizzato che la stella si agitasse e ruotasse con molta energia, trasformandosi in una sorta di potente calamita. “Non avevamo mai visto sistemi come HIP 67522 prima”, ha commentato Ekaterina Ilin dell’Istituto Olandese di Radioastronomia (ASTRON) e autrice del nuovo studio. “Quando il pianeta è stato scoperto, era il pianeta più giovane noto con un’orbita attorno alla sua stella di meno di 10 giorni”.

Non più a un senso unico

È dalla scoperta del primo esopianeta che gli astronomi si chiedono se alcuni di questi possano orbitare così vicino da disturbare il campo magnetico della propria stella e innescare brillamenti. Ed è proprio quello che è riuscito a fare il nuovo studio, che ha fornito la prima prova che i brillamenti sono innescati dal pianeta stesso e non dalla stella. Fino ad oggi, infatti, pensavamo che questo scambio di energia fosse possibile solo in un unico senso: dalla stella a un pianeta. “Con Cheops abbiamo osservato altri brillamenti, portando il conteggio totale a 15, quasi tutti provenienti dalla nostra direzione mentre il pianeta transitava davanti alla stella, come visto dalla Terra, ha raccontato l’autrice. E, poiché osserviamo i brillamenti in momenti precisi, ossia mentre il pianeta passa davanti alla stella, è molto probabile che siano innescati dal pianeta stesso. Più nel dettaglio, sapendo che HIP 67522 b orbita estremamente vicino alla sua stella e supponendo che il campo magnetico della stella sia molto intenso, il team di astronomi ha concluso che l’esopianeta si trova abbastanza vicino da esercitare la propria influenza magnetica sulla stella.

L’autodistruzione

L’esopianeta autodistruttivo, riferiscono gli astronomi, subisce una radiazione 6 volte superiore a quella che riceverebbe altrimenti. Inoltre, essendo uno degli esopianeti più evanescenti mai scoperti, con una densità paragonabile a quella dello zucchero filato, con il passare del tempo le radiazioni stanno erodendo la sua sottile atmosfera, portandolo a perdere massa molto più velocemente del previsto. Nei prossimi 100 milioni di anni, secondo le previsioni dei ricercatori, potrebbe passare da un pianeta delle dimensioni di Giove a un pianeta molto più piccolo, simile a Nettuno. “Ho un milione di domande perché si tratta di un fenomeno completamente nuovo”, ha concluso l’esperta. “Ci sono due cose che ritengo più importanti ora. La prima è seguire le diverse lunghezze d’onda per scoprire che tipo di energia viene rilasciata in questi brillamenti. Il secondo è trovare e studiare altri sistemi stella-pianeta simili; passando da un singolo caso a un gruppo di 10-100 sistemi, gli astronomi teorici avranno qualcosa su cui lavorare”.



Fonte

Written By

Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

Related Posts