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Scoperto un segnale dallo spazio di 11 miliardi di anni fa che potrebbe raccontare nuovi segreti sull’infanzia dell’Universo

da | Ago 12, 2025 | Tecnologia


Un segnale dallo spazio, un fossile di universo che ci mostra come era fatto quando aveva solo 3 miliardi di anni dal Big Bang. Non lo si può toccare, perché è un impulso radio transitorio di pochi millisecondi, ma lo si può analizzare per conoscere sempre meglio la storia dello Spazio. È ciò che sta facendo un team di scienziati dell’Università di Sydney da quando è stato rilevato, nel 2024,  infatti il suo nome esatto è FBR 20240304B che sta per Fast Radio Burst seguito dalla sua data di osservazione. Se ne parla adesso perché dal momento in cui è stato “visto” a quello in cui è stato riconosciuto come il Frb più “antico” che mai, ci è voluto il tempo di investigarne l’origine, ma ne è valsa la pena.

Lampi veloci ma antichi

Un Fbr dura circa un millisecondo e codifica informazioni sul plasma che permea il nostro Universo che sarebbero altrimenti irraggiungibili. Questo lo rende un messaggero prezioso per quanto riguarda i campi magnetici e le distribuzioni di gas. Ogni sua componente presenta infatti un ritardo collegato alla lunghezza d’onda e permette di ottenere una misura della dispersione subito e quindi le caratteristiche dei mezzi attraversati. È solo analizzando con grande pazienza questi elementi che i ricercatori sono riusciti a individuare la fonte del segnale, scoprendo che il FRB 20240304B si è disperso a una velocità di circa 2.330 parsec per centimetro cubo, suggerendo un’origine estremamente lontana. È stato possibile anche ricavare molto accuratamente quanto il segnale radio sia stato allungato e ritardato dagli elettroni liberi nello spazio, ottenendo una sorta di impronta digitale delle distanze percorse e spinge il nostro confine di osservazione a quando l’Universo era ancora nella sua giovinezza.

Galassia ospitante

L’idea di poter osservare per la prima volta l’Universo quando era così giovane è un’opportunità unica, ma sta destando interesse anche la sua galassia ospitante che da sola merita studi scientifici approfonditi. La sua particolarità è la sua età, è più giovane di quanto non ci si aspettasse e ciò spinge gli scienziati a rivedere alcune convinzioni e farsi nuove domande. La presenza di un FRB in una galassia adolescente, non molto massiccia e che sta ancora formando stelle suggerisce infatti nuove ipotesi sull’origine dei Frb. Per esempio che non richiedono processi di miliardi di anni per svilupparsi ma che possono provenire da stelle di neutroni altamente magnetizzate.

Il futuro della scoperta dell’origine

Il terzo “wow” dello studio appena pubblicato riguarda la struttura con cui è stato possibile catturare il lampo di luce da cui è poi tutto partito: il radiotelescopio MeerKAT in Sudafrica. Situato nella regione del Karoo, è composto da 64 antenne radio ed è gestito dall’Osservatorio di Radioastronomia del Sudafrica (Sarao). Esiste da oltre 5 anni ed è stato creato come precursore del Square Kilometer Array (Ska), la cui entrata in funzione per le operazioni scientifiche è prevista per il 2028.

Con la sua rete di migliaia di antenne radio distribuite tra l’Australia Occidentale e l’Africa Meridionale, Ska diventerà il più grande telescopio al mondo, il più sensibile e avanzato mai costruito e nel consorzio internazionale che lo ha finanziato e sviluppato c’è anche l’Italia, assieme ad altri Paesi tra cui Cina, Regno Unito e Sudafrica. Ciò significa che le rivelazioni del FRB 20240304B potrebbero essere solo un inizio: con Ska gli scienziati sperano di poter ascoltare regolarmente i vagiti dell’universo primordiale, riscrivendo la storia cosmica un millisecondo alla volta.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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