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venerdì, Ott 29

Scuola: inni al duce e saluti romani all’Istituto aeronautico di Bergamo



Da Wired.it :

Un discorso accolto, sul finale, dai cori che inneggiano al duce e da saluti romani di alcuni studenti. È successo nella mattinata di lunedì 25 ottobre all’Istituto Aeronautico Navale “Antonio Locatelli” di Bergamo, come emerge da un video di cui Wired è venuto in possesso. 

Nelle immagini, registrate con un telefonino, si vede il preside della scuola, Giuseppe Di Giminiani, 66 anni, al termine di un saluto ai maturandi nel cortile dell’istituto superiore, nel giorno del suo compleanno. Alcuni studenti acclamano Di Giminiani al grido “Duce, duce”. E il preside risponde con un gesto interpretabile come un saluto romano

A tutela degli studenti, di cui non è stato possibile accertare l’età per stabilire se siano minorenni o maggiorenni, i volti sono stati oscurati. Nelle immagini originali, tuttavia, si vedono alcuni di loro fare il saluto romano. Negli ambienti scolastici bergamaschi il fatto è venuto a galla e mercoledì 27 ottobre sera il collettivo Bergamo Antifascista ha protestato fuori dall’Istituto Aeronautico Navale “Antonio Locatelli” di Bergamo. Su uno striscione si leggeva: “La storia vi ha condannati – studenti e preside fascista, vi abbiamo sgamati”. 

La risposta del preside

Contattato da Wired, Di Giminiani, non raggiungibile, ha risposto per mezzo del suo avvocato, Emiliano D’Andrea, che ha smentito qualsiasi interpretazione malevola dell’accaduto e ha invitato a “evitare strumentalizzazioni”. Stando alla ricostruzione fornita dal legale, il preside non avrebbe mai compiuto atti riconducibili ad apologia di fascismo, bensì salutato “senza che le braccia siano tese in modo tale da poter intendere” un saluto romano, se non “in un’ottica forzata”.

E per quanto riguarda i cori di incitamento degli alunni, per il legale la qualifica di “duce” va ricondotta alla sua radice latina (dux) e dunque a una analogia tra la figura del direttore scolastico a quella del “condottiero degli alunni”. Lo studio del fascismo a scuola, ha spiegato D’Andrea, “avrà portato gli studenti a utilizzare tale appellativo in maniera certamente improvvisata e senza intenzioni reattive”.

L’istituto aeronautico di Bergamo

Quello di Bergamo non è l’unico istituto fondato da Di Giminiani. Nel 2010 il preside ha avviato un’altra scuola di aeronautica, a Grottammare, in provincia di Ascoli Piceno. Entrambi gli istituti prendono il nome da Antonio Locatelli, aviatore e militare del Regio Esercito che, stregato dalle imprese coloniali del fascismo, partì volontario per la guerra d’Etiopia nel 1936 e lì vi trovò la morte. Nelle lettere alla madre, Locatelli esprimeva la sua gioia nel partecipare allo sterminio degli etiopi tramite l’uso di armi chimiche contro i civili.

Il patteggiamento per nonnismo

Quattro anni fa Di Giminiani ha concluso un patteggiamento per aver umiliato pubblicamente un suo studente, storia che ha sempre minimizzato. I fatti risalgono all’ottobre 2015: nella la mensa della scuola aeronautica, davanti a tutti, il preside ha versato della Coca-Cola in testa a due studenti, per poi cospargerli di schiuma da barba. Una madre, ascoltati i racconti disperati del figlio, ha denunciato tutto. Il tribunale di Bergamo ha prima respinto il patteggiamento a un mese, poi ha accolto l’accordo tra accusa e difesa per 4 mesi, con pena sospesa. L’abuso dei mezzi di correzione è punito, in al massimo con sei mesi.

Quando lo scandalo alla Locatelli di Bergamo è finito sui giornali, nel 2017, sono emersi anche altri episodi di nonnismo: anni prima, Di Giminiani aveva deciso di appendere al collo di un ragazzo un cartello con scritto “Sono un succhia c…”. Il preside, per tutta risposta, al Corriere di Bergamo ha detto di aver avuto un incremento di iscrizioni: “Ho avuto un plebiscito di affetto”. E ha minimizzato l’accaduto: “Era uno scherzo… sono deluso dalla famiglia”. Il preside non fa mistero di essere un tradizionalista e di confidare nella disciplina più ferrea. “Ormai le famiglie sono troppo protettive”, ha spiegato in un’intervista al Corriere aeronautico qualche anno fa: “Ai miei tempi [quelle separate, ndr] erano rarissime, come mosche bianche. Ora il 50 per cento delle famiglie è separato e il resto… non ne parliamo…”.



[Fonte Wired.it]