I docenti dei programmi legati alle scuole aperte d’estate potranno aderire su base volontaria e verranno remunerati in base alle risorse disponibili per i moduli didattici attivati. Inoltre, il ministero ha esortato le scuole ad “arricchire l’offerta”, tramite collaborazioni con enti locali, università, organizzazioni del volontariato e del terzo settore o famiglie.
La petizione per cambiare il calendario scolastico
Per questo, l’associazione umanitaria WeWorld e l’associazione delle mamme Mammadimerda hanno lanciato una petizione per chiedere una riforma del calendario scolastico, che sia più in linea con i tempi e rispettoso delle necessità di genitori e minori. Le due organizzazioni hanno sottolineato come la pausa di 3 mesi sia una modalità datata, nata per permettere a bambine e bambini di aiutare i genitori a raccogliere il grano nei campi. Una misura di conciliazione che però non si è evoluta al passo delle esigenze delle famiglie.
Inoltre, il sistema scolastico italiano risulta essere uno dei più stressanti al mondo, con eccessivi carichi di lavoro concentrati nello stesso periodo di tempo, che comportano effetti negativi sia sul rendimento scolastico che sul benessere psicofisico di studenti e studentesse. “La lunghissima pausa scolastica moltiplica le disuguaglianze, favorisce la perdita di competenze cognitive e relazionali di bambine, bambini e adolescenti e scoraggia la conciliazione di vita-lavoro per tanti genitori costretti a destreggiarsi tra campi estivi costosissimi e mancanza di alternative a prezzi ridotti”, scrivono WeWorld e Mammadimerda.
Pertanto, la petizione delle due organizzazione chiede un’apertura delle scuole anche nei mesi di giugno e luglio, con attività extra scolastiche e conseguente rimodulazione delle pause durante l’anno, e l’introduzione obbligatoria del tempo pieno dai 3 ai 14 anni in tutte le scuole, per offrire a studenti e studentesse la possibilità di scegliere, ovunque, tra tempo pieno e parziale. Possibilità che a oggi è concessa solo a 2 studenti e studentesse su 10 della scuola primaria al Sud Italia, contro i 5 su 10 del Nord.