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lunedì, Mar 08

Se pensate di sapere quanto Il principe cerca figlio caschi in basso vi sbagliate



Da Wired.it :

Raramente un film era stato concepito e realizzato con così poca voglia di creare e così tanta determinazione a cavalcare senza crederci tutto quello che si pensa che il pubblico voglia

Non c’è da vergognarsi per aver provato tensione, interesse e un certo desiderio davanti a Il principe cerca figlio, cioè davanti all’idea di prolungare il piacere di Il principe cerca moglie con un nuovo capitolo, un ritorno a quelle atmosfere e a quei personaggi. È normale. Ma ora è uscito il film su Prime Video e quindi è il momento di prendere coscienza di quanto fosse folle anche solo pensare che Eddie Murphy oggi potesse essere all’altezza di Eddie Murphy del 1988 e che la pletora di yes men di cui si circonda per eseguire ogni suo desiderio fosse all’altezza del combattivo John Landis del 1988. Realizzata questa semplice verità non si è comunque pronti all’imbarazzante produzione che è Il principe cerca figlio.

Come tutti i sequel che arrivano molto tempo dopo l’ultimo film, anche questo è inevitabilmente una storia di tempi che cambiano. Incontriamo i personaggi così tanto dopo l’ultima volta che li abbiamo visti che parte di quel che ci viene raccontato è come tutto non sia più come nel 1988. Il principe cerca figlio però è troppo pigro per essere originale o distinguersi e preferisce aderire ad ogni nuova tendenza senza dare l’impressione di crederci. Cambiamenti sono avvenuti ma è troppo pavido e spaventato fare satira su di essi. Così la storia del principe Hakeem che diventa re ma ha solo figlie femmine e necessita di un erede maschio da far sposare con il re del regno rivale (interepretato da Wesley Snipes in cerca di consensi), cavalca il nuovo ruolo dei personaggi femminili al cinema senza volerlo prendere in giro (ma comunque subordinandolo a lui, il re). Così il regno di Zamunda superato nell’immaginario collettivo da Wakanda lo cita ma non lo prende in giro. E così anche il Queens, cambiato e rivalutato rispetto agli anni ‘80 è mostrato ma non preso in giro. Almeno per il poco che si vede.

Il titolo originale, Coming 2 America, non poteva essere più disatteso di così. Il principe cerca figlio è tutto ambientato in Africa, dove il figlio illegittimo viene portato assieme alla sua famiglia per essere ovviamente e comicamente a disagio con le questioni reali. Il vero amore non è cercato nei bassifondi quindi ma trovato per caso a palazzo anche se non è quello che il padre si aspettava. La trama è quel che è ma del resto lo era anche quella del film originale, solo che mentre Il principe cerca moglie creava di tutto in un continuo di invenzioni intorno ad un intreccio banalotto, questo film decide di non creare assolutamente niente se non il suo intreccio, che comunque è banalissimo.

A metà del film arriverà anche un riassuntino del precedente ad uso e consumo di chi non lo abbia visto e non lo ricordi, senza considerare che non serve sapere quella trama, servirebbe semmai conoscere tutti i riferimenti per godere (??) della loro rievocazione. Sempre ammesso che ci sia vero piacere nel rievocare battute e gag di altri film. Ad ogni modo è certo che Il principe cerca figlio non è così sofisticato per arrivarci, è un film fatto e consumato molto in fretta, senza nessuna tensione e con molto relax, un film in cui non è un problema se le ancelle che devono lavare il neo-principe, quelle che hanno senso di stare lì perché dovrebbero essere semi-nude e quindi creare imbarazzo, mostrano in bella vista di non essere in realtà nude ma avere un top color carne. Nessuno ha voglia di badare ai dettagli, l’importante è la nostalgia.

Invece di immaginare personaggi, scenari, gag e dettagli umoristici nuovi questo film sceglie di ripassare sistematicamente tutti quelli vecchi. Con l’eccezione della lacca per capelli Soul Glow e della famiglia produttrice c’è letteralmente ogni elemento e attore del primo film. Il principe cerca figlio non ha coraggio e forse nemmeno voglia di creare un film, solo di rievocare. Coerentemente anche Eddie Murphy, che da anni non ha nemmeno l’ombra della potenza comica che possedeva, si affida a ciò che gli rimane, cioè la capacità di rievocare quella forza e quelle risate con i suoi sorrisetti, le espressioni che ha creato e le mosse che ha reso famose. E come il suo protagonista anche questo film non riesce a fare nulla di più che stimolare il ricordo di vecchie risate.

Il fatto che l’ex principe e ora re Hakeem finisca per ricalcare le orme paterne, cercando di comandare con cinismo un matrimonio combinato per il figlio che ha scoperto appositamente per poterlo accoppiare, non fa mai di lui l’emblema di un vecchio mondo. Murphy non ha mai il coraggio di passare ad essere il potere o una figura interamente criticabile ma come tutti gli altri personaggi pretende di essere salvato dal film. Niente lo dimostra di più del ballo finale. Il simbolo dei film che hanno mollato gli ormeggi e a cui non interessa più avere la minima dignità, l’emblema più evidente di un gusto sotto le scarpe: quando con una musica in sottofondo ogni singolo personaggio balla con uno stile diverso.

Ognuno ha un momento per sé, tutti amici, tutti i conflitti appianati in un’insensata sequenza non coreografata che non è mai stato davvero chiaro a cosa dovrebbe servire? Fa ridere? Mette allegria uscendo dalla sala? Aiuta ad arrivare al minutaggio stabilito?

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[Fonte Wired.it]