La Corte ha respinto il ricorso della Procura di Agrigento contro l’ordinanza che lo scorso luglio aveva rimesso in libertà la comandante tedesca, al centro di un caso mediatico per aver forzato un blocco navale e fatto sbarcare 40 migranti la scorsa estate
La corte di Cassazione ha respinto il ricorso della procura di Agrigento contro l’ordinanza con cui lo scorso 2 luglio il gip di Agrigento aveva provveduto a non convalidare gli arresti domiciliare per Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3. Approdata a Lampedusa per far sbarcare oltre 40 migranti a bordo della nave da più di due settimane, aveva forzato un posto di blocco e per questo stata con l’accusa di violazione del decreto sicurezza bis – approvato poco tempo prima – e del codice della navigazione, e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
🔴🔴 La Cassazione rigetta il ricorso della Procura di Agrigento sulla mancata convalida dell’arresto di #CarolaRackete.
La Cassazione ci ha dato ragione: CAROLA NON DOVEVA ESSERE ARRESTATA. pic.twitter.com/lu485j3gRj
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) January 17, 2020
“Nessuno dovrebbe esser perseguito per aver aiutato persone in difficoltà”, ha commentato la notizia la stessa Carola Rackete su Twitter. “La Corte ha confermato che non mi avrebbero dovuto arrestare per aver salvato delle vite” – ha scritto – “si tratta di un verdetto importante per tutti gli operatori umanitari delle navi impegnate nei salvataggi nel Mediterraneo”. In particolare Luigi Patronaggio, procuratore di Agrigento, aveva imputato il reato di resistenza a pubblico ufficiale e violenza a nave da guerra – una motovedetta della Guardia di finanza era stata urtata nel tentativo di entrare in porto – per cui erano stati previsti gli arresti domiciliari.
🇮🇹The Italian Supreme Court confirmed today that I shouldn’t have been arrested in June for saving lives.
This is an important verdict for all sea rescue activists!
No one should be prosecuted for aiding people in need. The EU directive on “crimes of solidarity” needs reform.
— Carola Rackete (@CaroRackete) January 17, 2020
In un secondo momento, Alessandra Vella, gip di Agrigento, aveva deciso di non procedere alla convalida dell’arresto, in quanto la Rackete avrebbe “adempiuto a un dovere”, scriminante per non procedere sul caso. Secondo terza sezione penale della Cassazione, il no del gip è stato quindi legittimo. La decisione arriva dopo una camera di consiglio che si è svolta ieri e si è conclusa quindi rigettando il ricorso presentato da Patronaggio. “Non conosciamo ancora le motivazioni ma adesso sappiamo con certezza che avevamo ragione noi: Carola Rackete non andava arrestata” ha detto all’Adnkronos l’avvocato Leonardo Marino, legale della comandante tedesca. I dettagli della sentenza saranno infatti depositati entro 30 giorni.
In ogni caso, scrive Repubblica, “quanto stabilito dalla Cassazione non cambia la posizione di Rackete, che sarebbe comunque rimasta in libertà anche con un accoglimento del ricorso della procura”.
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