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La Senna è al centro dei Giochi Olimpici 2024. Dagli ultimi rilevamenti, però, sembra che le sue acque non siano sicure per la balneazione, tant’è che per il momento le competizioni di triathlon sono state rinviate. Ma cosa vuol dire non sicure per la balneazione? E quali rischi ci sarebbero per gli atleti che si immergono nelle acque della Senna?

Acque di balneazione

La Francia, così come l’Italia e il resto degli stati membri dell’Unione Europea, ha sottoscritto una direttiva, la 2006/7/CE del 15 febbraio 2006, che regolamenta la gestione delle acque di balneazione, definite – come riporta l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) – acque dolci superficiali, correnti (fiumi e ruscelli) o di lago, e acque marine nelle quali è possibile bagnarsi e svolgere attività ricreative o sportive.

Per garantire la salute delle persone (nonché per proteggere il territorio e tutelare così anche le attività economiche legate al turismo), la qualità dell’acqua di questi siti viene sottoposta a monitoraggio. La valutazione riguarda sia composti chimici (in particolare per le acque interne) sia il rischio microbiologico, definito come presenza di batteri enterococchi intestinali e** Escherichia coli**. Spetta ai sindaci, poi, sulla base dei dati riferiti alla stagione balneare precedente e dei dati provenienti dai campionamenti e analisi effettuati dalle agenzie competenti (in Italia le Arpa), identificare le aree balneabili (quelle che rispettano i requisiti di legge) e non balneabili.

Stando alla direttiva europea, la qualità delle acque viene valutata come eccellente, buona, sufficiente o scarsa sulla base di un calcolo statistico (valutazione del 95° percentile) che – per farla breve – è indice della probabilità di contrarre patologie associate alla contaminazione fecale. Per quanto riguarda le acque interne, e dunque anche i fiumi, la qualità dell’acqua è considerata scarsa al di sotto di 330 unità formanti colonie (ufc)/100ml per gli enterococchi intestinali e di 900 ufc/100ml per Escherichia coli.

I rischi per la salute

I rischi per la salute associati a scarsa qualità delle acque per contaminazione chimica sono in genere trascurabili nei siti costieri (le concentrazioni risultano molto basse data la diluizione in un’enorme quantità d’acqua, la presenza di correnti, etc), ma – avverte l’Iss – non è così per le acque interne: “soprattutto in prossimità di scarichi e acque ferme, o la presenza sulla costa della foce di un fiume di vasta portata, la presenza di sostanze, soprattutto se con proprietà irritanti, potrebbero essere causa di disturbi oculari, cutanei o respiratori.



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