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Sensibilità dei denti, è stato scoperto da dove arriva e c’entrano i pesci di milioni di anni fa

da | Mag 31, 2025 | Tecnologia


La sensibilità dei denti è un problema abbastanza comune, che una miriade di prodotti, da dentifrici e spazzolini formulati ad hoc, cerca di contrastare. Al tempo stesso la ricerca non dimentica neanche di indagare questo aspetto, non solo per trovare soluzioni al problema, ma anche per capire da dove origini. Così mentre c’è chi è impegnato a produrre dei denti artificiali, nella speranza di ovviare ai problemi che possono incorrere in seguito all’installazione dei più tradizionali impianti, c’è anche chi si occupa di denti anche da un punto di vista evolutivo. E facendolo è riuscito a capire da dove ha origine la sensibilità dei denti (a proposito, siete sicuri di lavarli come dovreste?), con qualche sorpresa.

Come sono fatti i denti

Prima di entrare nel merito della questione sulla sensibilità dei denti, facciamo un piccolo ripasso di come sono fatti (i nostri). Queste strutture si trovano alloggiate sulle gengive su cui si innestano grazie alla radice, sottostante alla corona. Semplificando, in sezione presentano diversi strati: partendo dall’esterno e dall’alto troviamo lo smalto, noto per essere il materiale in assoluto più duro di tutto il nostro corpo (è altamente mineralizzato); la dentina a seguire (un tessuto ancora discretamente mineralizzato) e ancora più internamente la polpa dentaria, custode di vasi sanguigni e terminazioni nervose, che si estende tanto nella corona che nella radice.

Si trova dunque a questo livello, nella polpa dentaria, il cuore della sensibilità ai denti, e per estensione, nella dentina che la contiene e che contiene soprattutto i tubuli dentali. Questi sono appunto dei canali in diretto collegamento con la polpa dentaria (e quindi le terminazioni nervose), che ospitano alla loro base gli odontoblasti, le cellule che fanno la dentina. La sensibilità ai denti (o ipersensibilità) si osserva quando la dentina viene a contatto diretto con diversi stimoli – spesso temperature, ma anche meccanici e chimici – causando dolore.

A cosa servono i denti? Facile, direte voi: a masticare. In realtà, non servono solo a quello: senza denti non riusciremmo a parlare e a respirare come facciamo. Ciò detto, torniamo alla questione iniziale: da dove ha avuto origine la sensibilità dei denti, ovvero come si è evoluta la dentina, il cuore di questa sensibilità? Più che per sentire l’ambiente interno a una cavità, come quella buccale, la sua funzione sensoriale sarebbe legata a una localizzazione decisamente diversa: la dentina si trovava esternamente al corpo, come confermano le sue tracce più antiche, portate alla luce da un team di ricercatori americani. I dettagli sono stati pubblicati nei giorni scorsi sulle pagine di Nature.

A caccia dell’origine della sensibilità dei denti

“I fossili dell’Ordoviciano medio rappresentano oggi la più antica testimonianza nota di tessuti dentali di vertebrati”, scrivono nello studio in questione. Vale a dire che, volendo rintracciare l’origine della sensibilità dei denti dovremmo risalire a circa 460 milioni di anni fa, ad antichi pesci corazzati. La scoperta che la dentina arriva proprio da lì è stata resa possibile dall’analisi e confronto di una serie di esoscheletri di alcuni animali viventi o estinti, che ha permesso di analizzarne in dettaglio (grazie all’uso dei raggi X e tecniche di microscopia) la struttura, si legge nel paper. E’ bene specificare che era già chiaro prima di questo studio come gli antenati dei denti fossero strutture localizzate esternamente. Sono i cosiddetti odontodi. Meno chiara e oggetto di indagine però, scrivono gli autori, è la loro comparsa nei vertebrati e la loro funzione originale: potevano servire come protezione, per la locomozione, o forse appunto come uno strumento sensoriale.

Una funzione sensoriale

Grazie alle scansioni ai raggi X degli esoscheletri di tutti questi animali, i ricercatori hanno osservato che nelle diverse specie, di vertebrati o meno, pesci primitivi corazzati e pesci moderni, si osserva una somiglianza nella struttura tra odontodi e altre strutture sensoriali. Ulteriori analisi hanno inoltre confermato l’ipotesi sensoriale osservando un’associazione tra odontodi di pesci moderni e un sistema di innervazione. “Riteniamo che i primi vertebrati, questi grandi pesci corazzati, avessero strutture molto simili, almeno morfologicamentespiega Yara Haridy, prima autrice del paper dalla University di Chicago – Hanno lo stesso aspetto negli artropodi antichi e moderni, perché tutti producono questo strato mineralizzato che ricopre i loro tessuti molli e li aiuta a percepire l’ambiente”.

Per estensione, ipotizzando dunque che la dentina si sia evoluta a partire da una struttura sensoriale presente su antichissimi pesci, anche la sensibilità dei denti appare come una scomoda eredità evolutiva. “Da questa prospettiva evolutiva – scrivono in merito gli autori – il fatto che i denti della bocca siano estremamente sensibili è un po’ meno misterioso ed è un riflesso delle loro origini evolutive all’interno dell’armatura sensoriale dei primi vertebrati”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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