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sabato, Gen 22

Servant, la terza stagione è un viaggio nella paranoia



Da Wired.it :

La terza stagione dell’horror psicologico Servant è dal 21 gennaio su Apple Tv+, il penultimo capitolo di una storia pianificata per dipanarsi lungo un arco di quattro stagioni. Ambientata nella cittadina americana di Philadelphia, incentrata su una coppia di professionisti – lui chef di cucina molecolare, lei reporter televisiva locale – che ha perso tragicamente il figlio piccolo e lo ha sostituito con una bambola reborn, raggiunge con questa terza annata vette inedite di inquietudine. “I vantaggi di lavorare a una serie quando si sa già che questa è stata rinnovata per le stagioni successive sono immensi” ha spiegato M Night Shyamalan, osannato regista de Il sesto Senso e Unbreakable, “Dare una direzione allo show sapendo dove andremo a parare è immensamente più soddisfacente.” Se la prima stagione girava intorno al mistero di Jericho – è una bambola o un bambino vero? –, la seconda ha generato intorno all’assenza dell’infante un vuoto lancinante, concentrandosi sulla relazione tra Leanne – la giovane tata fuggita dalla follia di un culto religioso – e Dorothy, disposta a tutto – anche a seviziarla – per riavere il figlio. 

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La terza stagione è un horror claustrofobico che esplora il confine tra paranoia e realtà. Leanne ha fatto tornare Jericho e si è apparentemente liberata della sua famiglia, e la sua aguzzina è tornata a essere il suo idolo: ha ottenuto la famiglia che ha sempre desiderato, ma la felicità è comunque lontana, perché la giovane vive nel terrore che la setta torni a perseguitare lei e Jericho. “Il mio personaggio ha fatto molta strada rispetto alla prima stagione, specialmente a livello di integrazione con il mondo fuori dalla realtà che conosceva, ma nei primi episodi è in balia della paranoia e ho dovuto non solo rendere questo stato d’animo ma anche essere più attiva: ho urlato a squarciagola e corso, ho dovuto correre un sacco” ha rivelato Nell Tiger Free. Anche Dorothy si trova in una posizione instabile: “Dottie aveva giurato che avrebbe rinunciato a tutto per riavere indietro Jericho ma ha ritrattato: vuole la sua famiglia perfetta ma pretende anche di riavere la propria carriera e una vita sociale ricca e soddisfacente. Vuole tutto, e il suo egoismo ha delle conseguenze” ha anticipato Lauren Ambrose, che nell’annata precedente aveva formato con la collega un duo dalla riuscita alchimia nel rappresentare il rapporto contorto e ambivalente tra idolo e idolatrato, tra aguzzina e vittima. 

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La terza stagione è permeata da un’atmosfera surreale, governata dall’impossibile serenità che aleggia a casa Turner nonostante gli abusi consumatisi nella soffitta nella quale Dorothy ha segregato Leanne. Quest’ultima si farà più vicina a Sean. Il personaggio dell’asociale e introverso cheg impersonato da Toby Kebbell è molto diverso rispetto a come lo abbiamo conosciuto: amichevole, religioso, caritatevole: “M Night Shyamalan e gli sceneggiatori mi hanno presentato questo nuovo Sean in cerca di redenzione e per me è stata dura trovare il modo per portare in scena questa nuova prospettiva”. Anche il Julian di Rupert Grint sta cambiando, ma il suo percorso è più coerente: “Disintossicato da alcol e droghe dopo l’overdose, non ha più niente a proteggerlo dalla realtà esterna e a ottunderne i sensi dal dolore e dai proprie demoni” ha commentato ii suo interprete. “Passa un momento terribile, inoltre sente la mancanza della complicità che aveva costruito con il cognato”. Se dal punto di vista della coerenza narrativa questa terza annata dà adito a delle perplessità, specialmente nella rappresentazione dei personaggi, in termini di creazione dell’atmosfera orrorifica è più riuscita. L’attenzione ai particolari disturbanti permeava morbosamente la prima (l’indugiare sul cibo, la presenza invasiva degli insetti e cosi via), la disamina della follia religiosa avvolgeva la seconda (simboleggiata dal baratro in cantina e dal dungeon in soffitta).  

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In questa terza, M Night Shyamalan ci conduce lungo il confine tra paranoia e minaccia reale, tra realtà e immaginazione, tra eventi realmente accaduti e allucinazioni generate dalla paura e dai traumi del passato. “Servant è più organica di quanto possa sembrare” assicura il produttore “e questo sarà perfettamente chiaro quando il percorso sarà completo”, e aggiunge: “Ci sono delle caratteristiche che non la abbandonano mai, come lo humour nero e le atmosfere davvero, davvero dark”.



[Fonte Wired.it]