Servizi AI online gratis? Troppo bello per essere vero. Chi si ricorda la moda delle suonerie del primo decennio del 2000? Quando i cellulari non avevano ancora gallerie multimediali, e non si poteva impostare un brano musicale per le chiamate in entrata o i messaggi, si poteva scaricare una suoneria “digitale”, che riproducesse la musica del tormentone del momento. Una moda sicuramente trash (ora considerata cringe anche a chi la seguiva) ma più di tutto un fenomeno cult del decennio 2000 – 2010, che ha portato a un giro d’affari miliardario per diverse società (Telecom Italia, Vodafone, Wind, H3g e a diverse società di servizi digitali), fino allo stop voluto dall’Antitrust, imposto con una maxi-multa da 2,2 milioni di euro, per “pratiche commerciali scorrette”.
A fronte dell’acquisto di un singolo brano digitale (o della ricezione di una suoneria in regalo) si sottoscriveva un abbonamento settimanale e in pochi giorni ci si ritrovava senza credito (nota per i più giovani, vent’anni fa non c’erano i pacchetti mensili di oggi, ma ogni attività aveva un costo a parte. Le telefonate avevano lo scatto alla risposta + un costo al minuto – diverso a seconda di chi si chiamava – gli sms costavano anche 10 centesimi l’uno e navigare su internet voleva dire finire in bancarotta).
Cambia il prodotto, non la strategia
Nel 2025 le suonerie digitali non ci sono più, ma le insidie restano: parliamo dei servizi offerti da siti che utilizzano programmi di intelligenze artificiali per trascrivere audio, tradurre conversazioni, modificare immagini, e tanto altro, come Pixgenie, Notta, Collaby, o da app come KeepClean AI (Apple Store).



