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mercoledì, Gen 08

Sex Education 2 sposta il focus dal sesso al cuore


I nuovi episodi dal 17 gennaio su Netflix, espandono gli orizzonti affrontando l’amore quanto la sessualità, le relazioni adolescenziali quanto quelle mature, perdendosi, a tratti, in una narrazione troppo corale per ritrovare coesione alla fine

 

Sex Education, la serie di Netflix secondo cui il sesso è il pensiero costante degli adolescenti, torna con la seconda stagione in otto episodi su il 17 gennaio. Ritroviamo Otis – il sedicenne figlio di un’emancipata terapista del sesso che arrotonda la paghetta dispensando ai compagni di scuola informazioni sui misteri dei genitali – più preso dai problemi sentimentali e dall’incombere della pubertà. La seconda stagione segna una nuova tappa del percorso dei protagonisti, di quel poco più maturi da rendersi conto che i dubbi più angoscianti sulle pratiche sessuali più fantasiose non sono niente rispetto ai misteri dei sentimenti. La seconda stagione mantiene lo stesso intento didattico nel rispondere alle domande sul sesso che non avreste mai osato chiedere durante l’adolescenza e offre più spazio all’analisi delle capriole sentimentali di Otis, dei suoi compagni di classe, degli insegnanti e dei genitori degli studenti.

La prima annata ci aveva mostrato il protagonista Otis bloccato in una fase di rigetto della propria sessualità, causa la sovraesposizione a cui la madre lo aveva sottoposto; lo ritroviamo nella seconda in balìa degli ormoni e delle esigenze del proprio corpo, nonché un normale ragazzino alle prese con i problemi di comunicazione con l’altro sesso. Molto spazio è dedicato al panico di chi deve affrontare la prima volta e alle incertezze di chi deve ancora definire la propria identità sessuale; c’è anche un sottotrama dedicata alle molestie (un personaggio è vittima di un maniaco sul bus) volta a sottolineare quanto ancora oggi non esista una donna che non abbia mai dovuto sopportare attenzioni indesiderate.

Tornando alle mille forme della sessualità – l’argomento motore della serie -, come afferma Gillian Anderson nei panni della mamma di Otis la sessualità è fluida e se un paio di personaggi realizzano la propria bisessualità c’è anche chi scopre di essere asessuale: sistematicamente, lo show procede prendendo in considerazione tutte le declinazioni conosciute, compreso quel “+” in Lgbt che comprende svariate minoranze. In un’era della televisione dove le serie di network (quelle dei canali in chiaro free) sono molto più bacchettone rispetto a vent’anni fa e quelle via cavo (pay) mostrano il sesso solo per provocare, Sex Education è un piccolo gioiello di onestà e verosimiglianza.

La seconda stagione è meno coinvolgente della prima, meno brillante, almeno nella prima parte. Si perde un po’ nelle numerose linee narrative e nella ricerca di un equilibrio tra disanima del sesso e disanima dei sentimenti, tra il racconto delle tappe delle acerbe relazioni adolescenziali e quello che descrive l’amore tra persone di mezza età. Gli ultimi episodi ritrovano coerenza e coesione, specialmente nella parte in cui si risolvono i confronti tra genitori e figli: tra Otis e il padre fedifrago Remi e tra la (ex) ribella Maeve e la madre reietta (la new entry Anne-Marie Duff, attrice strepitosa). Avevamo già visto il bullo Adam e il padre, preside della scuola, ai ferri corti, ed è un piccolo colpo di genio la scelta di ribaltare le situazioni dei due Groff: mentre il primo scoprendo stesso e, liberandosi dell’influenza del padre, matura gradualmente in un uomo più responsabile, il secondo sprofonda in una crisi di mezza età che lo mette di fronte alle proprie meschinità.

Il messaggio, dispensato con una precisione delicata e toccante, è quello passato da generazione in generazione, ovvero adoperarsi per non diventare come i propri padri (e madri). Era lo stesso espresso durante una delle scene cinematografiche di un teen movie degli anni ’80, Breakfast Club, film culto omaggiato in una scena della seconda stagione di Sex Education nella quale alcune studentesse sono costrette a restare il pomeriggio a scuola e saranno libere solo dopo aver scritto un saggio. Come in Breakfast Club i vari temini confluiscono in un solo saggio composto in gruppo che unisce teenager diversissime per estrazione sociale ma uniti da una (ri)trovata solidarietà.

In questa selva di personaggi – ce ne sono anche un paio di nuovi, Viv, Rahim e Isaac strumentali alle storyline dei personaggi principali – in cerca di spazio nella seconda annata, i secondari oscurano per presenza scenica e carisma i protagonisti Otis, Maeve, Ola ed Eric: sono l’eccentrica fanatica della fantascienza a luci rosse Lily, la disinibita Aimee e il citato Adam, interpretato da un bravo Connor Swindells capace di far trasparire la tempesta interiore che lo scuote mantenendo un’impossibile distacco esteriore. Sono quelli che più di tutti convincono con le rispettive evoluzioni personali.

La confezione è sempre deliziosamente pittoresca, ambientazioni, look, trucco e parrucco dei personaggi volutamente vaghi. Anche la seconda annata della serie inglese sembra concepita per sfuggire alla collocazione temporale e spaziale: nonostante si distinguano accenti britannici, l’ambiente dove sono pronunciati potrebbe tranquillamente appartenere alla provincia americana; nonostante i personaggi usino gli smartphone, il loro gergo e il loro look – coloratissimo e confusissimo come quello degli inglesi di una trentina di anni fa (prima che la globalizzazione e i negozi di catena omologassero la moda) – sembra pre-XXI secolo. Senza una generazione, una nazionalità e un decennio di riferimento, Sex Education diventa un racconto universale.

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