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giovedì, Mar 09

Sfinge, in Egitto gli archeologi ne hanno scoperta una che sorride



Da Wired.it :

Anche in questo caso, infatti, l’imperatore è stato ritratto sotto forma di sfinge, con il suo stesso volto e il corpo di un leone: i faraoni, infatti, venivano rappresentati in questo modo proprio per indicare il potere del sovrano e la discendenza dal dio Ra. Dalla mitologia greca arriva la storia dell’enigma della sfinge, secondo cui l’essere sottoponeva un enigma a coloro che volevano accedere alla città di Tebe. Proprio per questo mito la parola sfinge viene spesso usata per indicare persone enigmatiche, che hanno un’espressione imperscrutabile. La testa di Claudio in questa rappresentazione è coperta dal nemes, il copricapo dei faraoni. Sulla fronte dell’imperatore, invece, sarebbe rappresentato un uraeus, il serpente sacro simbolo del potere supremo. 

Il Museo egizio diventa digitale

Anche uno degli istituti culturali italiani più celebri ha cavalcato l’onda dell’egyptomania, la passione per l’antico Egitto, che accomuna grandi e piccini. Grazie alla collaborazione con Wikimedia e Creative Commons, il Museo egizio di Torino, ha portato anche alla digitalizzazione di ben 2.300 reperti sui 40mila conservati al museo. In seguito al lancio di questa iniziativa, nata nel 2022, saranno accessibili gratuitamente su Wikimedia le immagini delle opere custodite nel museo sfruttando le licenze Creative Commons, insieme ai dati relativi alla cronologia, alla provenienza dei reperti e ai materiali con cui sono realizzati. Non è la prima iniziativa di questo tipo che il Museo egizio, uno dei più all’avanguardia tra le istituzioni italiane sulla digitalizzazione e sul tema dell’Open Access, utilizzo per avvicinare i visitatori al suo patrimonio: prima della pandemia l’istituto ha dato inizio al Turin Papyrus Online Platform, vincitore del premio del Patrimonio/ premio Europa nostra 2020 nella categoria ricerca, che contiene fotografie ad alta risoluzione, descrizioni e trascrizioni di una parte dei 700 manoscritti e oltre 17mila frammenti di papiro

Nel 2021, invece, il museo ha intrapreso il percorso di digitalizzazione dell’archivio fotografico storico, che custodisce 45mila opere suddivise in lastre di vetro e su celluloide stampe ottocentesche e novecentesche, diapositive, che documentano un arco temporale tra la seconda metà dell’Ottocento e i primissimi anni Duemila e che documenta per immagini le missioni archeologiche italiane dal 1903 al 1937 in 14 località in Egitto, che portarono a Torino oltre 30mila reperti. L’archivio storico fotografico digitale è stato insignito del premio Museo Open Culture Italia, ideato dall’International Council of Museum (Icom-Italia), Wikimedia Italia e Creative Commons Italia. Ricordiamo, infine, che Wikimedia Italia che ha lanciato Tutti i musei su Wikipedia, l’iniziativa che ha lo scopo di invitare le 3.000 istituzioni culturali italiane a collaborare con Wikipedia e i progetti Wikimedia, accompagnandole nell’elaborazione di una Open Access Policy e nella pubblicazione di immagini e documenti con strumenti e licenze libere. 



[Fonte Wired.it]