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Siamo nel mezzo di una vera emergenza climatica: l’allarme di 11mila scienziati

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06/11/2019
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Secondo oltre 11mila esperti, il mondo è in piena crisi climatica. Lo studio, pubblicato su BioScience, individua sei aree su cui agire tempestivamente

emergenza climatica
(Foto: Forest Service/Gaule/Jones)

Il mondo è nel bel mezzo di una emergenza climatica, e “immense sofferenze umane” saranno inevitabili senza cambiamenti profondi e duraturi nelle attività antropiche che contribuiscono alle emissioni di gas serra e ad altri fattori legati ai cambiamenti climatici. È questo l’allarme appena lanciato sulla rivista BioScience da oltre 11mila ricercatori di 153 Paesi diversi. Una coalizione globale di scienziati, coordinata da William J Ripple della Oregon State University, che dopo aver analizzato ben 40 anni di dati scientifici, ha proposto sei azioni urgenti, dall’alimentazione all’economia, per far fronte alla crisi del nostro pianeta. “Gli scienziati hanno l’obbligo morale di avvertire l’umanità di qualsiasi grande minaccia“, ha affermato Thomas Newsome della School of Life and Environment Sciences. “Dai dati che abbiamo, è chiaro che stiamo affrontando un’emergenza climatica”.

Nella dichiarazione di emergenza climatica, i ricercatori hanno individuato sei obbiettivi in cui l’umanità dovrebbe prendere provvedimenti immediati per rallentare gli effetti del riscaldamento globale. Prima fra tutti c’è la produzione di energia: stando ai dati dello studio, infatti, bisogna per esempio, sostituire i combustibili fossili con fonti rinnovabili a basse emissioni di anidride carbonica, e imporre tasse sui combustibili fossili sufficientemente elevate da limitarne l’utilizzo. Inoltre, è necessario ridurre rapidamente le emissioni di metano, idrofluorocarburi e altri inquinanti climatici di breve durata. Ciò, spiegano i ricercatori, potrebbe potenzialmente diminuire a breve termine di oltre il 50% il riscaldamento nei prossimi decenni. E ancora: bisogna ripristinare e proteggere gli ecosistemi come foreste, praterie, torbiere per consentire loro di raggiungere il loro potenziale ecologico e contribuire alla cattura dell’anidride carbonica.

Per quanto riguarda l’alimentazione, i ricercatori suggeriscono di mangiare più vegetali e consumare meno prodotti animali, per ridurre significativamente le emissioni di metano e altri gas a effetto serra e liberare le terre coltivabili per la produzione di cibo umano, anziché per l’alimentazione del bestiame. Sempre in questo ambito, è importante anche ridurre gli sprechi: gli scienziati, infatti, affermano che almeno un terzo di tutto il cibo prodotto finisce come spazzatura.

Per quanto riguarda il mondo dell’economia, si dovrebbe per esempio incentivare la politica del carbon free e spostare gli obbiettivi lontano dalla crescita del prodotto interno lordo e dalla ricerca della ricchezza. Infine, come ultimo obbiettivo, è necessario stabilizzare la popolazione globale che attualmente cresce di oltre 200mila persone al giorno, attraverso approcci che garantiscano giustizia sociale ed economica. “Nonostante 40 anni di importanti trattative globali, abbiamo continuato a comportarci come al solito e non siamo riusciti a far fronte a questa crisi”, commenta Ripple. “Il cambiamento climatico è arrivato e sta accelerando più rapidamente di quanto molti scienziati si aspettavano”.

Ci sono, tuttavia, anche alcuni segnali positivi e incoraggianti, tra cui la diminuzione dei tassi di natalità, la decelerazione della perdita della foresta amazzonica e l’aumento dei comparti solare ed eolico. Anche se, sottolineano i ricercatori, questi dati si stanno ulteriormente modificando: per esempio, il calo della crescita demografica è rallentato negli ultimi 20 anni e il ritmo della perdita delle foreste amazzoniche sembra riprendere ad aumentare. “La temperatura globale, il contenuto di calore nell’oceano, il clima estremo e i suoi costi, il livello del mare, l’acidità dell’oceano e gli incendi sono tutti in aumento”, conclude Ripple. “A livello globale, il ghiaccio sta rapidamente scomparendo, come dimostrato dalle diminuzioni del ghiaccio marino artico minimo estivo, delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartico e dello spessore del ghiacciai .Tutti questi rapidi cambiamenti evidenziano l’urgente necessità di agire”.

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