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Siamo stati dietro le quinte della 24 Ore di Le Mans per vedere gli ultimi sviluppi tecnologici

by | Giu 17, 2024 | Tecnologia


Si tratta di un mondo a parte quello che ogni anno si raduna a Le Mans per celebrare il rito delle hypercar. La ventiquattrore che da sempre attira migliaia di appassionati attorno al circuito francese per una non stop che parte dalle ore 16 del sabato e si conclude allo scoccare della stessa ora della domenica. Un rito pagano, una filter bubble di Eli Pariser, una sfera di Sloterdijk, che coinvolge generazioni diverse all’interno della quale si condividono sigle, codici, regole inderogabili, ma anche passione, rumore costante dei motori e odore di benzina e di gomma bruciata.

Una festa che va oltre lo sport

Uno spettacolo che non è solo sportivo, perché ha anche i tratti della fiera di paese con birra e grigliate, sedie a sdraio, giocolieri e ballerine di samba e can-can sulla grid walk. Quando le auto sono tutte schierate sulla griglia di partenza, mentre vengono messe a punto le ultime strategie, i piloti insieme ai meccanici posano come degli attori di Hollywood. Seguire le hypercar a Le Mans diventa ipnotico, con giri che si perpetuano scandendo il cronometro circolare del circuito di La Sarthe ed esorcizzando il pericolo della fine con la paura costante che avvenga un incidente, rendendola di fatto un’esperienza unica. Vince chi durante La 24 ore riesce a percorre più chilometri possibili dei 13.626 metri previsti per ogni giro, dove 9 chilometri vengono corsi su strade regionali pubbliche, mentre la restante parte sull’asfalto del circuito Bugatti.

A Le Mans siamo entrati in punta di piedi nel box di un’hypercar – stando bene attenti a non intralciare il passaggio degli ingegneri e dei meccanici – e con la fortuna di poter assistere al backstage del pit stop della Porsche 963 numero 6 guidata dal pilota francese Kevin Estre, così da poter ammirare da vicino motori, semiassi e gli infiniti set di gomme (14 per vettura).

Siamo stati dietro le quinte della 24 Ore di Le Mans per vedere gli ultimi sviluppi tecnologici

Photo by Gabriele Nava

La Porsche 963, partita in pole position e poi arrivata a fine gara quarta, è una macchina da corsa Le Mans Daytona h (LMDh) costruita da Porsche insieme a Multimatic. Un progettato realizzato proprio nell’ottica di dominare questo tipo di gare, dove l’elemento che fa la differenza è la resistenza. Infatti, traendo ispirazione da predecessori leggendari come la Porsche 956 e 962, la 963 combina un’aerodinamica avanzata con un propulsore ibrido per prestazioni eccezionali.

La Porsche Penske numero 6 di Kevin Estre che ha conquistato la pole position

La Porsche Penske numero 6 di Kevin Estre che ha conquistato la pole position

Photo by Gabriele Nava

Le principali innovazioni

Le principali innovazioni tecnologiche nelle hypercar del 2024 sono: i motori ibridi, che combinano una componente elettrica con un motore tradizionale per aumentare la potenza e l’efficienza energetica, gli pneumatici Michelin che offrono maggiore resistenza e sicurezza in condizioni estreme di guida e la resistenza dei materiali considerando lo stress al quale le hypercar sono sottoposte. Infine, il 4×4 viene introdotto come parte del sistema di trazione integrale (4wd). Questo sistema, che utilizza l’unità elettrica posta sull’asse anteriore per fornire una maggiore trazione integrale e ne migliora le prestazioni della vettura in determinate condizioni di guida, come per esempio, in accelerazione o mentre si gira in curva a una velocità sostenuta.

Le vetture hypercar possono essere costruite secondo due regolamenti tecnici, Le Mans Hypercar (Lmh), che permette ai costruttori di progettare e costruire le loro auto, e Le Mans Daytona h (Lmdh), che utilizza i telai dei costruttori autorizzati. Questa differenza sostanziale tra le due tipologie di hypercar si ripercuote nell’aerodinamica, dove infatti le Lmh non hanno restrizioni specifiche, al contrario delle Lmdh che hanno delle limitazioni in termini di consumo di carburante e di attenzione alla sicurezza. Venendo al motore, Lmh permette l’utilizzo di motori quattro tempi alimentati a benzina con cilindrata libera, mentre Lmdh utilizza motori ibridi con componenti elettrici e una potenza massima totale di 500 kW (680 CV). Il tutto si traduce in un vantaggio economico per quest’ultime rispetto alle prime, potendo usufruire di telai forniti da costruttori autorizzati e di motori ibridi, riducendo così i costi di sviluppo e produzione.

L’incognita BoP

Per trovare una soluzione che portasse un minimo di uguaglianza tra vetture così diverse, si è introdotto il Balance of Performance, che è stato accettato da tutti i costruttori, in modo da bilanciare il potenziale delle vetture in termini di prestazione. Il BoP non interferisce su quei fattori determinanti nell’economia di una gara come l’abilità dei piloti, la corretta gestione degli pneumatici o la scaltra efficienza del pit stop, ma basandosi su dati raccolti in ogni gara, si introduce un handicap variabile di peso. Infatti, se un brand è in media più veloce rispetto a un costruttore medio, si deve sobbarcare una zavorra per rallentare la vettura col proposito di livellare le differenze di velocità. L’unica eccezione è proprio qui a Le Mans, dove il BoP tiene conto non delle gare del campionato in corso, ma dei dati della gara dell’anno precedente.

Una videocamera posteriore

Condividendo la pista con hypercar e LMP2, molto più veloci, le vetture LMGT3 possono essere superate più di 600 volte durante la 24 Ore di Le Mans. Per questa ragione sono state introdotte delle telecamere posteriori in modo che i conducenti possano vedere le auto che sopraggiungono in modo più efficace, offrendogli un visione più chiara anche della parte posteriore. Questo dà delle indicazioni precise sulla traiettoria delle vetture in avvicinamento, riducendo considerevolmente le collisioni e gli incidenti durante i sorpassi.

Idrogeno in pole

Davanti alla macchina in pole a Le Mans quest’anno ha posato per i fotografi una vettu

Siamo stati dietro le quinte della 24 Ore di Le Mans per vedere gli ultimi sviluppi tecnologici

Photo by Gabriele Nava

ra a idrogeno con un motore da 443 kW e una coppia di 650 Nm sviluppati in modo che l’auto potesse affrontare oltre 5.000 chilometri di test in condizioni di gara, nell’ottica di perseguire lo sviluppo nell’industria automobilistica di un’alimentazione a fonti energetiche sostenib

ili. La Ligier JS2 RH2, sviluppata con Bosch, per ovviare al problema dello stoccaggio dell’id

rogeno gassoso che ne limita la quantità in quanto soggetto a minore densità, esplora le potenzialità dell’idrogeno liquido come alternativa praticabile, offrendo potenzialmente una maggiore efficienza grazie proprio alla sua maggiore densità.

La vettura ha effettuato un giro dimostrativo per poi sfilare lasciando il palcoscenico ai bolidi pancia a terra pronti alla sfida h24.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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