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Siccità in Iran, Teheran potrebbe essere parzialmente evacuata se non dovesse piovere fino a dicembre

by | Nov 13, 2025 | Tecnologia


L’appello di Pezeshkian rappresenta anche un tentativo di mobilitare la popolazione. “Ogni cittadino deve sentirsi responsabile e ridurre significativamente il proprio consumo d’acqua, ha affermato il presidente, sottolineando che la gestione di una risorsa ormai scarsa richiede lo sforzo collettivo dell’intera nazione. Le autorità hanno iniziato a discutere misure drastiche come la chiusura temporanea di stabilimenti industriali ad alto consumo idrico e la riduzione delle forniture agricole, decisioni che potrebbero avere ripercussioni significative sull’economia nazionale.

Le cause di una “catastrofe prevedibile”

Gli esperti ambientali avvertono da anni che le politiche agricole del paese, basate su colture ad alta intensità idrica come il grano e il riso in zone aride, sono insostenibili. Durante il regime dello shah negli anni Settanta, il governo promosse progetti di irrigazione su larga scala che hanno prosciugato fiumi e laghi. Il lago di Urmia, situato nel nordovest del paese e un tempo uno dei più grandi laghi salati al mondo, ha perso oltre l’80% della sua superficie negli ultimi trent’anni, trasformandosi in un deserto salino che genera tempeste di polvere tossica.

I cambiamenti climatici hanno amplificato questi problemi. Le temperature medie in Iran sono aumentate di circa due gradi celsius rispetto ai livelli preindustriali, un incremento superiore alla media globale. Questa tendenza ha ridotto drasticamente le precipitazioni nevose sulle montagne Zagros e Alborz, le principali fonti di acqua dolce per il paese attraverso lo scioglimento stagionale. Gli scienziati prevedono che entro la metà del secolo le temperature potrebbero aumentare ulteriormente di altri 3 gradi Celsius, rendendo gran parte del territorio iraniano sostanzialmente inabitabile durante i mesi estivi.

La crisi climatica inasprisce le tensioni regionali

Le rivalità tra paesi confinanti hanno reso ancora più difficile la gestione delle risorse idriche. L’Iran condivide, infatti, diversi bacini fluviali con i paesi vicini, in particolare Turchia, Iraq e Afghanistan. In particolare, la costruzione di dighe da parte della Turchia sui fiumi Tigri ed Eufrate ha ridotto significativamente il flusso d’acqua verso l’Iran occidentale. Analogamente, i progetti idraulici afghani sul fiume Helmand hanno diminuito le forniture idriche alle province orientali iraniane. Queste dispute transfrontaliere sull’acqua rischiano di trasformarsi in conflitti aperti, dato che diverse nazioni della regione dipendono dalle stesse limitate risorse idriche.

L’avvertimento del presidente Pezeshkian arriva in un momento particolarmente delicato per il regime iraniano. Il paese sta affrontando una profonda crisi economica, aggravata dalle sanzioni internazionali e dall’inflazione galoppante. Le proteste popolari per le condizioni di vita sono aumentate negli ultimi anni, alimentate anche dalla percezione di una cattiva gestione governativa delle risorse naturali. L’eventuale necessità di evacuare parti di Teheran rappresenterebbe non solo una catastrofe umanitaria, ma anche un colpo devastante alla legittimità del governo, costretto ad ammettere l’incapacità di garantire ai cittadini uno dei bisogni fondamentali: l’accesso all’acqua.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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