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domenica, Feb 20

Sicilia, il surriscaldamento globale ha soppiantato gli agrumi con la frutta tropicale



Da Wired.it :

Nel bacino del Mediterraneo il riscaldamento globale ha iniziato a mostrare i suoi effetti già dall’Ottocento, con temperature che variano in media di un decimo di grado ogni dieci anni. In particolare, il clima della Sicilia è diventato estremo e altalenante a causa della tropicalizzazione, un processo di trasformazione della macchia mediterranea in aree tropicali con fioritura di piante fuori dal proprio habitat naturale. 

“Il cambiamento climatico esiste da ere geologiche ed ha reso possibile l’evoluzione degli organismi viventi sulla terra. Le forme di vita sono state da sempre forzate ad adattarsi a nuove condizioni ambientali, basti pensare a cosa avvenne nel nostro emisfero in termini di biodiversità durante le sei glaciazioni del Quaternario. Il clima è da sempre stato dinamico. Quello che oggi è cambiato è la rapidità con la quale esso si sta modificando”, spiega Christian Mulder, docente di Ecologia e cambiamenti climatici all’università di Catania. 

L’agricoltura si adatta al cambiamento climatico

Immense distese di sabbia, carenza d’acqua e temperature troppo elevate incentivano una già galoppante desertificazione Inoltre il degrado forestale, l’erosione e il dissesto idrogeologico si traducono in un impoverimento dei terreni. A risentire immediatamente di questo drastico cambiamento climatico è proprio il settore agricolo

“Innovazione e ricerca sono le parole che si ripetono più frequentemente nei piani operativi finanziati dall’Unione Europa per ciò che concerne l’agricoltura in Sicilia con una soglia di spesa minima che oggi diventa del 5%”, spiega Giuseppe Di Silvestro, presidente dell’Op Rossa di Sicilia, società cooperativa agricola specializzata nella produzione di arance tarocco e sanguinelli siciliani. Produttori e mondo accademico sono in continuo confronto per discutere sugli effetti biologici e sulle ricadute agronomiche, determinate dai repentini cambiamenti climatici, ma soprattutto per realizzare valide strategie a breve e lungo raggio, che riguardano l’agricoltura del futuro e l’impatto sull’economia

“È necessario che si costituisca una cabina di regia inserendo meno politica e più competenza tecnica e ricerca. L’invito è rivolto soprattutto agli agricoltori in modo che prendano atto che il mondo agricolo e agrumicolo siciliano sono cambiati ed è necessario adottare nuovi strumenti”, continua Di Silvestro. Così da terra di vigne, ulivi e agrumi, la Sicilia ha modificato il suo profilo, adattandosi all’emergenza climatica pur con qualche rischio, ma con l’interesse comune di produrre consapevolmente frutti distanti dalla tradizione locale, come mango, kiwi, papaya, lychees e da poco anche caffè. 

Un caffè made in Sicily

Ad aprire la pista a coltivazioni inusuali è l’azienda palermitana Morettino che ha deciso di adattare i suoi terreni, nella borgata di San Lorenzo ai Colli, testando la possibilità di coltivare piante di caffè en plen air, senza uso di serre e pesticidi. Si tratta del primo esperimento di produzione di bacche che ha visto la crescita di piante ben adattate al nuovo clima, a circa 350 metri sul livello del mare e a latitudini superiori rispetto alla coffee belt, l’area tra i due Tropici in cui sono presenti le maggiori piantagioni del mondo, tra l’America Latina, l’Africa orientale e il sud-est asiatico. “È un sogno che si è realizzato nel giardino della nostra fabbrica museale, grazie alla collaborazione con l’orto botanico di Palermo che importò un secolo fa i primi semi dall’Etiopia. Da essi quest’anno abbiamo avuto un raccolto straordinario di arabica a chilometro zero”, spiega Andrea Morettino. 



[Fonte Wired.it]