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giovedì, Mar 16

Silicon Valley Bank, chi prenderà il suo posto?



Da Wired.it :

Svb avrebbe potuto tutelarsi in previsione di un possibile aumento dei tassi di interesse e non investire così tanto denaro in titoli a tasso fisso. Gli enti regolatori avrebbero potuto prestare maggiore attenzione ai crescenti rischi corsi dalla banca e chiederle di diversificare il suo portafoglio. Quando hanno iniziato a emergere i primi problemi, Svb avrebbe potuto curare meglio la propria comunicazione e rassicurare i correntisti invece di gettarli nel panico. Founders fund, la società di venture capital del controverso Peter Thiel, avrebbe potuto evitare di contribuire alla frenetica corsa agli sportelli ritirando tutti i suoi soldi dalla banca. E così via.

In altre parole, esiste un mondo in cui diverse persone hanno preso decisioni migliori e Svb ha continuato a operare tranquillamente. La domanda è: è questo il mondo che vogliamo? 

Secondo un possibile punto di vista la risposta è no, e questo crollo, oltre a essere una lezione salutare per l’industria tecnologica, rappresenterebbe per il settore tech un’opportunità per aprirsi e imparare a parlare con il sistema finanziario nella sua interezza. In un certo senso, Svb è crollata per lo stesso motivo per cui negli Stati Uniti i fondatori di startup neri, latino-americani e le donne fanno ancora fatica a ottenere finanziamenti dai fondi di venture capital, o per cui persone come Sam Bankman-Fried riescono a convincere le persone ad affidar loro miliardi per truffe basate sulle criptovalute: l’industria tecnologica e i suoi finanziamenti si fondano sulle relazioni.

Avere delle banche dedicate esclusivamente al settore tecnologico, poi, ha un che di arcaico. La tecnologia è ovunque e se un paese come gli Stati Uniti vuole rimanere competitivo nella corsa all’innovazione globale, ogni grande banca non dovrebbe forse imparare a conoscere le esigenze delle startup e dei fondi di venture capital e creare una divisione tech, con filiali in tutti i principali centri tecnologici del paese?

Sulla scia del fallimento di Svb potremmo iniziare a vedere qualcosa del genere. Qualsiasi cosa io scriva su come finirà questa saga diventerebbe probabilmente obsoleta ancor prima di essere pubblicata, ma uno scenario plausibile è che una banca di Wall Street compri Svb, acquisendo sia gli asset che i correntisti dell’istituto, come spesso accade quando fallisce una banca. Questo aiuterebbe a evitare che il mondo delle startup si fermi e consentirebbe all’acquirente di accedere a una nuova classe di clienti. A quel punto è possibile che altre grandi banche, per non rimanere tagliate fuori, inizino a corteggiare fondatori di startup e investitori tecnologici.

L’importanza di una banca dedicata

Un punto di vista alternativo, tuttavia, è che il modello della Silicon Valley Bank – per quanto simile a quello di un club esclusivo – sia in realtà positivo per l’innovazione. Il problema delle banche più importanti è che “offrono servizi finanziari uguali per tutti“, spiega Robert Hockett, professore della Cornell law school. Una banca specializzata, invece, può essere considerata “una sorta di credito cooperativo per l’industria tecnologica“, dove i membri si prestano (e prendono in prestito) denaro tra loro e hanno una migliore comprensione delle esigenze altrui. Rispetto ad altri istituti, Svb era più propensa a offrire mutui ai fondatori di startup a dispetto dell’imprevedibilità dei loro flussi di reddito, e a dimostrarsi comprensiva nei periodi di scarsa liquidità.





[Fonte Wired.it]