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domenica, Mag 14

Silo, per l’autore dei libri anche Bambi è una storia distopica | Wired Italia



Da Wired.it :

Provo un misto di eccitazione e paura, propendendo più per l’eccitazione. Credo che le persone con cui ho parlato e che hanno ammesso di avere paura non si fossero rese conto che sarebbe successo veramente.

L’idea delle Ai nella nostra vita si è fatta avanti prepotentemente nella coscienza collettiva negli ultimi mesi, ma è un argomento di cui si parla da anni.

Ne ho scritto spesso sul mio blog, ma senza specificare se sapevo quando sarebbe successo davvero. Tre o quattro anni fa, sempre sul mio blog, ho predetto che nei prossimi dieci anni un computer avrebbe scritto un libro indistinguibile da quello di un autore umano. Alcuni non ci hanno creduto e adesso sono molto spaventati, mentre io mi sono gradualmente abituato all’idea nell’arco di un decennio.

Gli editori di fantascienza si stanno già occupando di opere generate dall’intelligenza artificiale. Come scrittore specializzato in questo genere, questo la fa riflettere?

Penso che questi sviluppi siano inevitabili, ma il modo in cui li usiamo e li affrontiamo è adattabile. Possiamo essere ottimisti, fiduciosi e creativi mentre ricorriamo a questi strumenti, oppure possiamo strapparci i capelli ed essere turbati e stressati. Questo è ciò che possiamo scegliere, e io sceglierò di essere entusiasta di qualcosa che abbiamo creato insieme, cumulativamente, perché gli strumenti di Ai generativa sono fondamentalmente basati sul patrimonio degli scritti dell’umanità. Ha imparato da noi.

Molti temono che l’intelligenza artificiale possa rubar loro il lavoro. Come autore, c’è una parte di lei che pensa: “Beh, per dire a un’Ai di scrivere un libro nello stile di Hugh Howey, deve comunque conoscerne il lavoro“?

Il motivo per cui non ho paura è che quando ho iniziato a scrivere non ho mai pensato che mi sarei guadagnato da vivere facendo l’autore di romanzi. Ho lavorato in una libreria mentre cercavo di sfondare come scrittore, e ogni settimana uscivano migliaia e migliaia di libri. Non riuscivamo nemmeno a ordinarli tutti, erano troppi. Sfogliavamo cataloghi fittissimi di nuovi romanzi e alla fine ne ordinavamo solo una ventina da un editore e altri venti da un altro. L’idea che, con tutte quella concorrenza, avrei potuto pubblicare qualcosa di mio e addirittura guadagnarmi da vivere era assurda. Il motivo per cui ho iniziato a scrivere è che amo raccontare storie, e solo perché un’intelligenza artificiale lo farà meglio di me non significa che mi toglierà il divertimento. Mi piace giocare a scacchi, ma un computer mi batterà cento volte su cento a ogni partita. Questo non significa che mi passi la voglia di giocare o guardare altre persone farlo.





[Fonte Wired.it]