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venerdì, Apr 16

Smart home, gli italiani sono disposti a spendere?



Da Wired.it :

Apparecchi connessi e smart speaker stanno prendendo piede, spinti anche da risparmio energetico e nuovi bisogni. Per Tim nel 2023 il mercato supererà il miliardo di giro d’affari

smart home

Gli italiani che aspirano a possedere una casa più tecnologica e intelligente desiderano soprattutto ridurre i consumi energetici, risparmiare tempo con l’automazione remota e soprattutto elevare la qualità della sicurezza, del benessere e dell’intrattenimento. Il primo rapporto Smart Home – internet of things nelle case italiane del Centro Studi Tim delinea uno scenario incoraggiante per il comparto sebbene il 2020 a causa della pandemia abbia rallentato un po’ la sua corsa. “La ricerca evidenzia come la disponibilità di una casa intelligente, connessa con la banda ultralarga e dotata dei moderni dispositivi di domotica, non solo rende più comoda e sicura la vita di chi vi abita ma contribuisce a migliorare l’ambiente supportando anche la transizione ecologica del Paese“, sostiene Carlo Nardello, chief strategy, business development e transformation officer di Tim: “Inoltre, si tratta di un mercato a elevata potenzialità che stimiamo raddoppierà il giro d’affari in pochi anni in fino a superare il miliardo di euro entro il 2023“.

Più oggetti smart nelle case italiane

In sostanza, si sono venduti meno oggetti smart ma a un numero più ampio di famiglie rispetto al passato“, riporta lo studio: “Per il 2021 la crescita attesa in Europa dovrebbe ripartire con l’intensità del 2019, se non ancora maggiore, in linea con quanto prospettano recenti indagini sul mercato statunitense“. Da ricordare che il mercato globale nel 2020 ha raggiunto un valore di 68 miliardi di euro, ma nel 2023 l’incremento annuo medio del 17% consentirà di superare i 110 miliardi di euro. Stati Uniti e Cina si spartiscono rispettivamente il 20% e il 40% del mercato. In Europa svetta il Regno Unito, dove per ogni 10 case ci sono 18 oggetti smart. Seguono la Germania (16 oggetti), Francia (12), l’Italia (6) e la Spagna (4). In Italia questo segmento nel 2020 ha raggiunto i 566 milioni di euro, registrando una lieve contrazione rispetto al 2019 (-6%) a causa di Covid.

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Centro Studi Tim

Cos’è realmente una smart home?

Quando si parla di smart home si intende “un’abitazione dotata di uno o più dispositivi interconnessi per l’automazione della casa, collegati al web e comandabili da remoto“. Si pensi per esempio alla presenza di smart speaker (altoparlanti con assistenti vocali), elettrodomestici connessi, prese smart, telecamere intelligenti, sistemi di illuminazione, sensoristica. Tim ha escluso dalla sua indagine i semplici possessori di comuni smart tv poiché di solito non sono interconnessi con altri dispositivi.

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Centro Studi Tim

Le nuove esigenze dettate dalla crisi pandemica hanno portato molte famiglie a riconvertire le proprie abitazioni in uffici, aule per la didattica e perfino in palestre dove poter svolgere attività fisica“, sottolinea il documento: “A questo ripensamento delle mura domestiche che, di per sé, già rappresenta un elemento di stimolo per il mercato degli oggetti connessi ad uso casalingo, si aggiunge il fatto che la componente di efficienza energetica della domotica potrà continuare a godere di incentivi statali che sono stati ulteriormente rafforzati nel corso del 2020 (ecobonus, superbonus)“.

Smart speaker, il prodotto più gettonato

Gli smart speaker sono l’amuse-bouche che stimola l’appetito degli italiani proiettati verso una casa intelligente. I dati di Tim confermano che nel 2019 con 110 milioni di euro faceva ancora da traino l’home entertainment con audio multi-room, Google Chromecast e Amazon Fire Stick. Dopodiché nel 2020 è avvenuto il sorpasso con gli smart speaker a quota 106 milioni di euro. E la previsione è che nel 2023 raggiungano i 236 milioni (+30% media annua), seguiti da gateway, hub, prese smart e pulsanti programmabili con un venduto di 211 milioni.

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Mercato smart speaker (Celi)

Però non bisogna farsi false illusioni poiché ancora oggi la maggior parte degli utenti impiega questi altoparlanti di nuova generazione soprattutto per ascoltare la musica dei servizi streaming o la radio, consultare il meteo e accedere alle funzionalità orologio (ora, sveglia, timer, etc.) La conferma giunge dall’ultima indagine realizzata da Celi, l’azienda di natural language processing e intelligenza artificiale (Ai) di H-farm. Awareness ed experience, assistenti conversazionali in Italia, grazie a un questionario strutturato sottoposto a un campione di età compresa tra 18 e 74 anni, svela che gli smart speaker potrebbero essere impiegati per gestire sensori o apparecchiature smart, ma pochissimi li usano su questo fronte.

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Soddisfazione clienti (Celi)

Per altro i prodotti più gettonati sono gli Amazon Echo che supportano l’interfaccia vocale Alexa, seguiti dai modelli (9%) compatibili con Google Home. E alla domanda sul motivo dell’acquisto, il 36% ha risposto che “il prezzo era vantaggioso, il 26% che si fidava della marca e il 20% che ne gradiva il design. Amazon in effetti ha fortemente scontato molti dei suoi prodotti, mentre l’ecosistema Google Home si distingue per il supporto di moltissime app.

La maggior parte degli acquirenti si dice molto soddisfatto (30%) o abbastanza soddisfatto (49%). I poco soddisfatti (21%) lamentano l’incapacità dell’interfaccia vocale di comprendere le richieste (11%), la disponibilità esigua di funzionalità (8%) e il ridotto uso (8%).

La casa ideale

Il 46% dei rispondenti di un’indagine Doxa, svolta in Italia dopo il lockdown, ha ammesso di voler apportare modifiche alla propria casa, il 16% lo farebbe per migliorarne le dotazioni tecnologiche, mentre l’11% per aumentarne l’efficienza energetica. “Per il 90% degli italiani la casa è in cima alla lista delle priorità, ma quasi la metà degli italiani (48%) si dice non pienamente o solo parzialmente soddisfatto della propria casa, con una differenza legata all’età e al reddito, oltre che alla tipologia di casa e al titolo di godimento dell’immobile“, emerge dal sondaggio. Fra i principali motivi di insoddisfazione: le caratteristiche strutturali degli edifici, il desiderio di vivere in case più efficienti a livello energetico per ottenere benefici ambientali ed economici, la possibilità di programmare con semplicità alcune attività.

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Centro Studi Tim

La casa ideale ha un collegamento internet veloce e stabile, è connessa con il wi-fi e controllabile dall’esterno attraverso lo smartphone, con sistemi di sicurezza avanzati, e rilevatori di perdite e guasti“, puntualizza Tim.

In ogni caso, a prescindere dagli elementi di maggior appeal per le famiglie, sono caratterizzanti le diverse fasce di reddito, la zona di residenza, il livello di istruzione e l’età. La presenza in casa di almeno un oggetto smart cresce all’aumentare dei componenti della famiglia, dal 28% del single fino al 56% del nucleo di almeno 5 persone. La presenza di connettività ad alta velocità si lega a una maggiore propensione all’acquisto di un oggetto smart: chi ha una connessione dati stabile e veloce possiede un oggetto smart nel 66% dei casi ed intende acquistarlo nel 68% dei casi.

Come primo acquisto, i kit sono spesso considerati la soluzione più semplice dagli italiani, specialmente da chi non ha ancora dimestichezza con gli oggetti smart, mentre l’acquisto del singolo prodotto è preferito da chi già possiede oggetti smart per una maggiore libertà di scelta delle caratteristiche dell’oggetto (88%) e la ricerca di un risparmio economico (83%)“, sottolinea Tim.

Gli effetti sul mercato immobiliare

Smart home e banda larga iniziano ad avere sempre più peso nel mercato immobiliare, ma per quanto riguarda l’Italia lo scenario non è ancora chiaro. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dove il settore è più maturo, “per l’acquisto di una casa con fibra ottica si paga un prezzo del 3% più alto, che diventa il 15% in caso di affitto“, dice Tim. Le case senza connessione o con velocità di download ridotte possono valere il 20% -24% in meno.

Internet è ora la quarta utility dopo gas, elettricità e acqua“, sottolinea l’azienda: “La smart home è data per scontata per le case nuove e/o di lusso, mentre per le altre case ogni soluzione smart installata porta un valore aggiuntivo dal 1% al 5%“.  La Smart Home è percepita come fattore differenziante ed attrattivo, per cui si riducono i tempi di vendita dell’immobile. Quindi ragionando in prospettiva si può affermare che in Italia smart home e connettività potrebbero contribuire a mettere un freno al generale decremento (-25%) del prezzo delle abitazioni negli ultimi otto anni.

Assicurazioni e smart home

Tim ha rilevato nella sua indagine che il mercato assicurativo italiano considera la smart home come uno strumento di marketing. “Viene associata alle offerte assicurative sugli immobili come elemento di differenziazione, ma non si valorizza l’opportunità di rimodulazione del rischio in base alle informazioni raccolte dai sensori installati“, sottolinea il rapporto. Negli Stati Uniti invece le “le case con sensori di umidità e monitoraggio d’acqua subiscono il 90% di danni in meno“, di conseguenza “più della metà (54%) dei proprietari di casa e il 40% degli inquilini dichiarano che acquisterebbero una polizza assicurativa collegata alla Smart Home e pagherebbero il servizio a fronte di alcuni incentivi“.

Secondo Lorenzo Foglia, responsabile devices e servizi innovativi di Tim, in futuro la smart home in Italia “potrebbe essere la chiave di volta per la riduzione del rischio assicurativo e la fornitura di proposte personalizzate“.

L’effetto sui consumi energetici

L’analisi del Centro studi Tim ha stimato che i sistemi di smart home possono contribuire a ridurre in maniera significativa il consumo energetico delle famiglie italiane. Nello specifico i sistemi di energy monitoring possono generare un risparmio fra i 3 e i 3,5 miliardi di euro annui se usati in maniera massiva. Una riduzione del 10-15% dei consumi elettrici nazionali domestici legata ai dispositivi di energy management può portare ad una riduzione complessiva di CO2 di circa 1,7- 2,5 milioni di tonnellate.

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Centro Studi TIM

Il nodo dell’interoperabilità

Uno degli elementi di maggiore criticità riguarda l’integrazione di dispositivi e soluzioni proprietarie. L’unica soluzione è una maggiore interoperabilità dei sistemi e dei prodotti di domotica delle diverse aziende produttrici. “Mettere insieme in modo coerente e sinergico sistemi così diversi tra loro (dall’antifurto, all’illuminazione, dal riscaldamento agli smart speaker), non è semplice nemmeno per un esperto di tecnologie digitali“, ricorda Tim: “Per questo, nascono startup che cercano di avvicinare le famiglie alla domotica, selezionando tecnologie e servizi con un approccio integrato (dall’installazione, alla cybersecurity) che risponde alle specifiche esigenze abitative delle singole famiglie“.

Uno dei primi passi in tal senso è stato compiuto da Amazon, Apple e Google che a partire dal 2019 con il progetto Chip – Connected Home over Ip (Zigbee Alliance) hanno siglato un accordo per lo sviluppo di standard comuni e interoperabili.

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[Fonte Wired.it]