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giovedì, Nov 04

Smart working, in Italia nove grandi aziende su 10 sono intenzionate a mantenerlo



Da Wired.it :

“Il vero smart working non è una misura emergenziale, ma uno strumento di modernizzazione”, pertanto il futuro del lavoro si costruisce ripensando “processi e sistemi manageriali all’insegna della flessibilità e della meritocrazia, proponendo ai lavoratori una maggiore autonomia e responsabilizzazione sui risultati”. È la considerazione tratta dalla ricerca 2021 dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, secondo il responsabile scientifico Mariano Corso. Il lavoro agile resterà nell’89% delle grandi aziende, nel 62% delle pubbliche amministrazioni e nel 35% delle piccole e medie imprese, secondo il report. Gli smart worker saranno 4,38 milioni nel post pandemia, con formule ibride: in media tre giornate “agili” nelle grandi aziende e due nelle pubblica amministrazione.

L’avanzamento della campagna vaccinale ha favorito il rientro in ufficio e il numero degli smart worker è diminuito da 5,37 milioni a marzo 2021 a 4,07 milioni a settembre. Non significa tuttavia un declino dello smart working, al termine della pandemia si prevede un nuovo aumento dell’8% rispetto ai numeri del terzo trimestre. Saranno 2,03 milioni di lavoratori delle grandi imprese, 700mila delle pmi, 970mila delle microimprese e 680mila nella pubblica amministrazione.

Il 40% delle grandi imprese che stanno definendo un progetto di smart working afferma che tale piano non era presente prima dell’emergenza e che è stata la pandemia l’occasione per introdurlo, quota che sale all’85% fra le pa. L’equilibrio fra lavoro e vita privata è migliorato per la maggior parte di grandi imprese (89%), pa (82%) e pmi (55%) e nei primi due casi si è verificato un miglioramento di efficienza (per il 59% e il 30%). Più incerto e controverso l’impatto nelle Pmi.

Tra i lavoratori, che pur condividono aspetti positivi, uno su quattro ha riportato casi di “tecnostress”, ossia disagi psicologici e comportamentali con effetti negativi nel peggioramento del work-life balance, efficienza e overworking la tendenza cioè a trascurare momenti di riposo a favore del lavoro (17% degli smart worker).

La possibilità di lavorare in media 2,5 giorni a settimana da casa porterà comunque a significativi risparmi di tempo e risorse per gli spostamenti: 123 ore l’anno e 1.450 euro in meno per ogni lavoratore che usa l’automobile per recarsi in ufficio. Il taglio delle emissioni sarebbe di circa 1,8 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, pari all’anidride carbonica che potrebbero assorbire 51 milioni di alberi. 



[Fonte Wired.it]