Il conto alla rovescia è finito. Da mercoledì 10 dicembre 2025, l’Australia è il primo paese al mondo a imporre ai social network di bloccare gli utenti sotto i 16 anni. La legge (chiamata Online safety amendment), approvata dal parlamento di Canberra il 29 novembre 2024, obbliga Facebook, Instagram, TikTok, YouTube, X, Snapchat, Reddit, Threads, Twitch e Kick ad adottare “misure ragionevoli” per impedire ai minori di creare o mantenere account. Le aziende inadempienti rischiano sanzioni fino a 49,5 milioni di dollari australiani (circa 30 milioni di euro), ma il nodo principale resta irrisolto: come verificare davvero l’età degli utenti senza violare la loro privacy?
I metodi di verifica e i dubbi sull’efficacia
La legge non prescrive una tecnologia specifica. L’eSafety Commissioner, l’autorità australiana per la sicurezza online guidata da Julie Inman Grant, ha pubblicato a settembre le linee guida che definiscono le misure, lasciando però alle singole piattaforme la scelta degli strumenti. Il principio è quello di un approccio a cascata: partire da verifiche meno invasive, come l’analisi dei dati già in possesso delle aziende o il comportamento dell’account, per poi passare a controlli più stringenti solo se necessario. Ad esempio, un utente iscritto a Facebook nel 2004, anno di lancio della piattaforma, non avrà bisogno di ulteriori verifiche perché l’anzianità del profilo dimostra che ha più di 16 anni.
Per i casi dubbi le piattaforme possono ricorrere a strumenti di stima dell’età basati sull’intelligenza artificiale, che analizzano i tratti del volto attraverso video selfie. Meta utilizza Yoti, un sistema britannico già impiegato nel Regno Unito, in Francia e anche in Italia. Snapchat si affida a due sistemi: ConnectID, che verifica l’identità attraverso i dati bancari, e a K-ID, che combina la scansione di documenti d’identità con la scansione del volto. Infatti la legge impone di evitare l’uso esclusivo del documento d’identità per la verifica perché questo comporterebbe la raccolta e la conservazione di molti dati personali sensibili; l’obiettivo è limitare il più possibile le informazioni trattate, verificando solo ciò che è necessario, come l’età. Secondo quanto riportato da The Conversation, le piattaforme dovranno anche predisporre sistemi per contestare eventuali errori e offrire agli utenti la possibilità di scegliere tra più metodi di verifica.
I dubbi sull’efficacia del sistema erano e restano diffusi. L’ultimo sondaggio su larga scala pubblicato l’anno scorso da uno dei più importanti quotidiani australiani, il Sydney Morning Herald indicava che, sebbene il 70% degli australiani sostiene il divieto, ben il 58% non crede che funzionerà davvero. Lo stesso quotidiano ha raccontato in un recente reportage di giovani che, in vista dell’entrata in vigore delle restrizioni, stanno già riducendo l’uso dei social network. Anche se circa un terzo dei genitori ha già dichiarato l’intenzione di aiutare i propri figli a eludere le restrizioni. Le tecnologie di stima dell’età, inoltre, faticano a identificare correttamente i casi limite: i quindicenni e i diciassettenni presentano tratti facciali molto simili, e i margini di errore possono essere significativi. L’eSafety Commissioner ha ammesso che nessuna soluzione sarà efficace al 100% fin da subito e che il sistema andrà affinato nel tempo.
La corsa delle piattaforme e le sfide legali
Meta ha anticipato la scadenza iniziando a disattivare gli account il 4 dicembre. Secondo i dati comunicati dall’azienda, circa 350mila utenti di Instagram e 150mila di Facebook nella fascia 13-15 anni sono stati rimossi, per un totale di circa mezzo milione di profili. Gli adolescenti hanno ricevuto notifiche via email e messaggi in-app a partire dal 19 novembre, con l’invito a scaricare i propri contenuti. I profili verranno conservati e potranno essere riattivati al compimento dei 16 anni. Twitch, aggiunta alla lista delle piattaforme soggette a restrizioni solo il 21 novembre, ha annunciato che completerà la rimozione degli account entro oggi, 9 gennaio.



