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martedì, Apr 25

Sole, ha senso sparare polvere lunare per proteggere la Terra? | Wired Italia



Da Wired.it :

Si chiamano Benjamin Bromley, Sameer Khan e Scott Kenyon: tre astrofisici americani che sicuramente vogliono entrare nei libri di storia. La loro proposta intende risolvere la questione del surriscaldamento globale, alla fonte: oscurando il Sole. Il titolo dello studio dei tre ricercatori pubblicato sulla rivista Plos è già evocativo: Dust as a solar shield, polvere come scudo solare. La proposta intende infatti estrarre polvere dalla Luna e spararla nello spazio tra la Terra e il Sole, per diminuire l’irradiazione terrestre.

Oscurare il Sole (come in Matrix)

La teoria dei ricercatori parte dal presupposto che se si estraesse polvere lunare e poi venisse sparata nello spazio in modo che si depositasse tra il nostro pianeta e il Sole (circa 1 milione di chilometri di distanza dalla Terra) questa oscurerebbe i raggi solari dell’1,8% – ovvero pari a circa sei giorni di luce solare all’anno – e di riflesso abbasserebbe la temperatura della Terra. Tale azione sarebbe possibile perché i grani di polvere lunare hanno le dimensioni giuste per disperdere la luce solare e schermare la Terra dalle radiazioni solari.

Questa soluzione presentata dai ricercatori statunitensi appare davvero come la chimera hi-tech che ricorda il paradosso descritto da Morpheus nel film Matrix, quando al protagonista Neo narra di come l’umanità abbia deciso di oscurare il Sole per combattere le macchine che avevano preso il potere. Il risultato di questa scelta era stata la drammatica trasformazione del Pianeta in un luogo freddo e oscuro. Un bel rischio, a conti fatti, che nasce comunque da un fatto: l’imponderabilità delle conseguenze innescate da progetti di geoingegneria così ambiziosi.

Difficile da realizzare, caro da mantenere

Si è stimata la quantità di polvere lunare da estrarre per creare uno scudo solare efficace: circa 11 milioni di tonnellate. Una volta estratta la polvere, questa dovrebbe essere sparata nello spazio tramite un sistema balistico e quindi senza impiego di razzi. “Una volta che la polvere viene rilasciata, il suo unico impatto è quello di ombreggiare la Terra. Per il resto non interagirà più con il nostro pianeta“, hanno scritto Bromley e il suo team. Le critiche a questo progetto specifico si muovono soprattutto in due direzioni. Le tecnologie per realizzare questa soluzione esistono in gran parte ma alcune devono ancora essere progettate. E poi i grani di polvere lunare finirebbero per andare alla deriva, quindi sarebbe necessario continuare a sparare raffiche di polvere lunare per ripristinare la forza dello scudo. Senza considerare gli impatti per la superficie lunare o l’uso di risorse ed energia per ripetere questa operazione con una certa cadenza.

La soluzione migliore per abbattere la CO2

In questi ultimi anni si parla molto di esperimenti di geo-ingegneria che potrebbero risolvere in una volta sola il problema del surriscaldamento globale. Anche l’idea di oscurare i raggi solari non è nuova. Dal 2018 è molto discusso di Scopex, che coinvolge l’università di Harvard ed è finanziato anche da Bill Gates: in questo caso, per frenare l’irradiazione solare, il progetto intende usare palloni sonda per irrorare il cielo con particelle di carbonato di calcio. Idea criticata e al momento segnata da diversi stop and go progettuali.

Per quanto riguarda invece la proposta di Bromley, Khan e Kenyon, Frank Biermann, professore di governance della sostenibilità globale presso l’Università di Utrecht, ha dichiarato al Guardian che “l’idea di estrarre la luna o gli asteroidi vicini alla Terra per bloccare artificialmente parti della luce solare non è una soluzione alla crisi climatica in corso e in via di intensificazione”. Per Biermann, la geoingegneria solare dovrebbe essere addirittura considerata dai governi alla stregua delle mine antiuomo o delle armi biologiche e inserita nella blacklist internazionale. Senza arrivare a tanto, anche uno degli ideatori della strategia lunare per contenere l’irradazione solare, Benjamin Bromley, ha dichiarato alla stessa testata inglese che in ogni caso nulla, e neanche la loro proposta, dovrebbe distrarre dalla riduzione delle emissioni di gas serra sulla Terra. Aldilà di ogni soluzione geoingeneristica, il primo obiettivo per contrastare il cambiamento climatico rimane l’abbattimento della CO2 tramite la transizione energetica.



[Fonte Wired.it]