Il festival di Cannes 2025 ci ha regalato una delle commedie più belle dell’anno. Sorry, Baby di Eva Victor, selezionato nella Quinzaine des Cinéastes dopo l’anteprima internazionale allo scorso Sundance (e in arrivo in Italia prossimamente), avrebbe meritato un posto in concorso, se non fosse che le commedie, anche quelle più agre che dolci come questa, continuano a essere considerate meno degne di altri film dai toni drammatici anche se necessariamente non più impegnati.
Stupisce oltretutto che Sorry, Baby sia un debutto in tutti i sensi. Eva Victor, americana, 31 anni, finora aveva lavorato come attrice in ruoli minori, come, per esempio, nella serie Billions. Ed ecco che all’improvviso se ne arriva con questo piccolo capolavoro che ha scritto, diretto e pure interpretato da protagonista e che Barry Jenkins ha prodotto, dimostrando di avere ottimo fiuto.
Sorry, Baby è diviso in capitoli con titoli che all’apparenza spiegano poco, tipo: L’anno delle brutte cose, l’anno delle domande, l’anno con il sandwich buono.
La storia si svolge nell’arco di 4 anni, ma non segue un ordine cronologico. Agnes, il personaggio della Victor, abita da sola in una casa di campagna. Il suo (relativamente) vicino di casa è Gavin (Lucas Hedges), un ragazzo chiaramente innamorato di lei e altrettanto consapevole che Agnes non è disposta ad andare oltre qualche serata di sesso amichevole e occasionale. Il film comincia con la sua migliore amica dei tempi dell’Università Lydie (Naomi Ackie) che torna da New York, dove nel frattempo si è trasferita a vivere, per trascorrere alcuni giorni con lei. Da alcuni accenni e da qualche battuta scherzosa si intuisce che Lydie è preoccupata perché qualcosa di terribile è accaduto nella vita di Agnes.
Il trauma dal quale non si è mai del tutto ripresa, come scopriamo nei capitoli seguenti del film, è stata la violenza sessuale subita dal suo relatore di laurea, lo stesso professore che lei considerava un mentore e che le aveva sempre professato enorme stima per i suoi risultati accademici.