da Hardware Upgrade :
Recentemente abbiamo scritto di un video condiviso da Elon Musk che mostra la vista di un satellite Starlink poco dopo il rilascio, una “prima volta” probabilmente dovuta alla decisione del NOAA di non richiedere più una licenza ad hoc per alcune tipologie di operazioni. Attualmente SpaceX ha lanciato complessivamente 3451 satelliti, dei quali 3132 sono attivi (mentre in orbita ce ne sono 3177). In futuro la società vorrebbe però raggiungere cifre ben più alte, pari a circa 20 mila unità.
La società ha anche deciso di espandere il proprio mercato passando dalla connettività privata/domestica (che ha iniziato a espandersi ufficialmente anche in Asia), passando per quella corporate e ai servizi premium più costosi e prestazionali. Grazie alle nuove certificazioni a autorizzazioni è stato possibile lanciare Starlink anche per camper, imbarcazioni e yacht passando poi alle linee aeree e infine alle navi da crociera. Lo stesso Elon Musk aveva poi mostrato come la connettività satellitare di questo tipo potesse essere utile in situazioni critiche come l’eruzione di un vulcano vicino a Tonga fino alla guerra in Ucraina, con diversi terminali che sono stati inviati sia a civili che militari nel corso dei mesi. Ora però sembra che SpaceX voglia chiedere “il conto” al Dipartimento della Difesa statunitense per quanto riguarda l’utilizzo del servizio sul suolo ucraino.
SpaceX Starlink e il costo del servizio e dei terminali inviati in Ucraina per la guerra
A parlarne in un articolo è la CNN, che riporta un tweet dello stesso Elon Musk che aveva scritto negli scorsi giorni (in risposta a un articolo del Financial Times) “report falso da parte del FT. Questo articolo afferma erroneamente che i terminali e il servizio Starlink sono stati pagati, quando solo una piccola percentuale lo è stata. Questa operazione è costata a SpaceX 80 milioni di dollari e supererà i 100 milioni di dollari entro la fine dell’anno. Per quanto riguarda ciò che sta accadendo sul campo di battaglia, questo è riservato”.
Il costo sarebbe dovuto alle unità hardware consegnate, stimate in circa 25 mila unità, oltre al servizio stesso. La notizia è che SpaceX non vorrebbe più “regalare” o ridurre gli introiti dalle unità consegnate in Ucraina e che sarebbe il Dipartimento della Difesa (Pentagono) a doversi far carico delle spese. Pur non essendoci conferme dirette, un tweet di Elon Musk farebbe intendere che qualcosa si stia muovendo proprio in quella direzione.
Una lettera privata inviata da SpaceX al Pentagono (che la CNN avrebbe potuto vedere) avrebbe stimato i costi dell’operazione in oltre 120 milioni di dollari entro la fine del 2022 mentre per il 2023 potrebbe superare i 400 milioni di dollari. In particolare sarebbe stato scritto da parte della società che “non siamo in grado di donare ulteriormente terminali all’Ucraina o finanziare i terminali esistenti per un periodo di tempo indefinito”.
Il Pentagono è a conoscenza dell’importanza strategica che la connettività di Starlink ha per l’esercito ucraino (oltre che per i civili) e questo potrebbe spingere gli USA a continuare la collaborazione a sue spese, insieme all’invio di armamenti. Una fonte anonima avrebbe dichiarato alla CNN che “Starlink è il modo principale con cui le unità sul campo di battaglia possono comunicare”.
Sempre stando alle informazioni, parte dei terminali sarebbero stati pagati dagli USA (1700 unità), parte dalla Polonia (circa 9000 unità) e altri da altre nazioni. L’85% dei terminali sarebbero stati pagati (parzialmente o integralmente) così come il 30% della connettività Internet che avrebbe un costo di 4500 dollari/mese (anche se molti avrebbero comunque pagato per la connettività “base” da 500 dollari/mese). Non è chiaro come finirà effettivamente la vicenda, soprattutto considerando che la guerra in Ucraina potrebbe durare ancora diversi mesi.
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