Seleziona una pagina
martedì, Mar 14

Spazio: come i dati satellitari ridisegneranno la Terra



Da Wired.it :

13 gennaio 2022: nel piccolo satellite di D-Orbit che alle 16:25, spinto da un Falcon 9 di SpaceX, si stacca dalla rampa 40 alla Space Force Station di Cape Canaveral, c’è un computer dalle capacità peculiari. La piattaforma multifunzione prodotta dall’azienda italiana di Fino Mornasco, in provincia di Como, si chiama Ion Satellite Carrier, abbreviato in Ion (acronimo di “InOrbit Now”); rilascia nanosatelliti, ma può anche ospitare dimostratori tecnologici per il volo orbitale come telecamere o telescopi.

In occasione del lancio, per la missione battezzata Dashing Through the Stars, Ion trasporta un cervello dotato di software per l’elaborazione delle immagini. Invece di scattare foto e poi inviarle a Terra in maniera indiscriminata, il programma è in grado di selezionare le più utili, alleggerirle, quindi recapitarle alle antenne per essere scaricate. Dashing Through the Stars è il secondo test di qualcosa che sulla Terra è ormai di uso comune: il cloud computing. La sua attività è, via dalla retorica, una prova generale di futuro, perché parte dei servizi di archiviazione ed elaborazione dei dati su server remoti, accessibili con una connessione internet, potrebbe presto essere dislocata oltre l’atmosfera terrestre. Con molti vantaggi e, ancora, qualche difficoltà tecnica da superare, anzitutto la latenza del segnale per lavorare, in tempo reale, su terabyte di informazioni stoccati a centinaia di chilometri di quota.

Rappresentazione grafica della piattaforma satellitare Ion Satellite Carrier (immagine: D Orbit)

La storia

Il primo test, condotto sempre da D-Orbit durante la missione “Wild Ride”, aveva “eseguito con successo 23 applicazioni compatibili con SpaceCloud da parte di diversi partner”. Quella volta, a “cavalcare fra le stelle”, c’era anche Amazon Web Services (o Aws): il colosso dell’ecommerce oggi presidia anche il mercato dei servizi cloud. Un fatto che da solo basterebbe a far intuire le dimensioni di questo nuovo orizzonte di business.

Sono migliaia i terabyte che ogni giorno vengono prodotti dalle osservazioni e dal monitoraggio in orbita. Con una metafora banale ma calzante, non sarebbe forzato affermare che i dati che piovono dallo spazio fluiscono nei canali telematici e si riaddensano nei cloud, in flussi che le agenzie e gli enti spaziali, come le grandi aziende, le piccole realtà o le startup, utilizzano per elaborare e gestire i big data, anche quelli extra-terrestri.

Non è un caso che quando il rover Perseverance si è appoggiato sulla superficie di Marte, il 18 febbraio del 2021, la Nasa abbia usato il cloud Amazon Web Services per i riscontri telemetrici e per gestire le decine di immagini che la sonda inviava dal Pianeta Rosso. Un’azienda come Satellogic, fra i leader nell’osservazione dallo spazio, sfrutta lo stesso servizio per comporre, ogni giorno, la mappa globale della Terra. È un mercato, quello del servizio cloud per i dati spaziali, che secondo un report di Northern Sky Research, o Nsr, società di consulenza spaziale, genererà 31 miliardi di dollari entro il 2031, con 240 exabyte di dati



[Fonte Wired.it]