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lunedì, Set 06

Spazio, la prima missione con astronauti non professionisti



Da Wired.it :

Inspiration4 partirà il 15 settembre con quattro astronauti non professionisti. E non è l’unico primato di questa iniziativa, che punta a raccogliere anche fondi per la ricerca contro il cancro

(foto: Inspiration4 Photos)

Quattro astronauti non professionisti in orbita per tre giorni. La missione spaziale Inspiration4 è qualcosa di mai fatto prima. Il prossimo 15 settembre il comandante Jared Isaacman uscirà dall’atmosfera per entrare nella storia, insieme con Hayley Arceneaux, Chris “Hanks” Sembroski e Sian “Leo” Proctor. Dalla rampa 39A del Kennedy Space Center, a Cape Canaveral, da dove le missioni Apollo si dirigevano verso la Luna, i quattro raggiungeranno sulla Crew Dragon “Resilience” di SpaceX, l’azienda spaziale fondata da Elon Musk, l’orbita operativa, a circa 575 chilometri dalla Terra, e là rimarranno per effettuare esperimenti scientifici.

Inspiration4 non sarà solo la prima missione a far orbitare “civili non governativi” attorno alla Terra – alla faccia delle recenti capatine suborbitali di Richard Branson e Jeff Bezos -, ma, come sostengono i suoi organizzatori, rappresenterà “una pietra miliare, una nuova era per il volo umano nello spazio e l’esplorazione”. Per quanto roboante, l’affermazione non mente sui primati e le peculiarità di un viaggio che promette di diventare un apripista. E per motivi diversi.

Una missione di solidarietà

La missione punta a “ispirare sostegno al St. Jude Children’s Research Hospital” di Memphis, impegnato nella ricerca contro il cancro nei bambini, ha spiegato Isaacman. 38 anni, un patrimonio personale (stimato) di 1,5 miliardi di dollari, amministratore delegato della società di pagamenti online Shift4 e fondatore di Draken International, la più grande compagnia aerea privata specializzata nell’addestramento dei piloti militari, Isaacman ha acquistato da SpaceX i quattro biglietti per il viaggio spaziale a un prezzo non rivelato, ma che si mormora sia di circa 200 milioni di dollari. È la stessa cifra che l’imprenditore punta a raccogliere attraverso un’asta a supporto di Inspitation4 per poi devolverla al St. Jude Children’s Research Hospital, a cui ha già personalmente donato 100 milioni.

Isaacman non è nuovo a “esperienze insolite”. Sempre che, come lui, come esperienza insolita si intenda quel pomeriggio in cui, a capo dell’acrobatico Black Diamond Jet Team, ha rischiato di schiantarsi a 700 chilometri orari sul suo caccia L39. Poca cosa, in effetti, se paragonata a un viaggio che testimonia una svolta epocale nell’accesso allo spazio.

Avrei potuto semplicemente invitare un gruppo di miei piloti, ci saremmo divertiti molto e una volta tornati avremmo bevuto un sacco di cocktail“, ha dichiarato in un’intervista a Time: “Invece, volevamo coinvolgere le persone comuni e infondere energia a tutti gli altri intorno all’idea di aprire il volo spaziale a un numero sempre maggiore di noi“.

Tra business e ricerca

Parole di circostanza? Non solo: Ispiration4 sarà l’apice di una estate che sarà ricordata come quella degli space billionaires, ma soprattutto permetterà di coglierne le più estese potenzialità ribadendo come l’orbita terrestre bassa, quella fra i 300 e i mille chilometri di quota, costituisca un ambito di attività scientifiche e business cruciali per la nostra vita, qui sulla Terra.

È una concezione dello spazio che le molte critiche delle scorse settimane, legittimamente concentrate sull’impatto ambientale di un numero crescente di lanci e sull’esclusività dei viaggi (con tanto di aumento repentino, da parte di Virgin Galactic, dei prezzi del biglietto, da 200mila a 450mila dollari), rischiano di sottovalutare o ignorare del tutto. Un approccio nuovo nel modo di intendere lo spazio.

Anzitutto per la sua concezione: annunciata con uno spot di 30 secondi durante il Super Bowl 2021, Inspiration4 è anche la prima missione interamente pagata da un privato, che delle attività spaziali ha intuito e sfruttato l’eccezionale appeal comunicativo. Spinto dalla volontà di raccogliere fondi per il St. Jude, Isaacman ha deciso che uno dei posti a bordo sarebbe andato a un impiegato dell’ospedale. Un altro sarebbe stato assegnato attraverso una lotteria, accessibile con una donazione di qualsiasi entità al nosocomio. Per accaparrarsi l’ultimo sedile sull’astronave di SpaceX, sarebbe invece stato necessario vincere un concorso, progettando un negozio online realizzato con il software Shift4, e sviluppare una campagna social per condividere le proprie aspirazioni spaziali.

È un mix perfetto di filantropia e marketing, che ha permesso a Inspiration4 di donare, a oggi, quasi 14 milioni di dollari all’ospedale di Memphis (oltre ai 100 devoluti da Isaacman) e che è stato ribadito anche dalla vendita in esclusiva dei diritti per la realizzazione del primo documentario in tempo reale su una missione spaziale. Il film, realizzato da Time Studios in collaborazione con Known, è disponibile dal 6 settembre su Netflix, dove sarà anche possibile seguire la diretta del lancio.

La locandina del documentario che, su Netflix, racconterà Inspiration4 (immagine: Netflix)

La prima persona con una protesi nello spazio

Rilevante è anche la partecipazione di Arceneaux, ennesimo primato di Inspiration4: affetta da un osteosarcoma all’età di 10 anni, è stata ricoverata e guarita al St. Jude, dove oggi lavora come assistente medico di pazienti colpiti da leucemia o linfoma. Sarà la prima persona a volare nello spazio con una protesi, un femore sinistro artificiale che sostituisce l’osso perso a causa della malattia infantile. Una volta in orbita Arceneaux supervisionerà la maggior parte degli esperimenti scientifici, per esempio, prelevando campioni di sangue per studiare i microbiomi degli equipaggi. 

La sua partecipazione non è un fatto marginale, ma la conferma dell’urgenza di iniziative come il recente “Para-Astronaut Project”, un programma pilota dell’Agenzia spaziale europea per calibrare l’addestramento in modo che una portatrice o un portatore di disabilità contribuisca all’esplorazione spaziale.

Hayley Arceneaux durante uno Space Camp ad Huntsville, in Alabama. Sarà la prima persona con una protesi a volare nello spazio (foto: John Kraus/Inspiration4 Photos)

Il resto dell’equipaggio

Chris Sembroski, 41 anni, ingegnere alla Lockheed Martin di Everett e vincitore della lotteria di Isaacman, è un veterano dell’aeronautica statunitense, che ha prestato servizio in Iraq e che in un successivo incarico nazionale ha contribuito a supervisionare una flotta di missili nucleari “Minute-man”.

La trionfatrice del concorso online è Sian Proctor, 51 anni, ex modella, docente di geoscienze al South Mountain Community College di Phoenix e due volte candidata astronauta della Nasa. Nel 2009, prima di essere scartata, è arrivata fra i 47 finalisti sugli oltre 3.500 esaminandi. Ora andrà in orbita prima di quando ci sarebbe potuta arrivare se reclutata dall’agenzia spaziale statunitense.

La contro-narrazione

I tre componenti dell’equipaggio rappresentano, nella narrazione della missione, tre valori: speranza, generosità e prosperità. Una risposta agli scettici del “turismo spaziale” che additano queste imprese come uno spreco di soldi (critica affrontata anche sul sito ufficiale dell’iniziativa). Al contrario Inspiration4 le vede come l’avanguardia di ciò che sarà in futuro lo spazio: la convergenza di scienza, cultura e opportunità di business.

Occorrerà una consapevolezza crescente, certo, per tutelare la Terra ed evitare che i conflittuali interessi spaziali aumentino i problemi anziché risolverli. Inspiration4 ribadisce che lo spazio sarà la prossima frontiera dell’economia perché, anche grazie al turismo, le orbite attorno al Pianeta potranno essere usate a scopi commerciali, permetteranno lo sfruttamento di risorse extra-atmosferiche, o la delocalizzazione di filiere industriali (è quest’ultimo il vero scopo, per esempio, di Bezos).

Le dinamiche di volo e i mezzi riutilizzabili sfruttati dagli space billionaires già oggi promettono di addestrare i futuri astronauti professionisti, di testare scienza e tecnologia di laboratori e università che fino a ieri non potevano permettersi la trafila per avere un proprio esperimento sulla Stazione spaziale internazionale. Lo testimonierà ancora una volta Virgin Galactic a fine settembre, quando la sua SpaceShipTwo volerà con a bordo due ufficiali dell’Aeronautica italiana e uno scienziato del Cnr per fare ricerca in microgravità.





[Fonte Wired.it]