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Spotify, per la prima volta la lingua italiana è tra le più ascoltate tra gli amanti della musica nel mondo

da | Mag 22, 2025 | Tecnologia


E poi, come già detto, forse il punto più interessante è che la lingua italiana entra nel novero di quelle più ascoltate o meglio, che generano più reddito, superando i 100milioni di dollari. Siamo in buona compagnia insieme a le teste storiche di serie come l’inglese e lo spagnolo, oltre a giapponese, coreano, francese, portoghese e tedesco. Negli ultimi dodici mesi, a livello globale, gli artisti che hanno guadagnato almeno un milione di dollari su Spotify hanno pubblicato musica in 17 lingue diverse, più del doppio rispetto al 2017.

Il problema è che questi artisti sono sempre una nicchia e le differenze con il resto hanno uno sbilanciamento notevole. La classe media dello streaming fatica molto a imporsi. Raggiungere nuovi fan all’estero, invece, è di vitale importanza. Il mercato musicale oltre il nostro confine non lo scopriamo oggi: è molto più ricettivo e capace di valorizzare – e forse questo implica anche la debolezza del nostro – tanto che circa il 50% delle royalty italiane proviene da ascoltatori fuori dall’Italia. Emergere nei mercati esteri è un obiettivo per artisti grandi e piccoli, e le playlist sono uno dei mezzi più efficaci per la scoperta global. Ma c’è un dato interessante: gli Stati Uniti sono il Paese con più playlist generate da utenti contenenti artisti italiani (oltre 130 milioni), superando perfino l’Italia stessa. A trainare ci sono sicuramente artisti come Måneskin, Ludovico Einaudi, Meduza.

Crescono i guadagni degli artisti indipendenti ma non basta

Gli artisti indipendenti si fanno spazio su Spotify: sono 5 i miliardi che nel 2024 sono stati generati da artisti indipendenti sulla piattaforma di streaming. Questo rappresenta circa la metà delle royalty totali di Spotify per un altro anno. In Italia circa il 40% di tutte le royalty generate su Spotify nel 2024 sono state generate da artisti o etichette indipendenti. Sulla definizione di “indipendenti” ci sarebbe da aprire un capitolo a parte. Dentro questo contenitore – spesso vasto e troppo poco preciso – ci sono artisti che, usciti dalle major, decidono di intraprendere un percorso indipendente vista la propria “potenza di fuoco” permettendosi di gestire alcuni diritti tramite le proprie etichette. Per così dire indipendenti dalle più note, ma con un valore singolo in termini di streaming molto sbilanciato rispetto all’idea che si ha del termine “indipendente”. Lo stesso discorso vale sul fronte italiano, in termini ovviamente più ridotti.

Da tutto ciò, mettendo assieme numeri, dati e percentuali ne emerge sicuramente una visione in crescita per lo streaming italiano: la “musica tricolore” in streaming non è mai stata così redditizia e globale. Siamo sicuramente lontani da una situazione ottimale perlomeno minima per gli attori in gioco più penalizzati: gli artisti. Servirebbero più numeri e più dati da tutti per avere una visione globale precisa. Ci accontentiamo di quella parziale ma la strada è molto lunga verso una sostenibilità concreta.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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