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Sprechi alimentari, sei punti da cui ripartire per imparare a ridurre il cibo che finisce nella spazzatura

by | Dic 8, 2025 | Tecnologia


Gli sprechi alimentari fanno parte della nostra vita. Parliamo, ovviamente, in generale, non delle abitudini del singolo. Ma la visione complessiva è che sì, sprechiamo tanto cibo: ognuno di noi circa 130 kg l’anno (dato riferito a chi abita in Europa). A conti fatti circa 350 etti di cibo al giorno, mettendo insieme tutte le perdite lungo la filiera: produttori, ristoranti, distribuzione e ovviamente a casa nostra. A onor del vero gli sprechi alimentari avvengono soprattutto qua, contando per circa 70 kg dei 130 kg totali. Affrontare il problema, riducendo gli sprechi alimentari, è difficile di certo, scrivono oggi alcuni esperti sulle pagine di Nature Human Behaviour (in un numero interamente dedicato al tema degli sprechi), ma possiamo e dobbiamo farlo. E per venirci incontro stilano una lista di sei azioni da intraprendere.

Sprechi alimentari: siamo incentivati a buttare cibo

Gli sprechi alimentari non sono una questione solo personale. Quello che avviene nelle nostre case, da questa parte del mondo, è il riflesso di un sistema pensato per incentivare i consumi e accumulare beni, anche alimentari, riconoscono gli autori. Più nello specifico il team guidato da Katy Tapper della City St George’s University of London, identifica una serie di motivi che favoriscono gli sprechi alimentari. Il cibo deve far parte della nostra vita e consumarlo ci predispone a un rischio di sprechi anche con le migliori intenzioni e migliori programmazioni, spiegano. Ma mangiare è anche un atto soggetto a una serie di variabili prevedibili solo in parte: accontentare un bambino capriccioso, o soddisfare la voglia di un take away fanno parte di questi comportamenti, proseguono Tapper e colleghi. E ancora, evitare gli sprechi significherebbe consumare meno: un messaggio poco invitante per il mondo del marketing e a cui siamo forse poco abituati. A questo va aggiunto il fatto che quando sprechiamo del cibo ne abbiamo poca contezza, sia in termini di quantità che di effetti, perché è qualcosa che non viene gestito a parte o misurato in qualche modo, scrivono gli esperti. “Sebbene potremmo considerare lo spreco alimentare – l’atto fisico di buttare il cibo nella spazzatura – come un comportamento, si tratta di un comportamento con un numero molto elevato di fattori determinanti. Tutti questi fattori lo rendono più complicato”, riassume Christian Reynolds dal Centre for Food Policy dell’università, tra i firmatari dell’articolo.

Sei azioni contro gli sprechi alimentari

Considerare tutte le criticità del problema è il primo punto di partenza per immaginare possibili soluzioni. I ricercatori identificano sei aree chiave su cui investire, volte a diminuire gli sprechi alimentari domestici ma che richiedono prima di tutto l’azione di organizzazioni e istituzioni locali, dell’industria del cibo, dei supermercati e della comunità scientifica. Sì, perché serve anche inventare soluzioni che possano aiutare a ridurre gli sprechi.

Il primo aspetto su cui intervenire è quello della visibilità: per ridurre gli sprechi, sottolineano gli esperti, serve vederli, sapere quanti sono. Ecco allora che accanto ai più tradizionali sistemi di raccolta differenziata specifica per i rifiuti alimentari e di compostaggio, d’aiuto potrebbero essere anche sistemi intelligenti capaci di stimare la quantità di sprechi alimentari rispetto al resto dei rifiuti. Accanto a questo, d’aiuto potrebbero essere anche strumenti che permettano di fissare degli obiettivi di sprechi alimentari: ovvero in base ai consumi attesi un nucleo domestico potrebbe ricevere solo un tot di contenitori ad hoc.

Una grossa quota degli interventi antispreco è quella che si fonda sull’educazione dei consumatori e sull’utilizzo di strumenti che facilitino la conservazione. Rientrano in questa categoria tutte le iniziative – a scuola, sui luoghi di lavoro, nei supermercati, tanto da parte delle aziende che delle istituzioni – che mirano a valorizzare il riutilizzo degli avanzi nelle ricette, ad avere maggiore consapevolezza della durata degli alimenti (rafforzando la conoscenza su date di scadenza) o ad offrire prodotti confezionati ad hoc per essere conservati meglio. Nel merito: una stima di qualche tempo fa – oggi probabilmente da rivedere al rialzo – parlava di circa 9 milioni di tonnellate di cibo sprecate per la confusione in merito alle diciture a “da consumarsi entro il” e “da consumarsi preferibilmente entro il” (il primo per questioni di sicurezza, il secondo di qualità, ricorda l’Efsa).

Contro gli sprechi alimentari serve motivazione

Senza una adeguata dose di motivazione, proseguono gli autori, è difficile però che qualsiasi intervento abbia gli effetti sperati. Per questo gli autori auspicano interventi (anche solo materiale informativo distribuito in diverse forme) che rendendo noti gli effetti degli sprechi – soprattutto perdite economiche ed impatti ambientali – e incentivino ad evitarli. Tra le motivazioni, magari a livello più personale, pesano anche le questioni etiche sollevate dallo spreco di cibo.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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