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Star Wars Ep. I – La Minaccia Fantasma 25 anni dopo, passo falso o film incompreso?

da | Mag 19, 2024 | Tecnologia


I pianeti di Star Wars…in una Galassia non tanto lontana

Star Wars fin dagli inizi per George Lucas era per un pubblico giovane, lo stesso a cui offrì allora un Anakin Skywalker bambino (Jake Lloyd), trovato per puro caso da Qui-Gon Jinn (Liam Neeson) e il suo allievo Obi-Wan Kenobi (Ewan McGregor) mentre cercano scampo sul desertico pianeta Tatooine. Lucas introduce la Federazione dei Mercanti come nemesi di facciata, mentre seguiamo l’assedio di Naboo, la fuga della Principessa Padmé (Natalie Portman), la resistenza dei nativi ad un esercito di droidi, con Darth Sidious (Ian McDiarmid) che trama nell’ombra. Ma è su quel pianeta desertico, dove tutto era cominciato nel 1977, che la saga cambia per sempre. Lì conosciamo questo bambino dai molteplici talenti, uno schiavo nato non si sa come. L’introduzione dei Midi-Chlorian come spiegazione sull’origine della Forza, appare ancora oggi sia una grandissima trovata, che un azzardo allucinante. Ma il punto fondamentale, è che George Lucas in questo primo episodio si connetté ancora di più rispetto al passato alla saga di Dune di Frank Herbert. Abbiamo un pianeta deserto, una sostanza soprannaturale, un Eletto, una profezia, una gilda di mercanti, guerrieri mistici e uno scontro tra umanità e tecnologia. Vi dice niente? Poi si connetté ad Akira Kurosawa, la cui eredità risplende in duelli sensazionali e in lui, Darth Maul (Ray Park), Sith demoniaco dalle movenze feline, poi diventato con le serie animate uno dei personaggi più incredibili della saga. Lucas allargò gli orizzonti di quel mondo, ci mostrò pianeti, creature, civiltà. Quel film fu, come era nelle intenzioni di Lucas, un grande spettacolo visivo. La trama dite? Suvvia, Star Wars non ha mai avuto delle sceneggiature particolarmente intricate o complesse, è nella sua dimensione visiva, nel ritmo e nell’epica che vive e respira ancora oggi. George Lucas spiega il meno possibile, suggerisce, alimenta dubbi e curiosità, ci mette di fronte ad un mondo che sta per cambiare.

Un film imperfetto ma non per questo privo di titanica bellezza

Star Wars Ep. I – La Minaccia Fantasma è stato un momento rivoluzionario, un kolossal fantascientifico e fantasy coloratissimo e dinamico. E il dinamismo qui significa duelli, come non se ne erano mai visti. Questo film ha cambiato il concetto stesso di duello cinematografico, passato dall’essere una mera copia dei vecchi cappa e spada degli anni ‘40 e ’50, al riprendere ciò che il genere wuxia e il cinema orientale avevano donato al mondo. Parliamoci chiaro, lo scontro tra Maul, Qui-Gon e Kenobi è senza ombra di dubbio uno dei più grandi duelli cinematografici di tutti i tempi e di gran lunga il migliore che la saga abbia mai avuto. Non lo è solo per coreografia, ma anche per quanto riesca a farci comprendere cosa siano i Sith, cosa siano i Jedi, la personalità dei singoli. Anche in seguito, un combattimento sarebbe diventato un’espressione radicata di ogni personaggio più dei dialoghi in Star Wars. La Minaccia Fantasma diventa anche la prova dell’auto-alimentarsi di questo universo cinematografico: c’è un’altra Morte Nera da distruggere, un altro giovane eroe da amare, creature strane e vecchie conoscenze. John Williams dette il meglio di sé. La Minaccia Fantasma ha avuto forse la migliore colonna sonora di tutta la saga, Duel of the Fates è uno dei più grandi pezzi epici di sempre. La realtà è che la critica e parte del pubblico furono eccessivamente severi con un film studiato per parlarci soprattutto di un momento in cui un certo equilibrio, una certa gioia e pace nella galassia, cominciavano ad essere messi in discussione. Lo fa con Yoda, che guarda dentro il cuore di quel bambino, vi vede potenzialità ma anche paura. “La paura è la via per il Lato Oscuro. La paura conduce all’ira, l’ira all’odio; l’odio conduce alla sofferenza”. In quell’istante Lucas si dimostra capace di cambiare atmosfera e tono in un istante. Un film per bambini? Si, ma come lo erano i film di Don Bluth, come lo fu la saga di Indiana Jones che creò con Spielberg, non privi quindi oscurità e momenti drammatici.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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