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lunedì, Ott 05

Star Wars: Squadrons, un simulatore di combattimento spaziale senza infamia e senza lode



Da Wired.it :

Disponibile dal 2 ottobre, ambientato dopo “Il ritorno dello Jedi”, il titolo di Ea Motive ha poche ambizioni, ma le soddisfa tutte

 

I frammenti della seconda Morte Nera galleggiano non troppo lontano dalla luna di Endor e i folgoratori sono ancora caldi per la battaglia. Giusto il tempo di qualche frugale celebrazione tra i falò e le Guerre stellari ricominciano – sempre si siano mai fermate dal 1977.
Mentre la ribellione inaugura il difficile processo per instaurare la Nuova Repubblica, l’Impero Galattico, tutt’altro che annientato, controlla con pugno di ferro i sistemi più ricchi dell’universo. Nel mentre schiera i piloti migliori per stanare e distruggere i trasporti che dalla luna boschiva decollano per trarre in salvo i superstiti (nota per i fan più intransigenti: no, non è dato sapere se gli Ewok siano a bordo).

Star Wars: Squadrons, il vero debutto dello studio Ea Motive, inizia così, all’indomani di quanto raccontato dal Ritorno dello Jedi e mettendo il giocatore nel cockpit di un caccia Tie. Il tradimento di un ufficiale di alto rango dà il via alla narrazione in single player e alla sua continua alternanza dei punti di vista. Per sette ore – questa all’incirca la durata del gioco se si seleziona il terzo livello di difficoltà (su quattro) – si sarà obbligati a difendere ora la causa della Nuova Repubblica ora quella dell’Impero, senza poter scegliere da che parte stare e senza mai abbandonare la prospettiva in prima persona dall’interno dei velivoli.

Guardare il mondo da un caccia Tie (immagine: Ea Motive)

Il tutto permetterà al racconto di svilupparsi fornendo al contempo una finestra sulle motivazioni che muovono le due fazioni in guerra.  È un approccio che rimanda a precedenti illustri, come Ghost of Tsushima o The Last of Us Parte 2, strepitosi nell’approfondire l’ambiguità dei propri protagonisti e il manicheismo banale del gaming tutto. Ma è anche un escamotage per trasformare il tutorial propedeutico al multiplayer nelle 14 missioni narrative che puntano a inserirsi nell’antologia starwarsiana.

Perché beninteso, Star Wars: Squadrons è questo: il tentativo non audace, ma calibrato, di accontentare i milioni di adepti dell’universo creato da George Lucas attraverso un genere, il simulatore spaziale, da molto tempo trascurato dai videogiochi dedicati a Star Wars. Non è un caso che, tolti i rimandi al mondo cui si ispira, le caratteristiche principali di Squadrons si richiamino a Elite:Dangerous e a Star Citizen, compresa la totale mancanza di hud e interfacce di controllo supplementari. L’unico modo per dominare la propria nave e i suoi parametri è destreggiarsi fra gli strumenti di bordo, peraltro riprodotti con estrema fedeltà ai film della saga.

Per il resto, che il gioco di Motive sia un pretesto per sfruttare l’immaginario starwarsiano declinandolo in death match volanti e “battaglie di flotta” – le due modalità multigiocatore – è un limite tanto palese da costituire un punto di forza.

“Capo Rosso qui Capo Oro: iniziamo la corsa d’attacco!” (immagine: Ea Motive)

Punto sul quale sarebbe il caso di soffermarsi. Per farlo, conviene partire dal multiplayer: una volta addestrati a dovere, in Star Wars: Squadrons ci si può far valere online in match a squadre 5 contro 5 ambientati in sei mappe differenti. Sempre con la maniacalità filologica che lo contraddistingue, il titolo schiera tutti i velivoli del periodo che racconta: Ala-X, Ala-Y, Ala-A e il veicolo di supporto Ala-U per la Nuova Repubblica; caccia Tie, bombardiere, intercettore e il prototipo del Mietitore Tie per l’Impero. Le diverse caratteristiche operative, e la possibilità di gestire i sistemi potenziando le armi piuttosto che gli scudi o i motori, introducono una coinvolgente componente tattica, che soprattutto in realtà virtuale (sia nella versione per Pc che in quella per Ps4) trasforma il gioco in un compromesso molto divertente per chi non voglia dedicare settimane o mesi al pilotaggio (leggasi i fan di Elite: Dangerous). L’altra modalità multiplayer ricalca la progressione “a fasi” di titoli come Star Wars Battlefront, in cui, con altri giocatori, si affrontano lunghe missioni contro orde di nemici controllati dall’intelligenza artificiale.

La specificità dell’esperienza – Squadrons, appunto, non è che un simulatore di combattimenti spaziali in prima persona – è l’occasione per riflettere: com’è possibile che l’universo narrativo più importante degli ultimi 40 anni, così adorato da essersi “espanso” spontaneamente, non sia mai stato riprodotto davvero dalle decine di videogiochi dedicati? Beninteso, non si sta sostenendo che non esistano ottimi videogame tratti dalla demiurgica fantasia di Lucas – dei migliori avevamo scritto qui.Quel che si intende è che pochissimi videogiochi di Star Wars sono riusciti a tradurre la vastità della mitopoietica creazione del ’77. I tanti videogame ambientati fra le Guerre stellari non hanno mai saputo o voluto rivelare il mondo oltre lo schermo, quel che non si vede ma c’è. Non che l’operazione sia semplice: è infatti l’immersione dentro una galassia lontana ma viva, complessa, vasta, la fonte dei sogni e del senso di appartenenza di qualsiasi adepto della saga. Ed è una materia difficile da gestire, come dimostra qualsiasi nuova produzione aggiunta al contesto originario, sempre capace di dividere in egual misura delusi ed entusiasti, entrambi presi per la collottola della sempiterna nostalgia, da quella famigliarità che dice di sé attraverso il proprio oggetto di culto.

A ben vedere il motivo di questa incapacità (o non volontà) di contenere in un videogame tutto l’universo di Guerre stellari è semplice e non solo legato alle difficoltà produttive, che hanno per esempio reso altalenanti le fortune di giochi ambiziosi come The Old Repubblic: come tutte le grandi narrazioni fantastiche, oggi Star Wars è ovunque. Il suo spirito è dentro ogni morpg, anche i più insospettabili. La vastità di un universo parallelo anima World of Warcraft come StarCraft. Luke Skywalker e Han Solo vivono dentro Mass Effect come in Elite: Dangerous e Star Citizen.

Mitologia ad Ala X (immagine: Ea Motive)

Per questo la prospettiva limitata di Star Wars: Squadrons è una scelta azzeccata. Ben meglio soffermarsi su un frammento dell’universo che fallire nel tentativo di raccontarlo tutto. Questo per dire che sì, Star Wars: Squadrons è un’esperienza circoscritta, che addirittura, nei momenti di dialogo e nelle scene di raccordo fra un combattimento e l’altro, sembra tornare alla semplicità delle avventure grafiche d’altri tempi, quando tuttalpiù era possibile assistere a una chiacchierata senza diventarne protagonisti e senza pensare di modificare il corso degli eventi. Il gioco di Motive non ha niente dell’immedesimazione “ruolistica” di un morpg, nulla della capacità di far sentire al centro degli eventi chi interpreti il comandante John Shepard personalizzando la narrazione con le proprie scelte.

Star Wars: Squadrons prende per mano i fan dei simulatori spaziali in brancolante attesa di Star Citizen, o i piloti da tinello frustrati dalla difficoltà di Elite: Dangerous e dà loro pochi ma precisi compiti. In più accoglie la nostalgia del fan di Guerre stellari in un recinto rassicurante, avvolgente come possono essere gli stretti abitacoli di un caccia Tie o ad Ala X.

Sono i due elementi insieme – la semplificazione delle peculiarità degli space simulator e la cornice narrativa più famosa del mondo – a distinguere il carattere del gioco di Ea Motive: Star Wars: Squadrons non ha l’ambizione di andare oltre la prospettiva dei cockpit da dentro i quali si osserva il mondo. Anche nella sua ostinata alternanza dei punti di vista, obbliga a guardare attraverso soggettività contrapposte e non integrabili. Se si vuole, il gioco è la metafora dell’incapacità di comunicare fuori dai propri gusci protettivi. Che la sua narrazione venga originata da un tradimento è l’unica scheggia impazzita, ma non casuale, di un mondo altrimenti immutabile e organizzato secondo visioni antitetiche della vita, dell’universo e tutto quanto. E questa sua insistenza, questo suo dichiarare che non si può scappare da alcuna astronave – sebbene si sia obbligati a capire come di astronavi diverse è piena la galassia – è un difetto trasformato in solidità.

Mentre si battaglia per lo spazio, Star Wars: Squadrons ricorda sempre di essere chiusi da qualche parte. Per questo è un’esperienza memorabile. Rassicura, finché non si atterra e si capisce di essere bloccati dentro se stessi. Ma tranquilli, si riprende subito a combattere. Altro che pew-pew in una galassia lontana lontana.

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[Fonte Wired.it]