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martedì, Feb 08

Startup del fintech, si punta ai servizi per professionisti e piccole imprese



Da Wired.it :

Freelance e piccole e medie imprese hanno esigenze profondamente diverse rispetto alle grandi aziende. Pare scontato, ma i prodotti per la gestione amministrativa sono spesso simili: troppo potenti, costosi e complicati. Soluzioni sproporzionate e quasi mai integrate. Per questo sulla scena si sta affacciando una nuova compagine di startup focalizzate su questo segmento decisamente inesplorato e poco attraente per i grandi attori tradizionali, le banche. 

Queste startup crescono in fretta, e molto, anche grazie all’esperienza di fondatori già svezzati nell’economia digitale, in grado di accaparrarsi finanziamenti monstre grazie alla credibilità conquistata sul campo. La più grande, la francese Qonto – cinque miliardi l’ultima valutazione di mercato – ha da poco chiuso il round più grande di sempre per un’azienda transalpina: 486 milioni di dollari. Ma conta circa 220mila clienti, meno dello 0,8% del totale delle pmi. Insomma, lo spazio di manovra c’è. 

Ventiquattro milioni di pmi in Europa

Sono circa ventiquattro milioni le pmi in Europa (fonte: ReNew Europe, gennaio 2021), per un giro d’affari stimato attorno ai trentamila miliardi di miliardi di euro (fonte: Euromonitor database). Realtà in cui lavorano poche decine di persone, poco strutturate per necessità di bilancio ma la cui gestione, seppur non paragonabile a quella di un grande gruppo, può generare parecchie complessità. 

La sola frazione dei servizi bancari vale trecento milioni di euro (sono escluse fatturazione e contabilità). La stima è di Finom, fintech olandese attiva nel settore in Francia e Germania e da poco sbarcata in Italia. “Abbiamo notato che più di metà del tempo di un imprenditore viene sprecato in attività burocratiche, non in sviluppo del business o, al limite, a godersi la vita – afferma al telefono con Wired Antonio La Mura, country manager di Finom -. Ne consegue che il margine per lavorare sull’innovazione esiste. E lo spazio commerciale anche”.

Certo, le banche sono ancora l’attore di riferimento per servizi come conti business e carte di pagamento aziendali. Ma non sempre rispondono alle nuove esigenze di praticità e semplificazione. E, soprattutto, mancano di quell’integrazione tra attività che è la vera chiave per semplificare. 

La sfida è lanciata. “In primo luogo, è stata la direttiva sui pagamenti Psd2 di Bruxelles a cambiare lo scenario e allargare la competizione – prosegue La Mura -. In secondo luogo, c’è un fattore psicologico: in questi anni, gli imprenditori hanno raggiunto una percezione positiva dei servizi finanziari digitali, che impiegano quotidianamente  nella propria vita privata e di cui sono soddisfatti. Quello che è cambiato è che oggi si aspettano di trovare prodotti simili anche in ambiente business”.  

Un risparmio di mezza giornata a settimana

Secondo uno studio condotto da Qonto su un campione di mille aziende clienti, più del 40% degli intervistati risparmia almeno mezza giornata a settimana grazie all’impiego di servizi digitali integrati. Il 30% dichiara di aver sperimentato un miglior controllo dei flussi di cassa. “Come per le note spese – dice a Wired Mariano Spalletti, country manager dell’azienda francese -. Grazie alle carte di pagamento aziendali che forniamo, non c’è bisogno di anticipare denaro e compilare noiosi form per farsi rimborsare, documentazione che poi deve essere registrata: il sistema genera automaticamente la rendicontazione, che finisce nei pc del reparto amministrativo”. Il commercialista è dotato di un accesso tramite cui ha la possibilità di scaricare la documentazione. Fondamentale il ruolo delle Api (application programming interface), i “ponti” che consentono di collegare le applicazioni.



[Fonte Wired.it]