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mercoledì, Set 18

Startup, la Silicon Savannah sta cambiando l’economia dell’Africa


L’ecosistema delle nuove imprese innovative in Africa orientale è in forte fermento. Ma mancano competenze specifiche e investimenti. Un aiuto ora arriva dall’Italia

Sturtup Uganda (Crediti: Sturtup Africa Roadtrip)

L’ecosistema delle startup africane è attivo e prolifico. Se per gli eurocentrici o Silicon valley-centrici l’Africa è un po’ ai margini dei radar, non è perché ha poco da offrire. Tutt’altro. Esistono zone specifiche contraddistinte dal tipico dinamismo degli esordi.

Per questo l’associazione Tech Garage ha deciso di portare avanti anche durante l’estate che si è appena conclusa lo Startup Africa roadtrip. È un progetto not-for-profit che predispone percorsi di training per startup e progetti d’impresa nei Paesi dell’Africa orientale. Mettendo in contatto gli ecosistemi imprenditoriali locali con quello italiano e coinvolgendo professionisti e organizzazioni. Dopo una prima edizione in Uganda, quella dello scorso anno in Kenya, quest’anno è tornato di nuovo in Uganda.

Dove si sviluppa l’innovazione

Kampala, la capitale del Paese, ospita 16 tech hub – tra incubatori, acceleratori, spazi di co-working e poli universitari – e la Makerere University, noto ateneo del Paese. Il gruppo italiano, composto da esperti del panorama startup, venture capital e specialisti del digitale, ha dato vita a una tech week dedicata a startupper e aspiranti imprenditori locali. I team ugandesi selezionati hanno avuto l’opportunità di accedere gratuitamente a sessioni di formazione e percorsi per elaborare e convalidare le proprie strategia di crescita e costruire roadmap sostenibili per il business.

Kampala si è affermata come una delle città protagoniste dell’ondata di innovazione che dal vicino Kenya sta diffondendo nuovi modelli di impresa in tutta l’Africa orientale. Si parla di una Silicon Savannah, con capitale a Nairobi, in Kenya. Ha forti tratti tipici degli ecosistemi dell’innovazione, anche se gli aspetti contrastanti non mancano. Aree di povertà convivono con altre ad alto potenziale di crescita.

A che punto siamo

L’ecosistema tecnologico e startup africano è in generale ancora ai primi passi. Ci sono attori eccellenti come incubatori, acceleratori, spazi di coworking, fab lab, maker spaces. “Ma mancano le connessioni che consentono all’innovazione di diventare un processo sociale”, spiega Andrea Censoni, senior analyst Dpixel e co-fondatore del progetto. E aggiunge: “La ricerca Gsma 2019 mostra che dal 2018 il numero di hub tecnologici attivi in tutta l’Africa è cresciuto di oltre il 40%. Nel 2016 c’erano 314 hub nel continente, nel 2018 442 mentre oggi 618”. Anche gli investimenti in startup sono in aumento e sono arrivati nel 2018 a 1,2 miliardi di dollari.

I finanziamenti

Certo la situazione non può definirsi solida. L’Uganda – come in generale tutta l’Africa – vive un costante “incubo delle risorse”. Investitori e fondi venture capital sono ancora pochi. Spesso le startup sopravvivono grazie all’erogazione di piccoli grant da parte del governo o da ong, che supportano a fondo perduto. Nel 2018 la raccolta complessiva in Uganda è stata di 2 milioni di dollari. La resilienza di realtà nate dal nulla è un elemento fondamentale e spesso ravvisabile in questo panorama.

Il recente accordo dell’Afcfta (Mercato unico africano, ndr), che prevede l’azzeramento delle tariffe doganali sul 90% delle merci che attraversano i confini dei 27 stati firmatari, inclusi anche i servizi, porterà numerosi benefici alla scalabilità delle startup africane. Che potranno così entrare in maniera più veloce e facilitata in mercati con caratteristiche simili”, racconta Censoni. “Il lato negativo è rappresentato dallo scarso sviluppo di competenze, sia tra gli operatori finanziari, sia nel contesto manageriale e imprenditoriale”, chiosa.

Sturtup Uganda lezione (crediti: Sturtup Africa roadtrip)

L’Africa orientale presenta un sostrato attrattivo: età media bassa, buone università, un’avviata costruzione di infrastruttura tecnologica di base, interesse istituzionale sul tema della creazione di impresa e i già citati hub e investimenti in arrivo.

“Spesso l’innovazione proposta è sociale, punta a risolvere uno dei numerosi problemi strutturali che affligge il Paese. Come mobilità, salute, educazione, servizi al cittadino. Oppure è rurale, non legata alla realtà urbana, che in realtà rappresenta il territorio in cui vive il 90% della popolazione. Propone quindi un efficientamento dei business più tradizionali e legati all’agricoltura”, prosegue Censoni. La tecnologia arriva in soccorso nella risoluzione di problemi quotidiani.

Il progetto

“Come abbiamo riscontrato fin dalla prima edizione nel 2017, l’ostacolo più grande per le nuove imprese locali è la difficoltà di acquisizione delle competenze specifiche. Fattore che contribuisce a rendere i progetti poco attrattivi per capitali e investitori. Con Startup Africa Roadtrip vogliamo aiutare a colmare questo gap fornendo agli startupper gli strumenti per ridurre al minimo il rischio di fallimento”, dice Censoni.

Sono stati 116 i progetti che hanno applicato alla call, 22 startup selezionate per 55 persone partecipanti alle attività di formazione. “Ad agosto siamo partiti in 8, tutti under 35, per l’Uganda. Abbiamo tenuto una tech week alla Makerere University di Kampala. È stata il cuore del progetto tra momenti di networking con l’ecosistema startup locale, workshop tematici e lavoro individuale e mentoring con i 22 team selezionati”, dice Censoni. E aggiunge: “Si è poi conclusa con un demo-day finale organizzato alla residenza dell’ambasciata Italiana, che ha patrocinato tutto il progetto. Qui davanti a più di 120 ospiti locali, abbiamo presentato i migliori 11 progetti selezionati al termine della settimana di lavoro”. Dei 22 team selezionati, 6 si occupano di agribusiness e agritech, 3 di energia, 6 di healthcare, 3 di education, 3 di fintech e uno di mobilità.

I vincitori

Il primo premio è stato assegnato a HerHealth, progetto femminile. Tramite un dispositivo non invasivo di analisi delle urine, favorisce la diagnosi precoce e migliora la salute delle donne che vivono in aree rurali.

Al secondo posto si è piazzata Gorilla Conservation Coffee, startup sociale che produce e commercializza caffè equo e sostenibile contribuendo alla salvaguardia dell’habitat dei gorilla. Animale in via d’estinzione con gli ultimi esemplari rimasti proprio in Uganda.

Terzo posto per Zembo. Vuole rivoluzionare la mobilità su due ruote in Uganda, proponendo un proprio modello di moto elettriche. Kampala è tra le città più inquinate al mondo anche a causa dei 650mila boda boda (moto-taxi) presenti.

Swipe 2 Pay ha ricevuto una menzione speciale come miglior progetto Fintech. Offre soluzione di pagamento via web e mobile. L’obiettivo è democratizzare i pagamenti elettronici per le Pmi.

La parte finale di tutto il progetto prevede un evento che si terrà in Italia a fine anno, quando i vincitori verranno in viaggio per conoscere l’ecosistema tricolore tra hub, stakeholder e potenziali investitori. “Siamo alla ricerca di sponsor e partner per l’organizzazione”, conclude Censoni. Il progetto è sempre stato tutto auto-finanziato dagli organizzatori, che hanno impiegato ferie e risorse per portarlo avanti. L’edizione 2019, promossa dall’Associazione Tech Garage ha avuto i primi sponsor, tutti italiani.

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