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mercoledì, Mag 03

Startup, le prime biotech hanno preso casa nell’ex area Expo di Milano



Da Wired.it :

La prima cosa che colpisce quando si attraversa l’ex Decumano, la strada che taglia in due Mind, il distretto dell’innovazione sorto nell’area occupata nel 2015 dall’Esposizione universale di Milano, è il silenzio. In primis perché manca il traffico e ogni tanto passa un bus-taxi rigorosamente elettrico. In secondo luogo perché il distretto dell’innovazione di Milano è ancora in buona parte da costruire. È partito lo scorso anno il nuovo ospedale Galeazzi che si staglia imponente proprio all’inizio dell’area ma manca del tutto la parte universitaria che prevede il trasferimento della Statale.

Più avanzata è la realizzazione del terzo pilastro di Mind, quello dedicato alla ricerca. Quasi all’altezza del Cardo, la strada che si incrocia con il Decumano a metà sito, si trova la stecca, un complesso sviluppato in lunghezza tutto dedicato alla ricerca medica. C’è un gigante come AstraZeneca. E Bio4Dreams, le cui credenziali sono così illustrate dalla sua fondatrice Elisabetta Borello: “Siamo un incubatore certificato di startup innovative in fase early stage, a capitale interamente privato e verticalizzato nelle Scienze della Vita. A novembre 2019 abbiamo ricevuto il riconoscimento di Pioneer del progetto Mind e da gennaio 2023 abbiamo aperto qui il nostro nuovo headquarter”.

Laboratori condivisi dalle startup

La struttura, articolata su tre piani, ospita laboratori per lo studio della biochimica, biologia molecolare, dotati di strumenti come stampanti 3D e tecnologie avanzate. In tutto fanno 1.500 metri quadrati che diventeranno 3mila in base a un piano di espansione già definito. I laboratori ospitano ogni giorno oltre 60 persone tra gli staff di startup, pmi e partner industriali e istituzionali. Uno degli aspetti distintivi di Bio4Dreams è che mette a disposizione gli strumenti per progetti comuni in cui sono impegnate diverse imprese che possono così apportare le proprie competenze.

Un altro aspetto particolare è di carattere societario. “Siamo un incubatore che fornisce servizi alle startup, la gestione diretta dei macchinari e la competenza in quanto ci assicuriamo il 25% di ogni impresa e la sua guida che lasciamo quando vediamo che ha raggiunto una crescita sul mercato che consente di andare avanti da sola – spiega Borello -. Abbiamo 11 sedi nazionali e 5 hub di riferimento internazionali, una presenza così capillare sul territorio è per noi un fattore essenziale per poter lavorare direttamente con ricercatori e imprenditori locali e definire con loro i percorsi di sviluppo e di crescita più adatti per le loro iniziative”.

Questo approccio fin dalle fasi early stage dei progetti può prevedere investimenti diretti di Bio4Dreams nella compagine societaria a patto di superare una dura selezione. Da inizio 2018 sono stati analizzati oltre 1.400 progetti imprenditoriali, spesso startup, ma solo per 38 sono partiti percorsi di incubazione e per 12 la partecipazione societaria.

Startup a bordo

Sono 17 le startup italiane sostenute dal programma e da alcune università. Tra queste c’è ChemiCare, che sviluppa farmaci per patologie legate al calcio: in particolare si occupa dello sviluppo di nuove molecole per combattere malattie, anche rare, come la pancreatite acuta, la miopatia da aggregati tubolari, la sindrome piastrinica di York e di Stormorken, legate ad alterazioni dei livelli di calcio. Grazie al lavoro di gruppo, il gruppo di ricercatori ha scoperto composti con proprietà uniche e con potenzialità da un punto di vista traslazionale che sono stati brevettati.

BrainDTech è una startup che si è concentrata sullo studio delle microvescicole della microbilia che consentono di dare indicazioni su patologie microdebilitative e, quindi, in grado di valutare una terapia. Attualmente la diagnosi di malattie neurologiche e neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson viene effettuata osservando i sintomi clinici. Il problema è che i sintomi si manifestano quando queste malattie sono già avanzate: BrainDTech sta perciò sviluppando un device per la diagnosi precoce di malattie neurodegenerative basato sull’analisi di nuovi biomarcatori presenti nelle microvescicole rilasciate dalle cellule del sistema nervoso.



[Fonte Wired.it]