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mercoledì, Dic 23

Startup, un programma per trasformare la ricerca in prodotti



Da Wired.it :

Ecco come Politecnico di Milano, PoliHub e Deloitte provano a mettere le ali all’innovazione che nasce nelle aule universitarie

Startup (Getty Images)
Startup (Getty Images)

Seicento innovatori coinvolti, centottanta i progetti presentati, solo venticinque quelli selezionati. Si è conclusa con un incremento della partecipazione del 20% la dodicesima edizione di Switch2Product, la call del Politecnico di Milano realizzata in collaborazione con PoliHub (l’innovation park & startup accelerator dell’università meneghina) e Deloitte.

La competizione, partita a giugno, coinvolge ogni anno docenti, ricercatori e alumni dell’ateneo di piazza Leonardo da Vinci,  ma è allargata agli attori dell’ecosistema. Un milione di euro il montepremi.

Complesso il lavoro dei giurati, dato il potenziale tecnologico delle future imprese. Ai vincitori delle varie categorie (prevista anche una sezione dedicata al Covid 19), premi in denaro e la possibilità di accedere a percorsi personalizzati di mentorship e accompagnamento assieme ai partner dell’iniziativa. Nomi di rilievo, nell’ambiente delle startup e non solo. Ci sono Mip (la Business School del Politecnico), B4i (Bocconi for innovation), Joule (la scuola di Eni per l’impresa), Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore, la Camera di Commercio di Milano Monza Brianza e Lodi, e Bugnion, studio specializzato in tutela della proprietà intellettuale.

Innovative, flessibili e capaci di rispondere al cambiamento, le startup si dimostrano, in questo periodo di crisi e di tensione, una risorsa per il sistema delle imprese” ha commentato Ferruccio Resta, rettore del Politecnico, a chiusura dei lavori. I progetti presentati “testimoniano la capacità di reazione e la voglia di proporre nuove idee” ha proseguito: “Stimoli di cui Milano e la Lombardia hanno bisogno per una ripresa che non sia ripensare il pre-Covid, ma disegnare un mondo nuovo che parte dalla conoscenza e dalla ricerca”.

Cosa distingue una startup vincente

Abbiamo ricevuto 180 proposte in un anno non semplice, e tutte profondamente tecnologiche. Non c’è solo il software: qui parliamo di materiali, di fotonica, di hardware, insomma” sottolinea con una punta di orgoglio Andrea Sianesi, presidente di PoliHub.

Del resto – riprende il manager – si tratta di un ragionamento lineare: chi fa deep tech ha bisogno di laboratori per validare i dati da presentare agli investitori, e queste strutture si trovano nei grandi atenei come il Politecnico. Le università, d’altra parte, stanno creando sempre più sinergie con le imprese, alcune delle quali sono presenti in maniera continuativa nelle aule”.

Il trasferimento tecnologico è ancora un tabù tra gli accademici? “Il mondo è cambiato. Se prima si frequentava un corso executive per migliorare il proprio status all’interno dell’azienda, oggi gli iscritti vogliono acquisire competenze da spendere immediatamente per portare la propria impresa al successo. Si tratta di un esempio, ma direi che è la spia di un fenomeno più ampio. Dall’altra parte, c’è una categoria di innovatori che fa ricerca per il puro piacere della scoperta, e non ha nelle proprie corde lo spirito imprenditoriale”.

Queste persone, sostiene Sianesi, vanno accompagnate in maniera diversa: “Insistendo meno sugli aspetti amministrativi e gestionali, e più, invece, su quelli di proprietà intellettuale, che permettano di valorizzare le loro scoperte”. Per questo motivo, la prossima edizione di Switch2Product prevederà sin dall’inizio un doppio binario. Per la cronaca, l’ateneo, attualmente, conta circa duemila brevetti in portafogli.

Il futuro è nella collaborazione

Dicembre, tempo di bilanci.  Che anno è stato? Secondo Andrea Poggi, Senior Partner e North/South Europe Innovation Leader per Deloitte, “il 2020 ci ha resi ancora più consapevoli del ruolo dell’innovazione”, col risultato che nell’arena digitale sono state reclutate categorie prima del tutto assenti. “Un nostro studio recente mostra che il 59% dei pensionati ha utilizzato per la prima volta il digitale durante la pandemia. E molti hanno trovato che non è poi così difficile”, spiega.

Ma c’è un altro aspetto, centrale, in questi dodici mesi frastagliati dalla pandemia. “Le imprese hanno capito che i grandi programmi di investimento hanno tempi di reazione troppo lunghi per le sfide dell’oggi. Per inseguire il cambiamento, la strada migliore è portare all’interno soluzioni che, però, sono nate fuori dal perimentro aziendale”, aggiunge.

Un cambiamento che si riflette sulle startup: il modello del team che parte lancia in resta, solo contro tutti, è al tramonto? “Le neoimprese hanno compreso che il percorso tradizionale è più lungo – ritiene Poggi –  Probabilmente, accordarsi con le grandi società che accelerano il processo è una via migliore e rapida per crescere. Un punto fondamentale, e ce l’ha insegnato il Covid. E Diventa sempre più importante la flessibilità del team: la sua capacità potenziale di adattarsi alla richiesta del mercato è stata uno degli aspetti principali della nostra valutazione. Oggi nessuno ce la fa da solo, senza un percorso di incubazione”.

Cosa aspettarci nei prossimi due anni? “Collaborazione. I settori che vanno forte sono digitale, ecommerce, biotecnologie e tutto quanto è legato alla sostenibilità. Si creeranno nuove opportunità per un numero ampio di attori – dice -. Nuove forme contrattuali daranno lavoro al settore legale, ci sarà spazio per chi si occupa di comunicazione, perché passione e competenza tecnica non bastano. E poi ci sarà chi, come noi, aiuterà le imprese a trovare la strategia migliore per il go-to-market, sfruttando il network costituito dai clienti e l’esperienza che deriva da una presenza consolidate nel settore”.

Se per i vincitori 2020 (ecco l’elenco) si apre un percorso lungo e potenzialmente ricco di soddisfazioni, l’appuntamento 2021 con Switch2Product è fissato per giugno. Meglio segnarselo in agenda: dalle edizioni passate sono uscite imprese di successo come Empatica (2010), Goliath (2015), Phononic Vibes (2017), Phothon Path (2018).

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[Fonte Wired.it]