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martedì, Set 01

Sto pensando di finirla qui è il film di Netflix che vi aprirà la testa



Da Wired.it :

Da Charlie Kaufman, lo sceneggiatore di Essere John Malkovich e Se mi lasci… ti cancello, ecco un’odissea nelle vite mai vissute

C’è qualcosa che unisce tutte le sceneggiature più famose e di successo di Charlie Kaufman, come Il ladro di orchidee, Se mi lasci… ti cancello, Essere John Malkovich e poi Anomalisa (che non è altrettanto famoso, ma lo stesso clamoroso). Nonostante i grandi giri, le invenzioni deliranti e il continuo diramarsi delle trame, il nocciolo sentimentale rimane sempre un desiderio pazzesco di indagare quel che non è stato ma poteva essere nelle vite dei protagonisti. Gli incontri casuali che potrebbero portare a chissà quali sviluppi, le vite che ognuno potrebbe vivere, le identità che potrebbe avere, i gemelli che non si hanno fino ai mutamenti così desiderati e così irraggiungibili. Lo stesso accade anche in Sto pensando di finirla qui, disponibile dal 4 settembre, sotto tutto il consueto strato di sorprese, stranezze e scomodi sviluppi. L’idea attorno alla quale si sviluppa il film riguarda due vite che vanno in parallelo, che però in Kaufman come sempre prende dimensioni da sogno, nella strana forma di fantascienza che caratterizza i suoi film. Più criptico e astratto del suo solito, stavolta Kaufman parte semplice e finisce delirante. Parte con una coppia in macchina, in viaggio per far conoscere a lei i genitori di lui, e subito scopriamo che la donna sta invece pensando di chiudere la storia.

Sentiamo i loro dialoghi, li sentiamo parlare del più e del meno e Jesse Plemons (l’attore che interpreta il fidanzato, qui con una prestazione pazzesca) sembra un po’ sciocco ma in fondo premuroso. Invece lei (Jessie Buckley, vista in Chernobyl e qui in un delirio di bravura) è più dinamica, piena di desiderio e paura. Arrivati a destinazione tutto si fa strano, inquietante e quasi minaccioso: la realtà lentamente si piega e quel che lei pensa di vedere cambia di continuo.

Viaggiamo avanti e indietro nel tempo, nei panni di lei tra i ricordi di lui, ma il meccanismo è diverso da quello di Se mi lasci… ti cancello, in cui Jim Carrey nasconde disperatamente Kate Winslet nei suoi ricordi che scompaiono. In questo caso si tratta di un persona che non capisce dove si trova e, in un groviglio di momenti diversi, viaggia verso strane consapevolezze, pulsioni e paure. Inutile cercare di decifrare i simbolismi diretti, non ogni elemento significa qualcosa di specifico. Come in David Lynch sono visioni ed l’importante è il mood generale che sono capaci di creare.

Si può dire molto di questo film senza dire niente, perché il suo cuore non è mai negli eventi, ma in quelle sensazioni che Kaufman sa evocare tramite situazioni limite, momenti agghiaccianti e rivelazioni che, pur non esplicitate, sono evidentemente implicate. Chi è il bidello che la protagonista incontra nel suo viaggio nella vita del fidanzato? Che rapporto ha con i due? Il tutto è la rappresentazione dello scontro tra una vita vissuta e una solo desiderata? La vera novità è che non c’è una risposta chiara. Questo potrà mandare in bestia gli amanti delle trame che tornano e dei film con una risposta chiara, ma esaltare chi desidera invece essere colpito nel profondo da qualcosa che va capito, elaborato, masticato e ripensato nei giorni successivi.

Di certo non si può dire che stavolta Netflix proponga un film un tanto al chilo come spesso capita. Sto pensando di finirla qui è un film di fattura eccezionale, di precisione mostruosa (montare una storia così, mantenendo ritmo e chiarezza è da maestri), di ambizioni elevatissime e interpretazioni sopraffine (si noti Jesse Plemons, quanto riesce a comunicare muovendosi pochissimo). È soprattutto un’operazione ardita che oggi nessuno studio di produzione potrebbe permettersi il rischio di produrre e che invece Netflix ha finanziato con consueta magnanimità. Ricordiamocelo, quando parliamo del fatto che lo streaming uccide le sale, ricordiamoci di quelle volte in cui lo streaming invece ha salvato i film che le sale non avrebbero mai voluto.

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[Fonte Wired.it]