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giovedì, Ago 01

Strani mondi di Urania, la nuova fantascienza italiana


La collana da edicola della Mondadori pubblica un’antologia: quindici racconti firmati da autori italiani. Diversi per tematiche e stile, accomunati da un unico intento (raggiunto): la nostra fantascienza vale tanto quanto quella degli altri paesi

L’antologia Strani mondi di Urania è senz’altro un evento da salutare con piacere per gli appassionati di fantascienza. Si tratta di quindici racconti firmati da autori italiani, vari per tematiche e ambientazioni. Il curatore è Franco Forte che svolge lo stesso ruolo per le altre collane da edicola della Mondadori (Il Giallo Mondadori, Segretissimo, Urania) ed è lui stesso autore di romanzi storici come Carthago, Roma in fiamme e Romolo, il primo re. Urania, con il suo concorso letterario e le sue pubblicazioni, ha avuto il merito, negli anni, non solo di far conoscere i grandi classici della scifi internazionale in ma anche autori nostrani di pregio, uno fra tutti Valerio Evangelisti.

È un’impresa non da poco dato che, a ogni convegno sulla fantascienza italiana, la domanda che ricorre è come mai questo genere abbia così pochi lettori. La risposte sono tante, dal vizio di chiudersi in un cenacolo degli autori allo scarso coraggio degli editori. A volte siamo stati noi stessi a tirarci la zappa sui piedi, alimentando un pregiudizio sintetizzato dalla celebre frase di Fruttero e Lucentini; “Un disco volante non può atterrare a Lucca“. Oggi con la globalizzazione  un disco volante può atterrare un po’ ovunque, a Lucca come a Lagos, in Nigeria, per non parlare della Cina, giudicata da molti la patria di una “nuova fantascienza”.

Tornando all’Italia e all’antologia di Urania. Molti autori dei racconti sono noti al fandom e garantiscono qualità: Dario Tonani, Lukha B. Kremo, Maico Morellini, Emanuela Valentini. Altri suonano nuovi, almeno al sottoscritto. Uno dei tratti più distintivi è l’ambientazione. Nella maggior parte dei racconti c’è lo sforzo notevole di calare il lettore in uno scenario futuristico convincente fornendo descrizioni dettagliate della tecnologia che lo caratterizza. In alcuni casi questo sforzo rallenta la lettura e penalizza il piacere di immedesimarsi in una trama ben delineata. In altri, ambientazione e storia raggiungono il giusto equilibrio, come in Come concime, ambientato in una città fatta di alberi dove l’inanimato ha acquisito una sua sensibilità, la tecnologia si è fatta organica e l’essere umano si è stravolto con le modifiche genetiche. Qui l’ambientazione non si è fermata all’intento descrittivo ma ha saputo creare un’atmosfera in grado di immergere il lettore in una storia che per la cifra fantastica mi ha ricordato China Miéville.

Un altro racconto dal ritmo incalzante è L’automa dell’imperatore. Non siamo nel futuro ma nel 1453, alla corte di Maometto che progetta la conquista di Costantinopoli con l’utilizzo di un mostro-cannone progettato dagli ingegneri del Catai. Il filosofo Gemisto Pletone però, gli dice che affinché la sua vittoria sia definitiva e si allarghi a tutta l’Europa, egli dovrà costruire un ghoul, un demone tipico del folclore arabo che poi si rivelerà essere una sorta di oracolo-intelligenza artificiale. Il racconto è portato avanti da una scrittura fluida, rapida che non è ostaggio dell’”ossessione tecnologica”. Prende in causa eventi storici e li rivista sotto una nuova luce. Come quella di Ted Chiang, è una fantascienza che non proclama a forza di esserlo e cerca altre prospettive sulla realtà.

Fatum
narra di un futuro lontano dove la Terra ha esiliato gli esseri umani in una stazione orbitante e la clonazione li ha ridotti a una esigua popolazione di soli maschi e dai ricordi selezionati il cui compito è inviare a intervalli precisi delle capsule per avere un feedback da parte del pianeta madre che autorizzi il rientro. Siamo in uno scenario tradizionale e a cui ci ha abituato tanto cinema: un’umanità che è la caricatura di se stessa, vittima della prigione claustrofobica di una stazione spaziale da cui non può fuggire e che sogna di ritornare alla Terra, ma è uno scenario ben descritto e in poche pagine l’autore riesce a darci conto di un futuro dove nichilismo e tecnologia sono ben combinati.

Nel complesso, l’antologia, disponibile in questi giorni nelle edicole o negli store in formato digitale, spazza il pregiudizio che la fantascienza non sia pane per autori italiani con quindici racconti maturi dal punto di vista stilistico e tematico. Sì, un disco volante è atterrato a Lucca, ma forse lo aveva già fatto e le storie che leggiamo oggi ci raccontano che a Lucca e in tutt’ ogni cosa è possibile.

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