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venerdì, Dic 11

Sugli spostamenti fra comuni il governo perde un altro pezzo di credibilità



Da Wired.it :

Alla fine probabilmente il divieto salterà, moltiplicando i pericoli e le occasioni di contagio. Eppure un esecutivo affidabile dovrebbe tenere duro e sottrarre gli italiani alla trappola del “sacro Natale in famiglia”

Giuseppe Conte governo coronavirus
(foto: Alessandra Benedetti – Corbis/Getty Images)

Ieri Davide Faraone, presidente del gruppo di Italia Viva al Senato, ha detto che “questa apertura sarebbe dovuta [sic] esserci prima per risparmiare una preoccupazione in più a tutte le famiglie italiane nei giorni di Natale. Adesso speriamo che al più presto questa riflessione venga tradotta in un provvedimento concreto”. Di cosa parlava? Di quella che in un paese che ancora registra oltre 800 morti al giorno da Covid-19 e dovrebbe prepararsi a una mastodontica campagna vaccinale appare inspiegabilmente come l’assoluta priorità: la mobilità fra i comuni il giorno di Natale, di Santo Stefano e il primo dell’anno. Eppure la preoccupazione, le famiglie italiane, dovrebbero averla proprio per in virtù di questo ennesimo cedimento che in piena seconda ondata apre a inutili raduni, incontri superflui, cenoni pericolosi e fuori luogo.

Tanto se ne è parlato, e tanto hanno insistito le opposizioni per cui “il diritto al Natale in famiglia è sacro” anche a costo di innescare una slavina di focolai, che alla fine il governo sembra intenzionato a fare marcia indietro. In un nuovo atto dell’ormai usuale balletto dei decreti che ci racconta come no, non ce la facciamo proprio a muoverci con coerenza e serietà. Il divieto di spostamento tra i comuni infatti alla fine probabilmente salterà, nonostante l’opposizione del ministro della Salute Roberto Speranza e la responsabilità del parlamento, almeno così di capisce dalle parole di Conte. Se ne parlerà lunedì prossimo, per calendarizzare al 16 dicembre (o schivare prima, con una modifica ad hoc) una mozione del centrodestra che prevede appunto l’eliminazione di quel vincolo dal decreto-legge approvato appena lo scorso 2 dicembre, poco più di una settimana fa, il n. 158. Si tratta del provvedimento che ha appunto introdotto modifiche urgenti sugli spostamenti e fornito la cornice al seguente Dpcm contenente misure di maggior dettaglio.

Se dà sempre molto da pensare il fatto che siano i governatori di regioni particolarmente colpite, come Lombardia, Piemonte e Liguria, a spingere per la libera circolazione in quei giorni più pericolosi degli altri, lascia oggettivamente basiti il suicidio a tappe della credibilità dell’esecutivo. Che in questo modo recapita agli italiani un messaggio di estrema gravità senza riuscire, fosse anche per un paio di settimane, a tenere testa al solito caos sollevato dagli amministratori locali e dall’opposizione. In fondo il decreto ha già le maglie estremamente larghe, visto che si può sempre e giustamente fare ritorno alla residenza o al domicilio per cui molti si limiteranno semplicemente a recarsi nelle case di famiglia o stare dai parenti dalla sera del 24, e tanti saluti. E che ovviamente già esiste una lunga serie di deroghe, dalle persone non autosufficienti ai partner. Che senso avrebbe mollare ancora su scala provinciale?

L’obiezione è nota e comprensibile. Se può senz’altro sembrare grottesco impedire a una persona di passare il confine di un piccolo comune di provincia, dovremmo però ricordarci che il punto in questione non è la distanza, ma la dinamica. È ovvio che da grandi città come Roma, Milano, Torino o Napoli il flusso in ingresso e uscita è enorme rispetto a un isolato territorio di campagna. Ed è anche vero che certi quartieri di queste grandi città distano fra loro più di quanto una frazione disti da un comune limitrofo. Eppure tutti questi discorsi dovremmo metterli da parte una volta per tutte. Perché il senso di quei divieti è che in quei giorni si deve stare a casa o limitarsi a incontri ristrettissimi. Che si abiti a Milano o alla Scurcola marsicana, un pranzo familiare allargato costituisce comunque un pericolo. Questo dovrebbe essere il messaggio per quei tre giorni (e a dire il vero per tutti gli altri), a prescindere che si abiti in una frazione di 50 anime o in una metropoli da tre milioni di abitanti.

Se proprio si voleva concedere una deroga, per esempio ai piccolissimi comuni, bisognava pensarci prima. Rimettere continuamente mano ai provvedimenti che dovrebbero fissare i principi degli atteggiamenti da seguire fa male a tutti ma soprattutto indebolisce la sempre più scarsa disciplina che gli italiani stanno dimostrando, esausti da mesi di restrizioni. E soprattutto dà l’impressione − anzi, la certezza − che nulla sia mai deciso in modo chiaro e definitivo.

Un esecutivo affidabile dovrebbe tenere duro e sottrarre gli  italiani alla tentazione di cadere nella trappola del sacro Natale in famiglia.

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[Fonte Wired.it]